Il debito pubblico è davvero un problema? (si può ripagare?)

Pensate avere un amico che vi dice una roba del genere. Ah, diavolo, ho 2 milioni di euro di debiti tributari. Se per caso fallisco, mi porteranno via anche l’anima. Certo che sto benissimo. Ecco, questa qui è esattamente l’Italia, un paese che ha migliaia di miliardi di euro di debito pubblico, eppure va avanti come se nulla fosse. Così come gli Stati Uniti, la più grande economia del mondo con un debito che ha superato i 36.000 miliardi di dollari o la Germania, la stereotipata guardiana dei conti che eppure in piena crisi economica si è detta di spendere 500 miliardi a debito per rilanciare l’economia e l’esercito. Ma allora com’è questa cosa? Questo debito pubblico è veramente un problema perché a volte sembra la somma delle disgrazie, a volte sembra un battutone. Insomma, questo debito conta, lo dobbiamo ripagare, lo possiamo ripagare. Vediamo un po’ la cosa. Sigla. Quando si parla di debito, gli italiani si dividono in due. Da una parte ci sono gli apocalittici che vedono esattamente nel debito la somma di tutti quanti i mali, l’origine di ogni male, dalla situazione economica stagnante fino alle limitate piantagioni di pistacchio di bronte. E poi ci sono gli ottimisti che fanno spallucce e indebitiamoci pure, tanto basta che sia sostenibile. Però, come sa chiunque di voi si interessi un minimo a queste cose, c’è una differenza fondamentale tra ripagare questo debito e renderlo sostenibile. Ed è la differenza che fa la storia. Infatti ripagare il debito pubblico è un obiettivo mitologico, è bello da raccontare, ma ormai è una chimera. Renderlo sostenibile invece non soltanto è una strategia completa, concreta, ma è necessaria per un paese non solo per campare, ma per prosperare. Quindi allora, perché le più grandi economie del mondo sono indebitate fino al collo? Perché non annegano? Lo ripagheranno mai questo debito? Per comodità partiamo da noi italiani. Ecco la Cara Italia con il suo sano debito da quasi 3.000 miliardi che navica sul 136% del PIL. Meraviglioso. Ma guardate qui, questo grafico rappresenta il debito globale. Stiamo parlando di 324 trilioni di dollari nel primo trimestre del 2025 e qui c’ho dentro di tutto: famiglie, aziende non finanziarie, banche, assicurazioni e ovviamente anche i governi. E indovinate un po’? Il debito pubblico, quindi quello degli Stati, rappresenta solo circa 100 trilioni di dollari, cioè meno di un terzo del totale. Insomma, la maggior parte del debito al mondo riguarda i privati, non tanto gli Stati. Mutui, finanziamenti, prestiti aziendali. Questo per darci un’idea di come il mondo stesso di per sé richiede un sacco di soldi e che di certo in realtà i più irresponsabili non sono i paesi di per sé. Ma restiamo sul debito pubblico, perché che McDonald’s fallisca non ce ne può fregare tanto. Ma se per caso invece il nostro paese fallisce, lì ce ne frega e anche tanto banale, ma diciamocelo. Il patto sociale è proprio questo. Noi cittadini diamo i dindini ai signori vampiri dell’IRPEF e dell’INPS e ci si aspetta che il governo usi suddetti dindini, cioè le imposte per dire per finanziare tutti i servizi essenziali, dalle pensioni alle strade, dall’esercito agli ospedali. Per questo, se il debito non è sostenibile e lo Stato fallisce, sono guai grossi, sono guai giganteschi. E al giorno d’oggi non esiste paese degno di chiamarsi paese che non campi chiedendo soldi in prestito. Infatti tutto quanto il mondo è indebitato. Guardiamo il debito pubblico globale. Secondo un recente paper del Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico globale potrebbe arrivare a valere oltre il 95% del prodotto interno lordo globale. Questa tenenza al rialzo è destinata a continuare con un debito pubblico che si avvicinerà al 100% del PIL entro la fine del decennio. Wow, che vuol dire? Allora, facciamo che tutta l’economia globale, Stati Uniti, Corea, India, noi, l’Europa, l’Italia, bla bla bla, sia un’unica piantagione, una piantagione di pistacchi e che il valore di tutta la piantagione siano 100 pistacchi. Tutto quanto il suo valore, ciò che vende, ciò che importa, ciò che produce, 100 pistacchi. Non una gran piantagione. Ecco, secondo il Fondo Monetario Internazionale, questa piantagione che fa 100 pistacchi ha già un debito di 95 pistacchi. Quindi, praticamente, ogni volta che fanno un pistacchio è come se dovessero darne subito uno, appunto, a un creditore perché c’hanno questo bel debito. E la cosa allegra è che con estrema probabilità la tendenza è destinata ad aumentare raggiungendo il 100% dei pistacchi, o meglio il 100% del PIL. Capite bene che presto tutto quanto quello che produciamo servirà per pagare il debito. È come se fossimo all’interno di un muto sulla vita inestinguibile, sempre più costoso. E non è che non potremmo più andare in vacanza, proprio non potremmo pagare le bollette, non potremmo più comprarci le verdure, i pistacchi. Però state tranquilli perché nessuno vuole estinguere il debito e tutti vogliono andare in vacanza. Pistacchi o non pistacchi? Wow! Un secondo, come di siamo riusciti ad arrivare al 95% dei pistacchi del PIL? Come è potuto succedere? Per farla breve, questi più di 100 trilioni di dollari, ossia la bellezza di 100.000 miliardi di dollari di debito globale arrivano, secondo l’Oxe, da un mix perfetto, ossia anni di tassi bassissimi, seguiti da anni di spese per pandemie, guerre, crisi energetiche, seguiti da anni di oh no, l’inflazione con le banche centrali che hanno alzato i tassi come se non ci fosse un domani. Non ho capito un cazzo. Perfetto, non c’è problema, mi spiego peggio. Oggi i tassi di interesse sono altini, tipo il 2,40%. Questo vuol dire che chiedere soldi in prestito per comprarsi la casa, per un’azienda, una fabbrica, è molto costoso. Ma fino a qualche tempo fa no, era tutta una festa. Fino a pochi anni fa la gente, ma soprattutto i governi, potevano prendere a debito molti più soldi. E perché? Ci basta guardare questo grafico e vediamo che le banche centrali delle economie più floride al mondo piazzavano tassi di interesse praticamente vicini allo zero. Per farla breve, questi erano soldi gratis. Se i tassi sono praticamente allo zero, per gli Stati chiedere soldi in prestito è come chiederli a un amico. A un amico gli interessi sono a zero. Tu gli chiedi €100 e poi glieli dai €100. Non è che gli rid dai €104 per gli interessi. Non solo, in alcuni casi, come in Germania, c’erano situazioni di tassi negativi. Questo vuol dire che tu chiedevi €100 e poi dovevi ridare €95. E come diavolo è possibile? Per gli incentivi, in anni di inflazione praticamente assente si cercava di incentivare la gente a non tenere i soldi parcheggiati in liquidità. diceva, “Spendete gente, spendete, per Dio”. Un documento del 2022 della Bundesbank tedesca indicava infatti che fino a circa il 50% dei depositi delle imprese tedesche remunerasse interessi negativi. Un numero più alto rispetto alla media europea, sì, ma anche il Giappone, la cui banca centrale ha invece mantenuto tasse di interesse negativi per 8 anni fino a marzo del 2024, quando hanno annunciato la fine di questa politica. Lo possiamo vedere nel grafico. Questo è esattamente il modo in cui i nostri paesi si sono indebitati fino al collo. Questo è il motivo per cui l’Italia adesso questi sani 3.000 miliardi di euro sul groppone e va avanti lo stesso. E continuiamo a parlare di minchiate. Ma ovviamente la festa non può durare per sempre e infatti eccola lì la nostra cara amica l’inflazione, il fenomeno per cui le cose costano di più e quindi il denaro ha sempre meno valore grazie al contributo fondamentale di una geopolitica frizzantina tra pandemie asiatiche, dittature che vadano posti e un po’ di sana pulizia etnica nel Mediterraneo. E che cosa accade? Accade che i prezzi di ogni cosa si alzano e il potere reale del denaro crolla. E allora? E allora le banche centrali spaventate hanno iniziato a rialzare i tassi di interesse per tenere a bada il rialzo dei prezzi a partire dal 2022. Ed è qui che c’è l’intoppo perché i nostri governi per rifinanziare questo debito gigantesco, dovendo chiedere altri soldi in prestito, hanno dovuto pagare interessi nettamente più alti. E dopo anni di mutuo a tasso zero con un debito enorme accumulato, molti governi si sono ritrovati a pagare rate sempre più salate. Secondo l’Oxe questa situazione ha portato il debito pubblico globale a superare i 100 trilioni di dollari, come dicevamo, con i costi per gli interessi che continuano a salire. Ah, già. Poi c’è un piccolo dettaglio. Il debito pubblico scade. Scade nel senso che bisogna pagarlo a un certo punto, come tutti quanti i debiti, o meglio, qua più che altro bisogna rifinanziarlo. E in metà dei paesi Oxe scadrà nel 2027, il che significa che molti governi dovranno rifinanziare il loro debito a tassi più alti, aumentando ulteriormente la spesa per gli interessi. Quindi facciamola super semplice. I tassi di interesse basso hanno incoraggiato i governi, tra quel nostro, a prendere un sacco di soldi in prestito. Ma poi i casini mondiali e quindi l’inflazione hanno costretto le banche ad alzare i tassi di interesse. E visto che i tassi sono più alti di prima e visto che per rifinanziare questo gigantesco debito bisogna prendere soldi in prestito, prendere soldi in prestito adesso è nettamente più costoso ed è tutto peggio. Bel casino. Il mondo ha collettivamente più di 100.000 miliardi di debito pubblico e l’aumento dei tassi di interesse è diventato orrendamente più costoso. Giusto per darci un’idea dell’urgenza della cosa, lo scorso febbraio ad Avos il vicecapo del Fondo Monetario Internazionale Gitta Gopinat ha detto: “Abbiamo bisogno di una svolta assoluta, questa non è la solita questione”. E poi è peggio di quanto si pensi. Le istituzioni incaricate di fare previsioni non hanno tenuto conto di eventi traumatici come crisi finanziarie o pandemie. Quindi tra una manciata di anni il livello effettivo del debito potrebbe essere superiore di 10 punti percentuali rispetto alle proiezioni. Per farla breve un eccessivo ottimismo. I grandi signori, grandi espertoni, i grandi principi della conoscenza non sono riusciti a prevedere che nel mondo le cose sarebbero continuate ad accadere. guerre, pandemie, casini, invasioni, stermini, tutta quanta roba che avrebbe potuto scatenare l’inflazione, quindi causare l’innanziamento dei prezzi e quindi trasformare questa cosa il debito in un casino pazzesco. Quindi la signora non ha torto. Del resto gli espertoni dovrebbero vedercela lunga, che a me questa roba fa, tra l’altro ridere. La nostra generazione, per esempio, è una generazione che pensa tantissimo alla conviene. Ora dobbiamo chiederci per un istante in questo mondo indebitato e pezzotto quali debiti pesano di più. Come si vede dal grafico e come intuibile da soli Stati Uniti e Cina emettono quasi la metà del debito pubblico totale. A seguire Giappone, India e i paesi europei, tra cui ovviamente noi italiani. E dobbiamo notare che la questione del debito globale è una questione più grande di noi che rischia davvero di impattarci molto male, perché certo, se per caso il nostro debito italiano non è sostenibile, allora è un tema. Cosa fa questo governo? ma dove taglia, cosa mette, cosa non fa, come si dispera. Però quando parliamo invece del debito americano, quello cinese, il debito globale, dobbiamo stare molto attenti per una serie di motivi. Per esempio, l’aumento del debito pubblico globale potrebbe spingere a rialzo i tassi di interesse internazionali, rendendo quindi più costoso per l’Italia rifinanziare anche il proprio debito. Nel 2025, per dire, il tesoro italiano deve rinnovare circa 350 miliardi di euro di titoli e ok. Ma se i mercati globali sono spaventati per una crisi del debito, dei dazzi, una guerra, allora l’Italia per fare in modo che il mondo gli compri i titoli e quindi gli rifinanzi il debito, deve mettere dei tassi più alti, insomma deve promettere dei premi più alti. E se dobbiamo promettere premi sempre più alti, allora abbiamo una spesa sempre più alta e quindi abbiamo meno soldi per, non lo so, il ponte di Messina. Poi sempre paesi in crisi o altri eventi geopolitici causano turbolenza nel sistema finanziario globale rischiando di colpire anche l’Italia. Quindi o investono da noi a costo nostro di premi più alti oppure semplicemente non investono da noi. Ah, certo. Poi come dimenticare la base della nostra economia, l’export. Come ci siamo raccontati ormai un miliardo di volte su questo canale, il nostro paese è un vincitore della globalizzazione esportando un sacco di prodotti, tanto le cacciottine del Valb Brembano stronzo quanto gli starestroyer di fin cantieri con i cannoni a energia diretta. Le esportazioni, esattamente come gli Star Destroyer, sono la base della nostra economia e il debito globale influenza la crescita e la domanda dei nostri principali clienti. Se questi clienti sono costretti a politiche restrittive per gestire il debito, potrebbero ridurre le importazioni dall’Italia. ci comprano meno roba e noi prendiamo meno soldi. Per dire, un’analisi della LUIS l’anno scorso mostrava come un aumento di 100 punti base dei tassi di interesse in Germania poteva ridurre i consumi dello 0,5% dopo un anno con effetti significativi sulla crescita. E questo si traduce nella Germania che nostro partner fondamentale per gestire il debito finisce per comprare meno roba da noi e questo no buono Anakin. Ok, stupendo. Ma allora in un mondo che è sempre più indebitato, come pensano di fare gli Stati per pagare questo debito? Ed è questa la parte [ __ ] non lo fanno, o almeno non come lo penseremo noi pezzenti. Allora, di solito i paesi pagano il debito in due modi. Il primo è usare un avanzo delle casse pubbliche, ossia lo Stato guadagna più di quanto spende e si può utilizzare questo avanzo per pagare un po’ di debito. Questo tipicamente si fa con entrate ordinarie, quindi tipo le imposte o straordinarie, tipo la vendita dei beni dello Stato. Ma siccome la gente di solito se ne accorge quando gli aumenti le imposte, allora che cosa fai? Un altro grande classicone, tagli nel pubblico, scuole, ospedali, tanto comunque la narrazione generale è che fa tutto schifo, è tutto una merda, quindi tiri un paio di colpi in più, chi vuole che se ne accorga. Sì, certo, i diretti interessati, ma se la gestisci bene forse non possono lamentarsi più di tanto. L’altro grande sistema invece è rollare e no, non l’erba spinella, ma rollare i titoli di Stato. Ossia quando sta per scadere il grande debito, gli Stati emettono nuovi titoli di Stato che appunto sono dei contratti con la gente, con gli investitori, dicono: “Signori, datemi so, €100, io in futuro vi darò non solo quei €100 assicurati, ma anche appunto una percentuale in più”. Più l’economia di quel paese è grande, sicura, più ci si immagina che lo Stato paghi il suo debito e infatti vendono molto. Questo processo si chiama appunto rollover, che è come pagare il debito di una carta di credito con un’altra carta di credito. Per farla breve ripago il mio debito facendo debiti con qualcun altro. Voi direte, “Ma non abbiamo risolto la cosa, santo cielo”. No, però abbiamo rimandato il casino, anche perché pensateci, quale governo vuole tirare la cinghia, quale governo vuole aumentare le imposte, quale governo vuole farsi buttare giù in 10 minuti. No, così va più che bene. Il rollover permette quindi ai paesi di non danneggiare i creditori o il proprio rating e al tempo stesso gli permette di evitare il default, perché come la Grecia insegna quello sarebbe davvero un casino. E voi direte, “No, un attimo, ma allora che ne è del lungo periodo?” Di solito anche la famiglia più stronza, quando c’ha €10 in più li investe o comunque li mette da parte per il periodo delle vacche magre. Eh, bravi. Ma qual è il governo che vuole davvero pensare così a lungo? Per dire, il governo Meloni, per una serie di ragioni, è uno dei governi più longevi della storia della Repubblica. No, signore, il governo è adesso, la politica è adesso, la realtà è adesso. Ok. E allora, qual è il problema se il debito pubblico continua ad aumentare? o meglio, facciamo così. Qual è il problema se il debito pubblico continua a crescere rispetto al PIL? Facciamo un po’ di matematica per stupidotti. Uno stato ha bisogno di soldi, quindi emette obbligazioni o quello che volete. Supponiamo che riesca a piazzarle con un tasso di interesse dell’1%. Vuol dire che io, cittadino investitore, presto €1000 oggi e ogni anno incasso €10 di interessi. Dopo 10 anni lo Stato mi restituisce i €1000 iniziali e nel frattempo mi ha pagato in tutto €100 di interessi. €1100. Fin qui tutto bene. Ma quello che ci interessa davvero è capire quanto costa lo Stato ogni anno pagare gli interessi sul debito e questo dipende dal totale del debito e quanto vale rispetto al PIL. Quindi supponiamo che il rapporto debito PIL sia intorno al 130% che è praticamente quello italiano. Ora abbiamo detto l’esempio di prima che il tasso di interesse è all’1%, ma se poi ci sono dei casini, se per caso ci sono caos, guerra, inondazioni, crisi energetiche, pandemie, guerre, invasioni e allora torna a galoppare l’inflazione e quindi tornano a salire i tassi di interesse, che succede? Facciamo i conti semplici. Se il tasso prima era dell’1%, come nell’esempio la spesa per gli interessi era dell’1% di 130%, l’1,3% del PIL all’anno, ma poi, appunto, scoppiano casini, destabilizzazioni geopolitiche, pandemie, guerre e allora il tasso sale grazie all’inflazione al 5%. E a quel punto che succede? che la spesa diventa il 5% di 130%, voilà, il 6,5% del PIL all’anno. Bom, una differenza dei 5,2 punti percentuali soltanto di interessi, altro che spicciolini. Se per caso il PIL di questo paese è uguale a quello italiano, sarebbero circa 2.000 miliardi di euro. Il 5,2% di 2000 miliardi dovrebbero essere poco più di 100 miliardi. E 100 miliardi, per intenderci, è quanto spendiamo all’anno insieme tra esercito e istruzione. Attenzione, eh, soltanto per pagare gli interessi del vecchio debito, non per un debito nuovo, una festa. Eh no, non è un problema solo per paesi molto indebitati come l’Italia, ma siccome l’Italia o il Giappone o gli Stati Uniti hanno un debito alto, questo meccanismo ha effetti molto più pesanti su di noi, sui giapponesi o sugli americani rispetto ad altri paesi con un debito relativamente più basso rispetto al PIL, perché banalmente è una questione di sistema. Più ti sei indebitato, più ogni singolo punto percentuale ti apre. E poi c’è un altro problema. Se lo Stato non ha i soldi per rimborsare il vecchio debito in scadenza, che cosa fa? il rollover, cioè prende in prestito altri soldi per restituire quelli di prima, ma se i tassi nel frattempo sono saliti, ogni volta che rinnovi il debito ti costa di più. È come rifare il mutuo ogni anno con la banca che ogni volta ti alza il tasso di interesse. E se per caso non riesci a tenere il passo, beh, ovviamente lì cosa fai? o aumenti le imposte, o fai dei tagli pazzeschi o fai il rollover e allora entri nella famosa spirale del debito dove ti devi indebitare per pagare gli interessi sul debito. Neanche il debito, però ti indebiti ancora di più e ci saranno altri interessi e ti devi indebitare ancora. Effetto palla di neve è una figata. è un po’ come l’interesse composto, solo che al contrario al posto di moltiplicarti un bell investimento ti rende ingestibile il debito e infatti se non riesci a beccarlo in tempo diventa matematicamente impagabile. E ora passiamo a un esempio concreto. Buone notizie. L’Italia nel 2024 ha avuto un avanzo primario, ossia ha preso più soldi di quanti non ne abbia cacciati dentro, un meraviglioso 0,4%. bene, ma non benissimo, perché la spesa neanche per il debito, ma per gli interessi sul debito, sta non allo 0,4% del PIL, ma al 4% del PIL. Sono 88 miliardi di euro ogni anno, per intenderci. il famoso PNRR. Questi 200 miliardi incredibili ci garantirebbero, come capite, un paio di anni circa per ma neanche pagare il debito per poter coprire gli interessi, gli interessi sul debito, tenerlo in piedi. Questo si deve anche al fatto che il costo del debito, gli interessi da pagare, supera in Italia anche la crescita economica che è stata solo dello 0,7% nel 2024 se considerata in termini reali, cioè al netto dell’inflazione. Questo significa che il rapporto debito PIL tende inesorabilmente a crescere alimentando una spirale autoalimentante del debito. Per pagare gli interessi si deve mettere nuovo debito che a sua volta genera nuovi interessi. Per farla breve siamo in questa spirale autoalimentante del debito, tanto che quando il nostro Stato miracolosamente lo 0,4% riesce ad andare in positivo, comunque non basta neanche per sbaglio. E certo, non siamo soli, come abbiamo detto l’altra volta, gli Stati Uniti. Il loro problema ovviamente è nettamente più grande, sono più grandi. Per rinfrescarci la memoria basta questo grafico che ci mostra l’andamento esponenziale e inarrestabile della spesa per gli interessi sul debito pubblico americano. Questa spesa ha superato abbondantemente il trilione di dollari, cioè 1000 miliardi di dollari. La parte in rosso è evidenziata e determinata in larga parte proprio questo effetto fuori di testa dell’interesse composto che contribuisce ad un aumento incontrollabile degli interessi sul debito che a loro volta aumentano il debito complessivo totale. Quindi no, il debito non può essere pagato se non facendo altro debito e tutti quanti gli stati che vanno oltre una certa soglia di debito sul PIL soffrono di questo macello. Quanto debba essere questa soglia ovviamente è oggetto di discussioni, ma in generale si tende a pensare che sarebbe carino restare entro il 100%. Noi italiani siamo circa al 130, quindi ok, strafigo. Ma allora come si rende sostenibile il debito? Cioè, tutti quanti questi stati super indebitati non sono destinati al default? Non proprio. I tecnici preposti queste dinamiche le conoscono molto bene. A questo punto la strategia non è eliminare il debito, ma con le risorse che si hanno si cerca di rendere sostenibile il debito, sostanzialmente con tre strategie. La prima è quella di cercare una crescita economica sostenuta, perché ovviamente se la crescita economica corre più veloce del PIL, beh, a questo punto effettivamente il rapporto si abbassa. Ma aspettarsi una crescita economica robusta, costante nel tempo, in questo periodo storico di grande incertezza geopolitica commerciale, è veramente lasciarsi un po’ andare al caso. È proprio un wishful thinking e infatti di solito si punta su un’altra strategia. La seconda strategia è il classico, ossia il consolidamento fiscale, abbattere le spese e aumentare le entrate, quindi cercare di ottenere un avanzo primario, ma siccome i governi crollano esattamente per queste cose, anche lì è un casino. La terza, invece, la più subdola, è chiamata repressione finanziaria e con questa si cerca di fare in modo che l’inflazione si mangi il debito. Come si cerca di fare in modo che i tassi di interesse reali, ossia i tassi di interesse nominali decisi dalle banche centrali al netto dell’inflazione risultino negativi? Cioè si cerca di farli stare sotto l’inflazione. Chiaro? In questo modo, ovviamente il costo del debito in termini reali è più basso. In termini nominali ovviamente i soldi rimangono quelli, ma il valore di quel denaro è più basso. Per dire un interesse al 5%. E questo qui non cambia, ovviamente quello che investiamo quello sarà, certo, ma se per caso questo tasso di interesse sta al 5% e l’inflazione invece galoppa al 7%, il fatto che stia sopra di lui, beh, divora il valore reale di questo interesse e quindi di fatto il debito costa di meno in termini proprio reali. soluzioni moderne per tempi moderni. Ancora immaginiamoci di aver comprato delle obbligazioni con interesse all’1% per 10 anni. I soldi rimangono quelli, ci mancherebbe altro. Ma nello stesso periodo, se per caso l’inflazione non sta all’uno, ma sta al 3%, sì, certo, noi prenderemo i nostri soldi, ma alla fine, perché comunque l’inflazione sta al 3%, ci avremmo perso. Per stare almeno in pari, dobbiamo prendere degli interessi almeno al 3%, ma invece no, siamo ancora qua e quindi di fatto non ci è servito a un cazzo, ci abbiamo perso. Insomma, l’inflazione, ossia il fenomeno per cui i prezzi si alzano e quindi il valore del denaro scende, in questo caso dà una mano allo Stato, perché sì, certo, lo Stato dovrà ridare i soldi, ma in termini reali quei soldi valgono di meno in futuro e quindi il debito per lo Stato è più basso. A perderci, infatti, è proprio la gente che ha acquistato a tassi di interesse inferiori all’inflazione. Questo è il trucco, l’inflazione che corre e i tassi reali reali che restano sotto di essa. Questo qui è esattamente il modo in cui tra gli anni 40 e gli anni 50 un sacco di paesi si sono ripresi dalla seconda guerra mondiale senza grandi taglie alla spesa. Come vedete in questo grafico costruito sulla base di un paper del Fondo Monetario Internazionale, proprio con tassi di interesse negativi, quindi sotto l’inflazione, il debito pubblico nei paesi avanzati si è ridotto per un periodo tra il 3 e il 4% annuo. Quindi questa qui potrebbe essere una soluzione proprio la repressione finanziaria potrebbe essere una via, anche perché le cose si stanno facendo davvero pericolose. Come sottolinea il giornalista Vitolops per il Sole 24 ore, nel 2016 l’onere medio del debito americano, cioè quanto costava in media agli Stati Uniti mantenere il proprio debito, era pari all’1%, ma nel 2024 è più che triplicato, il 3,3%. aumenta sempre di più e per la prima volta nella storia la spesa per gli interessi sul debito ha superato quella militare americana. La sostenibilità fiscale dell’economia più importante del mondo alla quale tutti quanti noi siamo legati è a rischio e se loro si fanno male noi li seguiamo a ruota. E non se ne sono accorti solo gli analisti, anche il mercato finanziario sta mostrando segni evidenti di nervosismo. Perché questo equilibrio artificiale fatto di debito alto e una narrazione politica che dice “Tranquilli, va tutto bene”, sta scricchiolando. I grandi investitori, infatti stanno vendendo i titoli di stato americani, dimostrando che non si fidano troppo né di Trump né della banca centrale americana e soprattutto vogliono essere ricompensati di più per rischiare. Lo si vede bene in questo grafico che mostra i tassi di interesse sui titoli di debito americani con scadenza a 2 anni, i quali stanno continuando a salire. Ecco perché i cinesi da tempo cercano di sganciarsi dal debito americano. Ecco perché Trump e stanno cercando soldi ovunque, perché la cosa è davvero pericolosa. Di conseguenza, cercare di erodere il valore reale del debito, fare in modo, appunto, che i tassi di interesse reali stiano al di sotto dell’inflazione, può essere una via, ma comunque c’è sempre bisogno che i mercati finanziari si fidino e i mercati, come vediamo, spesso sono molto emotivi, quindi quindi boh, ne a noi altri non resta che che restare a guardare. squadra. Questo video è stato veramente un parto, una cosa che non avete idea. Ed è un nuovo affondo nell’economia, come abbiamo fatto il mese scorso, ad aprile, con il vero piano economico di Trump. È intervenuta Martina Besana che ha cominciato a lavorare insieme a me in questa cosa, quindi m un’aggiunta al team mettiamola così e sono molto contento perché l’altra volta eh vi è molto piaciuto il video a come avete scritto. Spero che anche questo abbia rispettato, diciamo così, le aspettative. Quindi se volete darci una mano, vabbè, è il solito discorso, no? Lasciare mi piace, condividere, commentare sono esattamente le stesse cose. Potete supportarci eh su Patreon, c’è il mio nuovo romanzo, questo in descrizione se volete qualcosa di carino. Pistacchi brandizzati ancora non li vendo, non ancora perché non essere di bronte sono pochi, bisogna contenderseli e che costano l’ira di Dio, tra l’altro. Quindi spero davvero che il video vi sia piaciuto. Noi ci becchiamo prossimamente, appunto. Sì, la settimana prossima. Cercate, mi raccomando, di stare bene e come al solito, pizzi

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Il debito pubblico italiano è, secondo molti, la fonte di tutti i mali dell’economia italiana. Dalla stagnazione economica alla mancanza di investimenti, dagli interessi sul debito ai tagli al settore pubblico, così come gli aumenti delle imposte e le pensioni basse. Ma che cos’è, esattamente, il debito pubblico? A che cosa serve? Come mai le economie più grandi del mondo annegano nei debiti? Sono sostenibili? È possibile ripagare questo debito? O si può solo rendere gestibile?
Vediamo un po’!

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#DebitoPubblico #Economia #Inflazione

Collaborazione con Martina Besana – Gospa Consultig.

FONTI E LINK INTERESSANTI

– Mappa sui debiti: https://x.com/GlobalMktObserv/status/1920501490013069317
– Il debito secondo il Fondo Monetario Internazionale: https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2025/04/23/rising-global-debt-requires-countries-to-put-their-fiscal-house-in-order
– Il debito pubblico globale (REUTERS): https://www.reuters.com/markets/global-debt-exceeds-100-trillion-interest-costs-keep-rising-oecd-says-2025-03-20/#:~:text=LONDON%2C%20March%2020%20(Reuters),needing%20to%20prioritise%20productive%20investments.
– I tassi di interesse delle Banche Centrali (STATISTA): https://www.statista.com/chart/21070/main-policy-interest-rates-in-selected-countries-and-regions/
– Interesi negativi in Germania: https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4261446
– Politica della banca giapponese (NIKKEI): https://asia.nikkei.com/Economy/Bank-of-Japan/On-topic-What-lies-ahead-for-Japan-after-BOJ-policy-shift
– Gli avvertimenti sul debito a Davos: https://www.weforum.org/stories/2025/01/public-debt-problem-davos-global/
– Listone dei debiti: https://www.voronoiapp.com/debt/Global-Government-Debt-Soars-to-102T-in-2024–3333
– Italia, rinnovare 350 miliardi (UNIMPRESA): https://www.unimpresa.it/debito-pubblico-nel-2025-da-rinnovare-350-miliardi-di-bot-e-btp/63765#:~:text=Quasi%20350%20miliardi%20di%20euro%20di%20debito%20pubblico%20da%20rinnovare%20entro%20il%202025.&text=Nel%20dettaglio%20anno%20per%20anno%2C%20le%20scadenze,di%20btp%20e%2040%2C3%20miliardi%20di%20cct.
– Interessi sul debito americano: https://x.com/KobeissiLetter/status/1920087531640525289
– Paper sulla repressione finanziaria: https://www.imf.org/external/np/seminars/eng/2011/res2/pdf/crbs.pdf
– Treasury Bond: https://tradingeconomics.com/united-states/2-year-note-yield

21 Comments

  1. Scusami la mia domanda , avviso sono uno stra ignorante in materia, ma non si può fare un semplice reset di questo debito? Comunque siamo tutti indebitati con tutti

  2. Il problema non è il debito pubblico per la gente ma la ricchezza privata e le possibilità di lavoro. La ricchezza privata pro capite media tra soldi e case è di 170 k e gente che sul conto ha meno di 15 k oscilla tra il 50 % e il 70 %. Piuttosto preoccupante. I milionari sono meno dell'1 % e la ricchezza immobiliare è concentrata in un misero 3,5 % della popolazione. Mi pare evidente che siamo nel medioevo, altro che progresso democratico.

  3. 8:00 Voglio fare il complottista.
    Secondo voi, le banche non sapevano che i governi avrebbero preso un sacco di prestiti, sapendo che quando veniva il momento di ripagarli, la banca centrale sarebbe stata "costretta" ad alzare i tassi?
    E i grandi "espertoni" – proprio come nella crisi del 2007 – non sono riusciti a prevedere nulla di tutto questo?!

  4. 3:45 da qui in poi ho pensato che stessi parlando delle mie ferie… Come spiegare alla moglie che non possiamo indebitarci per "riposare" due fottutissime settimane?

    16:05 il classico schema ponzi a livello statale

    23:20 per questo abbiamo un'inflazione che sembra bassa, eppure per ciò che davvero conta è alta? Mi pare di ricordare una vecchia polemica all'epoca di un governo Berlusconi di 20 anni fa

  5. Video illuminante👏Siete riusciti a rendere comprensibile una dinamica veramente complessa per i "profani" dell'economia…

  6. I tuoi video danno sempre una grande speranza nel futuro dell'umanità! 😂 nonostante questo non riesco a smettere di guardarli, sei troppo forte!