“Economia politica del lavoro. Sull’attualità delle ricerche di Ezio Tarantelli” -Stefano Lucarelli
Sono esattamente 40 anni che ricorre la morte di Ezio Tarantelli. Ezio Tarantelli è stato eh uno degli economisti, credo più coraggiosi eh nel panorama della storia. Io la chiamo storia recente, diciamo che eh eh in quanto quando io ero bambino Ezio Tarantelli faceva l’economista, quindi lo considero in qualche modo un mio contemporaneo. Ehm e il suo coraggio è innanzitutto un coraggio di [Musica] tipo accademico, nel senso che uno dei massimi ehm atti da degli atti massimalmente complicati, ecco, mettiamola così, da svolgere nell’Accademia Italiana è cercare di tenere insieme più discipline. Ecco, lui era un economista, ma si voleva occupare veramente dei problemi del mondo del lavoro in Italia in una stagione molto complicata e ed è per questo che introduce all’interno dei suoi ragionamenti elementi di analisi delle istituzioni e di analisi del diritto e lo fa in un modo completamente libero e e questo è un altro degli elementi che ne caratterizzano il coraggio. L’altra l’altro aspetto che io credo sia un grande esempio anche per oggi è che Tarantelli non solo svolge la sua carriera da docente universitario, ma cerca in continuazione un dialogo con le parti sociali e con il sindacato in un’epoca in cui ci sono fasi di unitarietà dei sindacati italiani Ehm, anche se Tarantelli privilege privilegierà la la Cisl e e all’interno del sindacato cerca di far comprendere come il sindacato debba essere un attore politico fondamentale per poter governare i problemi del mercato del lavoro al di là della ehm natura di rivendicazione, di protezione dei livelli dei salari dei lavoratori. Quindi l’idea che ha Tarantelli di costruire insieme al sindacato una maturazione delle intelligenze anche dei sindacalisti, della preparazione dei sindacalisti e riuscirà nella sua eh vita a fondare un centro studi. Una delle cose che io credo manchi eh dentro i sindacati, ma anche se vogliamo dentro le forze politiche che vorrebbero ehm come dire anche oggi costruire le condizioni per ragionare sulle riforme necessarie per costruire delle condizioni migliori per i lavorat Oi. Una delle mancanze, io credo, sia proprio quella di non essere più in grado di proporre una propria analisi avanzata di quelle che sono le caratteristiche del mondo del lavoro. Troppo spesso all’interno dei sindacati semplicemente ci si accontenta di utilizzare dati e analisi elaborate altrove. E questo per Ezio Tarantelli rappresentava già di per sé una simmetria di potere fra le gli interessi che il sindacato avrebbe dovuto ehm rappresentare e eh dall’altro lato gli interessi invece di chi avendo una capacità di produzione di dati e di analisi dei più autonoma, poteva in questo modo condizionare anche il confronto col sindacato stesso. Il il percorso di riflessione che che quindi cercherò di portare avanti sarà innanzitutto una contestualizzazione del periodo storico in cui Tarantelli avanza le sue le sue idee di politica economica, ma anche di analisi economica e di analisi politica toccour. ci troviamo eh sostanzialmente tra la fine degli anni 60 e eh il 1985, che è l’anno in cui Tarantelli verrà ucciso dalle Brigate Rosse. E poi dopo questa contestualizzazione entrerò nel vivo della sua proposta di politica economica ehm che è la proposta di concertazione, di una concertazione che ha come oggetto innanzitutto la relazione che deve esserci fra le rivendicazioni sui salari e l’andamento dell’inflazione. Ok? Ehm, vedremo però che dietro la parola salario per Tarantelli, almeno questo nella mia interpretazione, non c’è semplicemente il salario monetario in busta paga, ma c’è tutta la quota dei redditi che anche indirettamente rientrano in quello che potremmo definire quella quota di sovrappi che è nell’interesse dei lavoratori. pensate al fatto di poter accedere a determinati servizi pubblici con prezzi più contenuti o pensate anche al fatto di poter usufruire di una serie di beni pubblici di una che in qualche modo vengono garantiti eh da dalle politiche pubbliche. Ehm, in l’ultima parte del del mio discorso eh sarà invece dedicata proprio a al a al a ciò che oggi resta di queste di questa idea della concertazione come possibilità di attuare una politica economica che quindi guardi anche alle relazioni industriali per poter per governare il sistema economico e soprattutto gli equilibri legati da un lato alla crescita dei salari intesi non solamente come salari monetari e alla e al governo dell’inflazione e cosa resta anche della stagione che ha visto Tarantelli come protagonista e quali sono anche le differenze soprattutto tutto rispetto alle condizioni del ad alcune delle condizioni del mercato del lavoro. Io spero in Italia io spero che questo discorso possa risultare ordinato e comprensibile, ma vi invito ad interrompermi in qualsiasi momento. Ho anche preparato un’appendice, diciamo, più da economista in cui faccio vedere ehm alcuni risultati di carattere economico che su cui Tarantelli ha dato dei contributi importanti. Non so se faremo in tempo, le li avete nelle slide. Ehm credo che Paolo potrà essere comunque eh interessato laddove vi possano incuriosire anche a mettervi in contatto a mettermi a mettervi in contatto con me. Siamo sempre molto contenti di superare le distanze geografiche anche disciplinari. Bene, il punto di partenza per contestualizzare il nostro discorso riguarda l’andamento dell’inflazione in Italia. Come dovreste sapere l’inflazione è quell’indice che misura l’incremento del livello dei prezzi. Noi viviamo oggi in un mondo di regole che sono molto attente a contenere la pressione al rialzo del livello dei prezzi. Sotto certi aspetti sono anche fin troppo attente a questo problema. eh il mondo in cui eh ci muoviamo eh mh nella lezione di oggi e il mondo quindi in cui si muoveva Ezio Tarantelli è un mondo che affronta un grande problema che, come vedete, è quello di una inflazione fuori controllo. Questo è il tasso di inflazione in Italia tra il 1969, vedete, e il 1972 ha una crescita imponente, passa da un livello circa dell’1% a raggiungere non solamente livelli a due cifre, ma a sforare anche il tetto del 20%. E ed è in questo contesto che eh innanzitutto si apre un dibattito sul quali sono le cause di un’inflazione così fuori controllo. Come potete immaginare, questo è un tema che non tocca solamente eh il mercato del lavoro. Mh. Poiché nel momento in cui voi per esempio contrattate un salario ad una certa cifra, nel momento in cui i livelli dei prezzi crescono troppo in fretta e i in modo imponente, il potere di acquisto di quel salario che avete contrattato si riduce terribilmente, quindi occorrerà in qualche modo ricontrattarlo oppure individuare dei sistemi per recuperare questo potere d’acquisto. Ma questo è un tema che va anche ad incidere su altri aspetti dell’economia. Ne cito uno. Pensate anche a come cambiano le relazioni fra chi prende a credito denaro e chi concede il credito. Quando ci troviamo in una situazione di prezzi crescenti. Il valore reale del credito, quando si ha un’alta inflazione tenderà a ridursi a a ridursi, sì. così come il valore reale del debito. Eh, e questa è una considerazione che che ehm teniamo fra parentesi. Questo è il primo, diciamo, problema che ci si trova ad affrontare in questo contesto storico. L’analisi delle cause dell’inflazione sono varie. Nel corso della del della del periodo storico che andiamo a prendere in considerazione ci sono in particolar modo tre eventi importanti. Il primo su cui si concentrerà soprattutto il dibattito di politica economica fra i rappresentanti delle classi sociali in Italia è l’autunno caldo del 1969, cioè è un periodo in cui le ehm capacità di incidere sull’andamento dei salari delle organizzazioni dei lavoratori e in particolar modo delle organizzazioni operaie è eh fortissima, cioè la capacità di incidere anche attraverso gli scioperi sulla sul conflitto fra capitale e lavoro da parte delle forze operaie in Italia, sia rappresentate dal sindacato, sia in qualche modo riconducibili ad ambiti di autonomia operaia è veramente imponente. L’altro elemento importante da prendere in considerazione è il fatto che nel 1971 saltano le regole del sistema dei pagamenti internazionali, salta l’accordo di Bretton Woodz e si passa da un contesto in cui il tasso di cambio fra le diverse monete internazionali eh aveva delle caratteristiche di fissità. Ok? Per cui vi era un valore dell’oro che era ancorato eh al dollaro, 35 lcia veniva messo in discussione e le altre valute internazionali invece eh difendevano attraverso opportune politiche monetarie della delle banche centrali un tasso di cambio fisso nei confronti del dollaro. Questo sistema viene unilateralmente sospeso dagli Stati Uniti e a partire dall’agosto del 1971 si passa in una situazione di cambi flessibili. Ora voi capirete bene che però questo può generare una instabilità a livello del commercio internazionale. Ok? e quindi a livello del valore delle merci che si acquistano soprattutto che può anche trasferirsi nel livello dei prezzi eh interni. mh una situazione di campi cambi flessibili è una situazione in cui il valore di una moneta rispetto ad un’altra dipende sostanzialmente dalla domanda e dall’offerta che sul mercato internazionale si esercita su queste monete. Potete immaginare che se tu sei un paese che è in grado di avere una forza commerciale maggiore, sarai anche un paese che probabilmente sarà in grado di esportare di più di quanto importa e quindi di farsi pagare con la propria moneta e la tua moneta. Quindi sarà molto cercata sul mercato perché ehm ci saranno tante delle dei beni che tu produci che verranno acquistati e tu ti farai pagare nella tua moneta e quindi la tua moneta si rivaluterà. Se invece però sei un paese che tende ad importare di più di quanto esporta e soprattutto lo fa rifornendosi nei confronti di di un altro paese, la valuta di quel paese tenderà a rivalutarsi rispetto alla tua. Tutti questi movimenti tenderanno ad impattare anche sul livello dei prezzi e entro certi certi limiti possono di per sé anche creare pressione al rialzo del livello dei prezzi. E poi vi è un’altra un’altra causa di ehm pressione al rialzo del livello dei prezzi che dipende dalle crisi petrolifere, crisi petrolifiche petrolifere che hanno una natura sostanzialmente geopolitica. La prima crisi petrolifera del 1973 si deve ad una decisione da parte dei paesi medioentali che riforniscono di petrolio il mondo a seguito di una ehm di una decisione di chiudere i i rubinetti del petrolio, cioè di di ridurre la fornitura di petrolio. scarsità di petrolio genera un rialzo dei prezzi del petrolio ed essendo il petrolio una materia prima che entra direttamente o indirettamente nella produzione di quasi tutte le merce prodotte nel mondo, questo genera un rialzo di del di tutti quanti i prezzi. Eh, il quindi le tensioni che in Medio Oriente vi sono fra paesi, diciamo, ostili ai paesi occidentali e eh altri paesi più vicini ai paesi occidentali, creano eh una una iniziativa politica da parte dei paesi produttori di petrolio ad anno dei paesi occidentali. Questa è la è la causa innanzitutto della crisi petrolifera del 1973 che però incide insieme agli altri due episodi che ho appena citato sulla eh l’andamento del livello dei prezzi anche eh all’interno del nostro paese. Il 1969, abbiamo detto, è un anno particolare per quanto riguarda la gli scontri esercitati dal mondo del del lavoro in Italia. ha un suo inizio eh prima dell’autunno, già in estate, nel 3 luglio del 1969, dove si ha un’enorme manifestazione operaia eh a eh a Torino eh che eh qui eh eh ho in parte sintetizzato, non vi sto a leggere questo questo questa slide. Eh, quello che però mi interessa eh segnalarvi è che nello stesso anno esce un libretto eh di Nanni Balestrini, un un un importante scrittore italiano che si fa un po’ ehm eh portavoce del nuovo clima sociale. libretto si chiama Vogliamo tutto e eh è un è un racconto molto breve anche che vi invito a leggere, ma che segnala proprio un cambiamento sostanziale rispetto alla eh agli immaginari della classe operaia che non è più disposta ad ascoltare i rappresentanti del grande partito politico dei lavoratori del Partito Comunista ed inizia ad esprimere una propria autonomia che si traduce anche in una indisciplina operaia che sostiene le rivendicazioni dei diritti dei lavoratori in un modo nuovo e molto molto eh agganciato alla richiesta di incrementi salariali. D’altro canto questo lo possiamo vedere anche osservando altri dati. Questi sono i numeri di scioperi, sono proprio i numeri di scioperi, sciopero per sciopero, che eh sono stati ehm elaborati dall’ossatore dall’ossservatorio OCPI su dati ISTA. Eh, come vedete eh abbiamo eh dei numeri che raggiungono un un apice proprio fra il 1900 eh dopo subito dopo il 1969 nel tra il 1970 e il 1971 e come vedete questo apice è raggiunto innanzitutto dal settore industriale e ehm seguito dal settore dei servizi che Come potete osservare, si muove sostanzialmente come il settore industriale. È come se ci sia una sorta di effetto traino che poi studiando la storia si può ehm individuare proprio nel settore industriale, che è quello lì che vede più concentrati i lavoratori e eh quindi anche ehm più eh concentrate le possibilità di rivendicare i propri diritti o o le proprie esigenze al attraverso lo sciopero. sciopero che in quegli anni è, come dire una attività che ha una ehm efficacia politica molto forte alla luce del fatto che viviamo ancora in un’Italia in cui vi sono grossi ehm grosse fabbriche, grosse industrie che ehm hanno un numero molto elevato di dipendenti. Questa è una delle grandi differenze con la situazione attuale in cui la esternalizzazione della produzione ha e da un lato è la despecializzazione produttiva del sistema paese, dall’altro ha determinato un un incremento di tante microimprese e una forte riduzione del numero dei lavoratori all’interno dei pochi ormai grandi centri industriali che si trovano soprattutto nel nel Nord Italia. In questo ulteriore grafico andiamo a mostrare come l’andamento dell’inflazione abbia una chiara correlazione con l’andamento della retribuzione l’orda per occupato dipendente. Cioè, in qualche modo, vedete, da tra il 1969 e il 1900 75 ci troviamo di fronte a una linea azzurra che rappresenta l’andamento la variazione percentuale rispetto all’anno precedente eh del dei salari che sta al di sopra dell’inflazione. Quindi qualche esistono degli elementi che ci dicono che vi è un un effetto che possiamo descrivere, possiamo ipotizzare come spirale salari, prezzi salari, cioè l’incremento salariale spinge in alto il livello dei prezzi che spinge ancora in alto il livello dei salari. E tutto questo è anche favorito, non solo e non dalla eh capacità di eh costruire occasioni di conflitto efficace, abbiamo detto, all’interno del mondo del lavoro, del della forza lavoro, anche con elementi, diciamo, indisciplinati che caratterizza il sistema paese, soprattutto dopo il 1969, ma anche da una caratteristica istituzionale presente all’interno dell’ordinamento italiano che eh si chiama indicizzazione salariale. Adesso entriamo un po’ nel vivo di questo eh di questo di questo tema. Ehm Ok. Un meccanismo di indicizzazione salariale è sempre eh stato presente eh in Italia nel dopoguerra a partire almeno dal 1945. Ma eh questo meccanismo di indicizzazione salariale che prevedeva un che che prevedeva un un recupero dei salari eh a seconda di quella che è l’indice l’andamento del livello dei prezzi osservabile nel nel negli anni precedenti, nell’anno precedente aveva delle caratteristiche di differenziazione per le varie categorie dei lavoratori. E nel 1975 vi è una riforma di questo meccanismo di indicizzazione che che che si denomina convenzionalmente scala mobile. Qual è la novità eh di questo meccanismo eh di indicizzazione? è che eh prima del 1975 a bassi salari era associato un minor livello di indicizzazione. I sindacati nel 1975 riescono a strappare una modifica di tale meccanismo introducendo ciò che chiamano punto unico di contingenza, cioè viene unificato il valore di indicizzazione per tutte le categorie per aspirare a quello che veniva definito un egualitarismo. salariale, per cui si pervenne ad una situazione in cui le variazioni percentuali più forti riguardavano esattamente le retribuzioni più basse. Ora questo meccanismo determinò al di là di nel tempo di una sorta di malcontento da parte di alcune categorie di lavoratori, soprattutto diciamo i colletti bianchi rispetto ai colletti blu, perché si si riteneva che in questo modo venissero lesi i valori della professionalità espresse dalle categorie medie. alte genero anche un meccanismo su cui vorrei andare subito a dire qualche cosa che è uno degli elementi messi in luce da Tarantelli che eh possiamo definire come eh free riding riferito alle rivendicazioni salariali. Cioè cosa accadeva? che le categorie professionali che avevano indicaz che si ritrovavano ad avere a quel punto un’indicizzazione minore sfruttano le indicizzazioni più recenti ottenute dalle categorie professionali più premiate dalla situazione della riforma del 75, dall’egualitarismo salariale per acuire il loro conflitto sul lavoro. Cioè il 1975 conduce le categorie che erano state sacrificate maggiormente nel periodo storico precedente ad avere un’indicizzazione in termini percentuali maggiori, ma questo genera una sorta di incentivo nei confronti delle categorie che hanno indicizzazioni percentualmente minore a voler rivedere al rialzo anche le loro indicizzazioni. E attraverso cosa? be attraverso una conflittualità esprimibile con l’organizzazione di scioperi che diventano anche difficilmente più gestibili da un sindacato che si trova un po’ spiazzato anche da questa presenza crescente di una nuova generazione di operai più indisciplinati che si esprimono anche attraverso un ehm forme di di associazionismo fuori dal sindacato, ma cercano di far pressione sull sindacato stesso. Questo meccanismo del free riding che vi ho appena descritto è uno dei primi importanti contributi che Tarantelli offre al dibattito di politica economica sulla necessità di rivedere le relazioni industriali per evitare questa spinta eccessiva al rialzo dell’inflazione che sebbene abbia a cause, come abbiamo visto, ehm che eh non sono completamente riconducibili alle rivendicazioni salariali, eh ha anche un aspetto legato alla conflittualità del mondo del lavoro. Però prima di entrare nel vivo delle ricette proposte da Tarantelli, vorrei aprire un una parentesi sulle conseguenze che questa situazione di crescita inflattiva determinata anche da ragioni che riguardano la politica internazionale ma acuita, potremmo dire, da la situazione che ho appena descritto incentrata sulla conflittualità operaia, determina anche su altre variabili economiche dal dalle quali dipende anche il benessere degli stessi lavoratori. Una di prima una di di queste variabili è sicuramente il tasso di di disoccupazione. Come vedete qui abbiamo in azzurrino l’Italia, ok? Il tasso di disoccupazione in Italia eh nel periodo che va dal 1970, fermiamoci qui, al 1975, è comunque caratterizzato da una situazione di partenza, come dire, molto peggiore rispetto a quella di altri paesi, per esempio l’Inghilterra, per esempio la Francia e per esempio il Giappone. ci troviamo ad un tasso di disoccupazione che è superiore al 5%. Ma questo tasso di disoccupazione tra il 1970 e il 1974 si attesta a eh un quasi un punto percentuale in più, vedete, e occupa la fascia, cioè più o meno 6,5%. Eh, ed è in questo periodo storico il paese che ha un incremento maggiore del tasso di disoccupazione. Quindi mettetevi nei panni anche eh della ehm di quella parte dei eh lavoratori che si trova a vivere una situazione in cui sta crescendo il tasso di disoccupazione all’interno del nostro paese in controtendenza rispetto a quelli che sono gli andamenti ravvisabili negli altri grandi paesi ehm occidentali, i paesi che eh tradizionalmente facciamo ehm eh che riconduciamo, no, al cosiddetto al cosiddetto G7. Ok? Eh come mai? Beh, eh uno degli dei delle ragioni è che vi è la vi è proprio anche una sorta di reazione del mondo imprenditoriale rispetto a eh alla spinta ehm inflattiva e e alcune alcune situazioni produttive reagiscono incrementando il numero dei disoccupati. Non è l’unica ragione, ma questo è uno degli elementi che vale la pena prendere in considerazione. Ehm, c’è un’altra considerazione che vi voglio fare. Abbiamo detto che dopo il 1971 si entra in un nuovo mondo dal punto di vista degli accordi sugli scambi internazionali. salta Bretton Woodz, non ci sono più cambi fissi, ci sono cambi flessibili. Allora, ipotizzate di essere un imprenditore che fa fronte a importanti rivendicazioni salariali mh eh soprattutto eh dopo il 1975. Ok? Eh, quindi in quel contesto in cui vi è con il punto unico di contingenza un incremento della rincorsa prezzi salari. Mh. Se voi avete la possibilità di produrre per l’estero e avete una banca centrale che vi aiuta acquistando e vendendo valute internazionali a svalutare la vostra moneta, voi potete da un lato concedere gli incrementi salariali ai lavoratori. e dall’altro recuperare questi incrementi salariali attraverso un incremento delle vendite che viene incentivato dal fatto che la vostra valuta costa di meno sui mercati internazionali. Per cui chi deve comprare le merci prodotte in Italia, quando si deve procurare le lire per pagarvi, attraverso la sua valuta nazionale, può acquistare più lire se la vostra valuta inizia a svalutarsi e vi e si può svalutare grazie al fatto che tra che tra gli acquirenti internazionali della moneta c’è anche la tua banca centrale. Quindi se la tua banca centrale fa politiche eh di acquisto e vendita di valute estere che sono che sorreggono la svalutazione della tua moneta, se tu esporti puoi in qualche modo eh comunque sostenere le tue vendite e quindi i tuoi utili anche in un contesto in cui stai pagando salari crescenti. per cui una serie di imprese, non tutte, riescono ad adattarsi a questo nuova situazione che emerge dopo il crollo degli accordi di Bretton Woods, giocando sul fatto che, nonostante ci siano pressioni al rialzo dei salari e dei prezzi interni, si possono sostenere le vendite grazie a operazioni di svalutazione. Nel 1979 questo equilibrio inizia ad indebolirsi perché non solo perché c’è una seconda crisi petrolifera che quindi determina un’ulteriore accelerazione del livello dei prezzi che ricade anche ovviamente sui prezzi soprattutto delle materie prime del nostro paese, della nostra e delle nostre industrie, ma perché L’Italia entra in un accordo di cambi fissi con gli altri paesi europei, il cosiddetto sistema monetario europeo. È un accordo di cambi fissi con una banda di oscillazione, cioè in cui ci si può fare un pochino flessibilità del tasso di cambio e l’Italia riesce ad avere una banda d’oscillazione piuttosto grande di di di circa sei punti. Tuttavia basta questo affinché le imprese rivendichino a gran voce una riforma del meccanismo della scala mobile e del punto unico di contingenza, perché gli salta per aria quel metodo di compensazione che una parte importante delle imprese italiane eh che producevano per le esportazioni estere soprattutto oltre oltre oceano potevano potevano considerare come un escamotage in qualche modo per neutralizzare i costi della conflittualità operaia. E quindi eh questa situazione determina, come vedete, un eh momento critico che possiamo anche registrare in termini di variazioni percentuali del tasso di crescita del del prodotto interno loro. Infatti, dal 1979, almeno fino al 1984, noi abbiamo tassi di crescita del prodotto interno lordo che si riducono si riducono fino a raggiungere una situazione di stagnazione intorno al 1984. Ok? ultimo e poi diciamo dovremmo finire la la situazione di di contestualizzazione. In ultimo, ma non meno importante, qui ci troviamo in una situazione in cui eh gli anni di cui stiamo parlando, cioè sostanzialmente gli anni che vanno dal 1969 alla fine degli anni 70 vedono una concomitanza di alta inflazione che qui misuriamo come crescita dei salari procapite, quindi non la stiamo misurando come tasso di crescita dei salari e non come tasso di crescita dei prezzi, ma abbiamo visto che eh soprattutto in quel periodo c’è una coevoluzione, no? Quando aumentano i salari, aumentano anche i prezzi. salari stanno addirittura eh il tasso di crescita dei salari sta addirittura sopra il tasso di crescita eh dei prezzi e alto tasso di disoccupazione. Questa cosa per coloro che hanno fatto economia fa entrare in crisi i decisori politici perché perché fino a quel momento si eh come dire eh ancoravano le scelte di politica economica su un risultato empirico che passa che è passato alla storia come curva di Philips. Cosa dice la curva di Philips? dice che quando tu hai un’alta disoccupazione allora presumibilmente avrai una bassa inflazione. Quando se quindi tu vuoi ridurre la tua disoccupazione lo fai consapevole del fatto che ogni riduzione del punto della di un punto della disoccupazione avrà un regolare aumento del tasso di inflazione. Se invece vuoi ridurre l’inflazione, dovrai pagare questa riduzione dell’inflazione in termini di incremento della disoccupazione. Curva di Philips significa regolarità delle relazioni fra i due principali problemi di politica economica che anche dal punto di vista dei delle relazioni lavorative, delle relazioni industriali fra la volontà, diciamo, dei degli imprenditori e la volontà dei lavoratori eh hanno una grande rilevanza. Ok? Vuoi più lavoro, se vuoi più lavoro, avrai prezzi più alti. Vuoi ridurre il livello dei prezzi? Se vuoi ridurre il livello dei prezzi avrai una situazione in cui la disoccupazione aumenterà. Ora questa regola salta in aria negli anni 70. Come vedete da questo grafico, abbiamo situazioni di alta inflazione e alta disoccupazione che da lì a qualche anno alcuni economisti americani, in particolar modo che lavorano soprattutto nell’Università di Chicago battezeranno con il nuovo termine stagflazione, cioè coesistenza di stagnazione. e inflazione. Ok? È molto, apro e chiudo parentesi, è molto interessante il fatto che questo episodio, come vedete, nei giorni nostri si perde, no? Noi oggi ritorniamo ad una situazione in cui possiamo immaginarci di trovarsi di nuovo in un mondo in cui esiste una qualche regolarità tra disoccupazione ed inflazione, ma di questo magari parleremo poi alla fine. Di fronte a questa situazione c’è anche una ulteriore problematica culturale che è fondamentale per capire il modo in cui Tarantelli cerca di di suggerire ai sindacati un modo di operare che li renda più responsabili eh e più attenti a rivendicazioni che non si traducono solo in incrementi dei salari e quindi in un incremento della spirale salari prezzi, ma anche in una in un in un dialogo sulle politiche economiche, soprattutto sulle politiche sociali. Perché? Perché di fronte alla stagflazione, che non è solo un fenomeno italiano, è un fenomeno internazionale, nel 1979, dietro il suggerimento del degli economisti che avevano posto l’attenzione sulla stacclazione, eh, quindi sulla la cosiddetta scuola di Chicago, che hanno un loro maestro indiscusso in Milton Friedman che ritiene che l’inflazione sia sempre in fondo un fenomeno monetario, prende piede una ricetta di politica economica che può danneggiare moltissimo i lavoratori, anche se immediatamente non ce ne non ci ce ne si rende conto. Quale cosa dice questa ricetta di politica economica? Vuoi ridurre l’inflazione, visto che è un fenomeno monetario, allora devi ridurre la moneta che circola nel sistema. Come lo fai? spingendo in alto i tassi di interesse. Come vedete qui noi abbiamo l’andamento dei tassi di interesse negli Stati Uniti che nel 1979 con il banchiere centrale, il presidente della Federal Reserve Paul Walker, schizzano alle stelle. Vedete? è questa linea eh violetta. [Musica] Ehm no, azzurrina. Probabilmente la linea azzurrina. Sì, è la linea azzurrina. E vedete si arriva al 18% dei tassi di interesse. Alti tassi di interesse significa innanzitutto maggior costo del denaro da prendere in prestito. Quindi se costa di più il denaro da prendere in prestito, la l’offerta di moneta, la moneta che circola va a ridursi, si hanno politiche monetarie restrittive e le politiche monetarie restrittive, secondo Friedman, cureranno l’inflazione, cioè spingeranno verso in basso la linea violetta. In effetti vedete che negli Stati Uniti, dopo che la il tassi di interesse sono portati al 18% la linea violetta inizia a scendere. Ma l’altra linea importante per la salute de dei lavoratori in particolar modo, cioè il tasso di disoccupazione tende a salire. Quindi la cura della politica monetaria restrittiva per ridurre l’inflazione ha come conseguenza un incremento della disoccupazione che raggiunge negli Stati Uniti qualche anno dopo un valore altissimo. Vedete questa situazione qui trova uno sbocco politico. Negli anni 80 troverà uno sbocco politico anche negli Stati Uniti, ma già nel 1979 Paul Milton Friedman e la sua ricetta monetarista che sostiene che per curare l’inflazione bisogna fare strette monetarie senza preoccuparsi troppo se le strette monetarie strozzano l’attività produttiva. trova un suo grande sponsor nella prima donna che diviene primo ministro in Inghilterra ed è anche dopo tanti anni il primo governo dei Taoris, dei conservatori di destra in Inghilterra. Mi riferisco a Margaret Toucher che diventa eh primo ministro in Inghilterra il 4 maggio del 1979 e non solo appoggia un l’idea di Friedman che il banchiere centrale che della Banca d’Inghilterra debba in qualche modo adottare politiche monetarie restrittive, ma inizia a ridurre sostanzialmente la spesa pubblica e a ehm e e a ridefinire il sistema produttivo inglese cercando di ridurre sempre di più la grande produzione eh di delle grandi industrie manifatturiere. Negli anni negli anni 80 colpirà in particolar modo il settore minerario chiudendo le miniere in Inghilterra, ma già nel qualche mese dopo il suo insediamento si hanno dei grandi scioperi per quanto riguarda le industrie ehm che appartengono ai poliisiderurgici che operavano in Inghilterra che eh sostengono uno sciopero che fino, se non se non ricordo male a 13 settimane. Qui avete una delle fotografie dei giornali dove si si accusa Margaret Maggie di di come dire affamare i bambini di quelle di quegli di quelle famiglie operaie che ehm non erano ascoltate dal governo e che erano impegnate in uno sciopero così lungo. Questo è il contesto del dibattito di politica economica che come sempre e sempre accade inizia ad influenzare pesantemente anche i dibattiti di politica economica in Italia, cioè nel momento in cui si hanno paesi importanti e università importanti eh in del mondo anglosassone che fanno ricadere la responsabilità dell’inflazione sostanzialmente tutta sul sulle rivendicazioni salariale che ritengono che questo possa essere stoppato da una misura drastica come la politica monetaria restrittiva e anche in Italia si inizia a parlare di questo e in particolar modo Tarantelli vuole evitare che prevalga in Italia una cura dell’inflazione attraverso le indicazioni di politica monetaria restrittiva, cioè di restrizione del credito che in parte iniziano già a essere attuate dalla da anche da Banca d’Italia per andare incontro alle esigenze espresse dagli imprenditori italiani stanchi delle rivendicazioni salariali in un contesto in cui diventa difficile sfruttare la flessibilità del cambio, senza rendersi conto che così però si pongono anche le basi per una strozzatura produttiva della stessa industria italiana. E adesso entriamo proprio nel vivo delle parole di Tarantelli. Nel 1984, in particolar modo, c’è una conversazione fra lui e il suo primo maestro con cui si era laureato, un economista molto impegnato nella visione di una politica economica attenta sempre agli ultimi che è stato il grandissimo Federico Caffè, figura che ha una storia molto interessante perché decide di scomparire Eh, nel 1987 Federico Caffè esce di casa e nessuno saprà ritrovarlo. Su questo è stato scritto un romanzo di cui consiglio la lettura, anche questo molto agile da leggere, di Hermanore Rea si chiama l’ultima lezione. Tarantelli fa questo ragionamento, leggiamolo insieme, sono due slide, però è molto chiaro e ci aiuta anche a far emergere quello che forse interessa più a più voi dopo tutta questa contestualizzazione macroeconomica che riguarda appunto il ruolo delle relazioni industriali eh dentro quindi il i luoghi della produzione e il ruolo anche delle associazioni dei lavoratori a partire dal 1968 Si può dire che il sindacato cessa di essere un semplice esecutore di una di una regola, far aumentare il salario monetario quanto la produttività del lavoro e inizia un suo ruolo fra il 68 e l’inizio degli anni 70 di gestore del conflitto dell’alta conflittualità di quegli anni e poi un ruolo di vero e proprio soggetto attivo di politica economica. Carantelli non parla solamente, non parla dell’Italia dove in realtà questo ruolo non c’è ancora, parla di altri paesi, almeno in alcuni paesi. Penso ai quattro paesi scandinavi, all’Austria, alla Germania o al Giappone. In altri paesi le cose invece vanno diversamente. Qui il rientro dall’inflazione quando c’è c’è attraverso, no, il coinvolgimento nelle politiche pubbliche del sindacato che è quello che Tarantelli vuole realizzare in Italia, ma c’è attraverso strette monetarie che serrano il cordone del credito attorno al collo dell’economia. Se tu riduci la moneta in circolazione, fai costare tanto i prestiti, ne soffrono, le imprese licenziano, fanno aumentare i tassi di interesse. Pensiamo alla politica della toucher in Inghilterra o ormai siamo nell’84, quindi nell’80 ha già vinto l’elezione Ronald Reagan negli Stati Uniti o alla politica reganiana negli Stati Uniti, creando disoccupazione, l’abbiamo visto prima con il dato riferito agli Stati Uniti, successivo alla politica di di enorme stretta monetaria messa in campo dal dalla Federal Reserve, da Paul Falker, mettono in ginocchio i sindacati e i lavoratori E già, perché c’è anche un elemento politico. Nel momento in cui tu decidi di ristrutturare il tuo paese, come fanno Rean e Toucher, e porti fuori dal tuo paese le grandi fabbriche che producono manufatti, chiudi le miniere, chiudi il settore siderurgico, chiudi i grandi poli industriali nel tuo paese, magari fai riaprire questi poli industriali altrove in altri paesi. iniziando le prime esternalizzazioni produttive, pensiamo per quanto riguarda gli Stati Uniti al Messico, ma pensiamo per quanto riguarda l’Inghilterra in quegli anni, ancora i paesi del Commonwealth, che comunque era ancora attivo. Eh, questo ti consente di mettere in ginocchio i sindacati perché quelle persone licenziate non avranno più rappresentanza in termine sindacale, non si riscriveranno più al sindacato. Il sindacato è forte laddove ci sono tanti iscritti al sindacato e gli iscritti al sindacato ci sono soprattutto nei grandi poli industriali con grande concentrazione dell’attività produttiva. il capitale reagisce con le esternalizzazioni e reagisce con le esternalizzazioni a partire dai due grandi paesi che sono il riferimento in qualche modo della nuova destra e delle nuove visioni politiche. attenti. nuove visioni politiche che in Italia vengono in qualche modo incoraggiate alla luce del fatto che la storia della politica italiana va incontro nel 1978 ad un grande trauma che è la fine dell’idea che si possa trovare un accordo tra il Partito Comunista e la Democrazia. cristiana, eh, con l’idea che la che la Democrazia Cristiana poteva addirittura governare con una sorta di patto di desistenza da parte del Partito Comunista o che il Partito Comunista, anche laddove non avesse abbastanza voti per governare, fosse in qualche modo, no, sentito nella formazione dei governi, perché nel 1978 viene rapito il fautore di questo progetto che è Aldo Moro e viene ucciso dalle Brigate Rosse, ma ormai possiamo dirlo alla luce delle verità processuali che sono emerse con un piano che vede coinvolti anche i servizi segreti, in particolar modo americani, che non volevano che questa stagione politica cominciasse in Italia e questo fa sì che quindi cambino anche gli equilibri politici interni al paese, perfino partiti con una tradizione di sinistra, penso soprattutto al Partito Socialista, entrano, diciamo, in ascolto delle nuove idee che arrivano dal mondo intellettuale vicino a Toucher e a Regan. Secondo la scuola monetarista continua Tarantelli, eh cioè secondo quei principi ispirati a Milton Friedman, si tratta di rientrare dall’inflazione stringendo il cordone del credito attorno al collo dell’economia, creando disoccupazione, mettendo in ginocchio sindacati e lavoratori. Secondo il neokenesismo, che è il modo in cui Tarantelli chiama, diciamo, la sua economia, influenzato da Cafè e ancor più poi da Franco Modigliani, premio Nobel per l’economia con cui Tarantelli va a studiare al Meet e poi diventerà collaboratore. Si tratta di fare una politica diversa dalla politica dei redditi della fine anni 50, cioè una politica che non vede il sindacato come un soggetto passivo che fa aumentare il tasso di incremento dei tassi monetari in linea col tasso di incremento della produttività compromessa di riforme che magari non verranno mai, ma un sindacato come soggetto attivo di politica economica che in cambio di riforme, cioè che si mette a dialogare coi ministri e con gli e coi e e coi rappresentanti della Confindustria e e accetta la moderazione sul piano dei salari per avere qualcos’altro in cambio. Ok? Questa è la filosofia ispiratrice. Dietro questa filosofia ispiratrice ci sono dei lavori importanti dal punto di vista dell’uso dei dati che io sintetizzo in questa tabellina e che oltre a Tarantelli venono coinvolti altri importantissimi economisti come Bruno e Sax, Mccalla, main Italia, Paolo Siloslabini. Cosa emerge da questa letteratura? Guardate questa tabellina. Ci sono paesi ad elevata centralizzazione della contrattazione salariale e paesi a basso livello di centralizzazione e poi ci sono paesi a livello intermedio di centralizzazione. nei paesi ad elevata centralizzazione nella contrattazione ci sono pochi sindacati forti, quindi c’è unità del sindacato che sono anche rappresentativi, cioè sono anche sindacati che hanno una funzione nella proposta delle politiche pubbliche, cioè non fanno solo rivendicazione salariale, non rinnovano solo i contratti, entrano nel vivo, in tal in taluni casi sono anche protagonisti Questi sono anche gestori di politiche sociali. Mh, questi sono i paesi scandinavi e l’Austria del periodo storico di cui stiamo parlando. Nei paesi a basso livello di centralizzazione invece c’è un elevato decentramento nella contrattazione fino a raggiungere il livello di impresa, ok? E c’è anche, diciamo, un una eh situazione che facilita quel free riding di cui vi ho parlato prima, quel dire “Ah, ma loro hanno avuto una rivendicazione salariale in percentuale maggiore nel recupero dell’inflazione rispetto alla mia categoria, quindi io faccio lo sciopero per strappare un ulteriore ehm diciamo riaggiustamento dei salari. Eh questi eh questi diciamo eh situazioni sono caratterizzate da bassi tassi di disoccupazione e da bassa inflazione. Scusatemi, ho detto una sciocchezza. L’elevato decentramento nelle contrattazioni a livello di impresa non no non mette in moto il meccanismo del free riding. Il meccanismo del free riding è messo in moto dalla contrattazione a livello di settore produttivo, cioè categoriale. Ok? I i paesi a basso livello di centralizzazione con elevato decentramento della contrattazione sono proprio quei paesi più caratterizzati dalle politiche monetarie restrittive con bassi tassi di disoccupazione e bassa inflazione. Anche i paesi ad alta ad elevata centralizzazione hanno bassi tassi di disoccupazione e bassa inflazione. In realtà qui quando ho scritto bassi tassi di disoccupazione perché mi sto riferendo ad un lavoro che non ancora non aveva considerato i dati successivi alla stretta monetaria di di Folker, ma quello che ci interessa di più è soprattutto il confronto fra il la colonna centrale e la colonna alla mia sinistra, cioè i paesi come Germania, Francia e Italia, quelli in cui il sindacato non ha una forte eh coesione e non ha una capacità così incisiva come nei paesi Scandinavia, in Austria di di partecipare alle politiche pubbliche e la le regole contrattuali sono caratterizzate da un livello intermedio di centralizzazione, hanno un peggioramento del tradeof inflazione e disoccupazione. Quindi quello che Tarantelli eh eh sposa nella sua analisi è l’idea che l’Italia debba modificare queste caratteristiche istituzionali, soprattutto guardando ai paesi ad elevata centralizzazione con sindacato unitario e molto rappresentativo, perché questo intervento che può essere fatto in alternativa alle politiche monetarie restrittive in un contesto come quello italiano, caratterizzato da eccessiva conflittualità del mondo operaio che avrebbe potuto determinare una reazione molto dura non solo sul piano economico. Ricordate anche le considerazioni che vi ho appena fatto eh sulla eh sul rapimento moro e quindi anche diciamo sulla ehm ehm eventuale eh problematicità dal punto di vista della politica internazionale e eh laddove ehm si fossero ehm eh si fossero create le condizioni di un partito comunista che avesse i voti necessari per divenire forza di governo. Eh, anche qui apro e chiudo immediatamente una parentesi. Ragionare sul mercato del lavoro in quegli anni significa anche ragionare non non più e non solo sull’indisciplina del movimento operaio, ma anche sul rafforzamento di organizzazioni clandestine come le Brigate Rosse che nella lettura, diciamo, della del dell’epoca da parte delle forze più reazionari vengono in qualche modo ehm ricondotte all’elevata conflittualità operaia. Cioè c’è c’è chi sosteneva che l’eccessivo potere espresso dai dagli operai era un terreno fertile anche per la diffusione di organizzazioni terroristiche come le Brigate Rosse e in un contesto, tra l’altro, particolarmente pesante e perché eh Come dovreste sapere, il 12 dicembre già del 1969 era avvenuta la prima strage in Italia e che ehm può essere letta come una sorta di eh reazione di matrice di destra reazionaria, mi sto riferendo alla bomba a alla Banca dell’Aricoltura a a Milano, ehm per eh quello che riguardava la la l’eccessiva clima il clima culturale eccessivamente progressista che si viveva in Italia. Situazioni poi che si ripeterano fino poi a a alla strage anche della della stazione di Bologna nel nel pieno degli anni 80. Ora, l’opera di Tarantelli e che viene pubblicata postum che raccoglie le migliori delle sue idee, èconomia politica del lavoro. In questo libro Tarantelli propone un’analisi delle relazioni industriale in cui, per l’appunto utilizza la teoria economica, ma anche altre discipline. Eh, non esisteva ancora un’analisi delle relazioni industriali come quella che potete studiare voi all’interno dei corsi di organizzazione aziendale dal punto di vista accademico. E per la la grande novità è che Tarantelli cerca di mettere in relazione questo con i problemi macroeconomici di cui finora abbiamo parlato, per cui lui propone una teoria dell’inflazione e della distribuzione dei redditi in cui c’è un ruolo per il sindacato a partire dai possibili sistemi di relazione industriale che si possono determinare, innanzitutto sistemi ad alta centralizzazione e ad alta rappresent tentatività del sindacato contro sistemi, chiamiamoli a bassa centralizzazione e a scarsa o a rappresentatività limitata solo nella sfera della distribuzione dei redditi del dei redd dei dei degli incrementi salariali del sindacato. e vi è poi una parte conometrica in cui Tarantelli utilizza i dati dei 16 maggiori paesi industrializzati nel periodo storico oggetto della nostra analisi, cioè tra il 1968 e ehm e il 194 più o meno. Ehm, quindi introduce un’analisi istituzionale dandogli anche una veste particolarmente interessante dal punto di vista dell’analisi dei dati quantitativi. Le figure arriva a questo a questo testo eh basandosi soprattutto su tre autori. Uno è Piero Sraffa. Tarantelli va a Cambridge dove c’è questo italiano ormai anziano che però con un libro di pura teoria economica, produzione di merci a mezzo di merci, influenza involontariamente dal suo punto di vista anche il dibattito di politica economica perché in quel libro Sraffa di che il problema della distribuzione dei redditi è in qualche modo scisso dal sistema dei prezzi. Cioè, che cosa dimostra matematicamente, eh senza contestualizzare gli aspetti storici, che in qualsiasi sistema dei prezzi può essere ehm garantito indipendentemente da quella che è la distribuzione fra salari e profitti. Per cui tu puoi anche fissare un salario molto alto, ma questa cosa non impatterà in modo considerevole sulla riproducibilità del sistema economico, cioè sul fatto che eh il i il sistema produttivo possa funzionare perché i livelli dei prezzi che si realizzeranno lo faranno funzionare. Questo risultato viene tradotto in modo, se vogliamo, semplicistico dal soprattutto in Italia nell’idea che il salario è una variabile indipendente e che quindi si può chiedere un incremento dei salari senza mettere in pericolo il proprio sistema economico. L’altro grande l’altra grande influenza è quella di Federico Caffè. politica economica è il corso che che Tarantelli studia e tiene sottomano ed è un ed è un approccio alla politica economica che guarda sempre innanzitutto ai problemi eh di chi è più in difficoltà all’interno del sistema economico e questo è un po’ in cui la politica sociale non è scissa dalla politica economica. Infine vi è il lavoro con Modigliani. Qui vedete una tre saggi che vengono scritti insieme da Modigliani e Tarantelli che avranno ampia risonanza nel mondo dell’economia anche internazionale. curva di Philips, sotto sviluppo e disoccupazione strutturale, in cui in sintesi, la curva di Philips viene, come dire eh analizzata anche alla luce delle novità ehm che prima abbiamo illustrato, ma in un modo diverso rispetto alla analisi condotta dalla scuola di Chicago, cioè l’inflazione non viene vista come un fenomeno meramente monetario, ma viene collegata esattamente al contesto istituzionale, al modo in cui si contrattano i salari, alla alle relazioni industriali. Tutto questo prima del libro dell’86 era stato analizzato nel 75 da Tarantelli in un sagetto che si chiama appunto il ruolo economico del sindacato dove c’è l’idea che il sindacato possa svolgere un ruolo economico ben oltre la rivendicazione dei salari e che è proprio lì che bisogna giocare per poter ehm per poter far sì che il sindacato venga responsabilizzato. Parantelli utilizza un termine dal punto di vista della idea di rivoluzione di riforma istituzionale del ruolo del sindacato per agevolare delle relazioni industriali che in fin dei conti realizzino anche uno dei principi costituzionali che tuttora è realizzato che riguarda il coinvolgimento nella gestione dell’impresa degli stessi lavoratori. utilizza un termine un po’ infelice, eh perché che è neocorporatismo, eh che ricorda un po’ la parola nefasta del ventenno fascista corporativismo, ma non vuol dire la stessa cosa. E il suo lavoro ha come obiettivo l’individuazione per ogni gruppo di di paesi delle modalità migliori per combattere le ondate inflazionistiche degli anni 70. su ragionamento utilizza i dati di tutti questi paesi che vedete elencati, tra cui c’è anche l’Italia, quindi suddivide il campione di paesi secondo ehm un parametro, cioè il grado di centralizzazione riferito al sistema delle relazioni industriali e lo fa. Come faccio a misurare il grado di centralizzazione di un sistema di relazioni industriali? Lui si studia la normativa e siccome non c’erano ancora le statistiche che abbiamo a disposizione oggi, lui costruisce un indice che può valere 1 2 3 4 5 a seconda della presenza o dell’assenza e della presenza o dell’assenza eh robusta o meno robusta di tre dimensioni. la neocoptazione dei sindacati e dei rappresentanti degli imprenditori, cioè il fatto, ok, che esista quello che noi possiamo immaginare come una sorta di politica di concertazione in cui il governo convoca le parti sociali per stabilire le modalità di recupero fuori dalla scala mobile dell’inflazione e di volta in volta eh le misure compensative fuori dai salari ma legati ai servizi pubblici della dei lavoratori in particolar modo. Due, la centralizzazione della contrattazione collettiva, cioè il il grado di coesione del sindacato e tre la regolazione del conflitto industriale. Ok? e e quindi la introduzione, se volete, di regole eh che eh delimitino in questo senso la espressione di conflittualità operaia. Quindi i paesi sono divisi in due, paesi ad alta centralizzazione e paesi a scarsa centralizzazione delle relazioni industriali, segnalando come i paesi senza centralizzazione siano quelli caratterizzati dal problema del free riding che vi ho già illustrato, cioè free riding applicato alla rivendicazione, alla stabilità del livello dei prezzi, cioè in cui le categorie professionali che hanno un’indicizzazione minore eh sfruttano le indicizzazioni ottenute dalle categorie superiori e realizzando una situazione di spirale salari prezzi. Dentro questa analisi, come emerge l’Italia? emerge come un paese che viene definito sistema decomposto, cioè un sistema in cui, indipendentemente dal grado di centralizzazione una politica dei redditi, eh cioè una politica di ehm accordi legati alla distribuzione delle quote di reddito anche in diretto, cioè attraverso i servizi pubblici. non è attuabile perché non vi è consenso su quella che è la distribuzione fra salari e profitti. E il problema è che dinanzi a questa situazione sembrerebbe che i dati dicano che vi sia un’unica modalità di intervento rappresentata proprio dalla politica monetaria restrittiva che Tarantelli vuole evitare nel caso del nostro paese. L’idea, quindi, per evitare questo esito è quello di una predeterminazione dell’inflazione che si fonda su cinque proposte. consenso e la collaborazione tra sindacati, imprenditori e governo, i quali si impegnano a raggiungere il livello di inflazione predeterminato, senza quindi eh individuare meccanismi di indicizzazione automatica dell’inflazione. uno scambio politico che è esattamente quello di cui vi parlavo prima, cioè il fatto che i sindacati in modo preparato vanno a discutere con un governo che si fa garante dell’accordo con la la i rappresentanti dei datori di lavoro per avere in cambio dei delle modalità di ricchezza indiretta eh che possono essere rappresentate pensate da affitti calmierati nei confronti dei lavoratori, da tariffe agevolate per quanto riguarda i servizi pubblici, da forme di ehm welfare dedicato anche alla famiglia in termini, per esempio, di borse di studio al quali possono avere accesso i figli delle categorie dei lavoratori e così via. Dopodiché c’è un terzo elemento, le che è la presenza di garanzie per i lavoratori nel caso l’inflazione predeterminata sia sbagliata, cioè nel momento in cui si eccede il livello di inflazione predeterminato e eh il cioè nel momento in cui eh si si il l’incremento salariale non è riuscito a recuperare completamente il suo potere d’acquisto attraverso l’inflazione predeterminata, occorre recuperare in qualche modo questo, chiamiamolo, errore. Tre, ci sono anche garanzie per gli imprenditori, cioè ogni anno gli imprenditori eh predeterminano il numero degli scatti eh della dell’indicizzazione. E infine una clausola che viene chiamata Rean Close che prevede le due situazioni in cui lo Stato non avrebbe svolto più funzione di garanzia che sono un rafforzamento del dollaro nei confronti delle valute dello Sme, quindi una situazione di eh svalutazione delle valute eh che rientrano nello SME nei confronti del dollaro e invece un’inflazione importata per via degli aumenti delle materie prime. se cioè situazioni in qualche modo che potrebbero rendere eh necessaria una eh rivisitazione di un accordo per cause, chiamiamole esogene. Ok? A questo punto ehm vorrei aprire e chiudere subito una parentesi che riguarda uno degli aspetti che a mio avviso è stato meno considerato da coloro che si sono ehm posti il problema della ricostruzione della delle idee di Tarantelli. Perché vedete il Scusate un attimo, eh? Ok, perfetto. Perché vedete, devo un attimo rimettere in carica il computer, sennò si spegne. No, ne approfitto per dirti che noi abbiamo grosso modo un quarto d’ora perché poi ci cacciano dall’aula. 10 minuti. Ok, ho finito. Ho finito. Voglio solamente ehm segnalare l’importanza del modo in cui viene visto il salario in questa ehm in questo in questa prospettiva. E lo faccio riprendendo un passo eh scritto da Tarantelli in un articolo che si intitola proprio salario variabile indipendente e vedete cosa sostiene lui, no? Il salario è una variabile indipendente, quindi in qualche modo eh un elemento su cui è legittimo avere delle pretese, se è visto non come costo del lavoro erogato dall’impresa, ma come reddito disponibile dei lavoratori, cioè come costo del lavoro al netto al netto dei vari tipi di imposta distinti per classi di reddito e allordo dei trasferimenti alle famiglie dei lavoratori più i consumi e gli investimenti pubblici, anch’essi distinti per destinazione alle diverse fasce di reddito e alle classi sociali. Chiedere che il sindacato accetti senza batterciglio un tasso di incremento pari o inferiore al tasso di sviluppo della produttività fino alla riduzione dei salari reali, una sostanziale riduzione dei meccanismi dei salari basati sulla scala mobile, la mobilità del lavoro, eccetera, indipendentemente dall’evasione fiscale, dall’assenza di una politica dell’investimento, quindi della trasformazione degli apparati produttivi, quindi anche se volete della decisione sulla nocività dei luoghi di lavoro, della sicurezza sociale, indipendentemente dal mancato del funzionamento della insufficienza delle strutture pubbliche, chiedere l’impossibile. Quindi per lui il salario è la quota di ricchezza che al di là della busta paga deve rispondere alle esigenze delle classi sociali che vivono solo di lavoro. Ora io vorrei semplicemente concludere segnalandovi come va questa storia. Allora, questa storia va finisce male e viene gestita politicamente peggio perché in parte non tutta quella proposta di cui vi ho parlato prima, ma solo in parte ehm viene eh considerata dal governo Craxi. Ok, nel 1984 vi è un accordo e si trova in un punto di convergenza fra tutti e tre i sindacati, il governo e la Confindustria. Ai lavoratori viene chiesto di accettare per l’anno successivo un profilo di maturazione della scala mobile che non viene cancellata, ridotto di quattro scatti a fronte di una corposa contropartita fatta di provvedimenti fiscali e sterilizzazione del drenaggio fiscale, governo delle tariffe ed equocanone. M questa situazione qui trova però ad un certo punto l’opposizione del Partito Comunista che richiama il segretario della CG Lama e gli impone di non firmare l’accordo. Son con motivazioni politiche, cioè la la posizione dellallora segretario Berlinguer del PC era che il sindacato non era un soggetto politico autonomo e non era autorizzato a trattare direttamente col governo. A maggior ragione se quest’ultimo non aveva ricevuto il mandato del dal Parlamento. Craxi reagisce procedendo per decreto senza far fare un iter parlamentare, cosa su cui Tarantelli non era assolutamente d’accordo e procede per decreto forte dell’accordo di soli due sindacati e lì si rompe l’accordo tra i tre sindacati e eh Tarantelli si sfila dalla dalla operazione E il PC, dopo che il decreto viene approvato, indice un referendum abrogativo. Berlinuerra eh non vedrà il referendum perché nel mentre viene colpito da un ictus e muore l’11 giugno del 1984. il ma prima la la situazione politica diventa eh molto tesa e Tarantelli viene indicato dalle Brigate Rosse come il responsabile di questa situazione. In realtà, da una intervista fatta a Paolo Siloslabini emerge che l’altro l’altra figura che sarebbe potuta essere colpita dalle Brigate Rosse era proprio Paolo Siloslabini di cui abbiamo fatto solo un cenno e ma che aveva un ruolo importante, anche se in in un’altra area, no, la Cisla di di Tarantelli. sempre su queste tematiche, però le Brigate Rosse scelsero Tarantelli perché era un metodico, mentre Silosabini era uno che non si capiva mai se iniziava lezione ad un orario o ad un altro. E quindi mi raccomando, non siate troppo metodici, neanche voi che ogni tanto arrivare in ritardo può salvare la vita. Purtroppo, e lo dico, insomma, lo dico con con grande commozione, eh il 27 eh marzo mi pare del 1985 Tarantelli viene ucciso. Viene ucciso. Qui vedete i titoli di prima pagina dell’Unità del Corriere della Sera e vedete anche una bella scritta che è sul muro della casa della sua della casa dove visse Roma. Eh, non la leggo in prima persona perché ehm mi commuove eh ma ehm è sintetizza bene cosa cosa era questa persona che io non ho conosciuto ovviamente personalmente, ma che ho eh che ho appreso dalla lettura soprattutto del dei suoi articoli ehm raccolti in questo testo che si chiama La forza delle idee che vi che vi consiglio. Come vi consiglio anche il ricordo del figlio Luca Tarantelli, il sogno che uccise mio padre. Il decreto di San Valentino, così è passata la storia, nell’84 introdusse un tetto massimo dell’inflazione dal del 10% e predeterminò anche un massimo di nove scatti della scala mobile e un ulteriore taglio di tre punti. Il referendum eh voluto dal PC eh non portò alla abrogazione della norma. Oggi la situazione è molto diversa. Innanzitutto, anche se abbiamo spinte inflattive, non sono spinte minimamente riconducibili alle rivendicazioni salariali, perché se una cosa è vera in Italia è che le condizioni del mondo del lavoro oggi sono ai minimi storici. Questo è un indice calcolato dallox che sintetizza l’insieme di regole e procedure che disciplinano la possibilità di assumere e licenziare lavoratori nel settore privato in Italia. Vedete che tra il 1990 e il 2012 questo indice è stato dimezzato e eh questo abbattimento della difesa dei lavoratori eh eh ha proceduto di pariasso con dei salari che sono sostanzialmente stagnanti, come potete vedere dal grafico che abbiamo già visto prima. Eh, vedete qui la corsa a prezzi salari, la linea blu, prendete per esempio il 1000 il 2012, è molto al di sotto della linea rossa, cioè noi e e questa è una situazione che peggiora anche nel eh nel negli ultimi negli anni che ci separano dal 2012. Abbiamo quindi un meccanismo assente di recupero della retribuzione salariale. Nella storia italiana negli anni 90 si è provato a sperimentare una forma di concertazione che è stata definitivamente abbandonata nel 2009, ma ha un valore completamente diverso dinanzi alla precarietà lavorativa. Io credo che ehm la storia di Tarantelli ci lascia in eredità la esigenza di fare politica. Non esistono delle regole automatiche che possano creare le migliori condizioni eh per garantire eh la crescita economica del paese. Il nostro paese ha una situazione economica asfittica per quanto riguarda la produzione industriale che si sposa con una riduzione della eh della del salario come reddito e la la le figure dei working pools sono ormai una realtà nelle grandi industrie, nelle grandi città italiane e l’idea che i rappresentanti dei lavoratori possano entrare nel vivo per decidere le tariffe dei servizi pubblici o addirittura l’equocanone non è più all’ordine del giorno, ma io penso che si si debba in qualche modo trarre da Tarantelli il grande insegnamento che in un mondo di interessi divergenti ci sia sempre la possibilità di mettersi attorno ad un tavolo in modo competente per poter per evitare sia una eccessiva conflittualità sia la situazione attuale di [Musica] una rappresentatività del mondo del lavoro, ma quindi di tutti noi che rasenta la l’impossibilità di fare politica e di ne paghiamo le conseguenze tutti, perché un sistema paese che non riconosce che esso si fonda sul lavoro e sulla dignità dei lavoratori è un sistema paese che non può andar lontano. Vi ringrazio. Paolo, non dicevo, scusa Stefano, tolto il microfono. Dicevo, cioè invitavo se c’erano domande, ma in aula o a casa e non ne vedo. Volevo, anche perché c’è il personale tecnico che già sta premendo per chiudere le aule e la questione volevo un attimo ragionare con te due secondi solo sul sull’indice di protezione che era l’unico che gli avevo risparmiato per evitare un’ulteriore botta di tristezza agli studenti e e e condividere questa considerazione che in realtà, diciamo, è stata una componente che non ha fatto politica sul mercato del lavoro, diciamo, un po’ la componente più vicina a noi. Un’altra parte politica ha fatto da dal pacchetto tre in poi ha fatto una politica sistematica di aumento della flessibilizzazione, passando anche lì, per carità, per figure che hanno pagato tristemente con la vita, ma da Treu, la Biaggi, la Fornero fino a Giobti Renzi, cioè un filo conduttore rosso che ha prodotto gli effetti di quell’ultimo autografico. Sì. E a me dà molto fastidio il fatto che questo filo conduttore sia narrato come in continuità con le idee di Tarantelli, perché perché eh come ho cercato di dimostrare certo non erano idee riconducibili a un filone operaista radicale, però erano idee assolutamente di un riformismo vero, in senso progressista che hanno trovato un tradimento innanzitutto in coloro che hanno legittimato la la precarizzazione del nostro mondo del lavoro. E questo è la situazione nella quale ci troviamo, ma è una situazione di cui si può parlare anche cercando di mettere in luce come non vada semplicemente a danneggiare coloro che vivono del proprio lavoro, cioè ma anche il tessuto imprenditoriale del paese alla lunga si trova in una situazione di scarsi risultati, proprio perché il lavoro precario è un lavoro facilmente sfruttabile, ma se non si investe in un lavoratore la produttività del lavoro tutta a un certo punto andrà a crollare perché questo tipo di struttura istituzionale favorisce una despecializzazione produttiva e come dimostra il numero di occupati che varia in aumento, il PIL che addirittura decresce. Quindi è è è palese questa questa situazione. Ho visto che avete un programma di lezioni ulteriori eh che è molto interessante e e che spero possa anche essere una occasione eh di riflessione per reagire a queste cose. Io penso che i nostri studenti, i questa generazione debba essere una generazione consapevole di ciò che deve riguadagnare. E il problema è che non glielo racconta non glielo racconta nessuno. Stefano, questo spero che una figura come Tarantelli possa essere letto e studiato, proprio perché sebbene in un contesto diverso, in cui in qualche modo quello che c’era da guadagnare era una eh generazione che aveva perso di vista, se vuoi, anche eh che cosa significava una vita sociale eh autentica, no? Perché nel momento in cui eh un numero consistente di persone iniziano ad andare in clandestinità e a fare attentati terroristici e questo significa che c’è qualche cosa che che non va. La nostra generazione ha ha altre cose che non vanno. Eh non è una loro responsabilità, è una responsabilità di tutti sotto certi punti di vista. non trovo assolutamente sbagliato, anzi trovo importante che all’interno dell’università, e per questo ti ringrazio che hai stimolato questo corso di lezioni, eh si vedano le cose per quello che sono e si provi anche a ragionare su possibili soluzioni istituzionali che magari possono trovare anche ispirazione da queste logiche. Concertazione oggi è una parola quasi inesprimibile, no? in alcuni ambienti della sinistra perché ci fa venire in mente proprio le varie riforme che hanno precarizzato il mercato del lavoro, però nasceva con un’idea diversa. M ripeto, a me questa questa questi pezzi del dei testi di Tarantelli dove addirittura si parla dell’equocanone come un tema che può essere eh trattato in una in un tavolo in cui ci sono i rappresentanti dei lavoratori in un mondo come il nostro in cui, cioè veramente ci sono, non so bene la situazione di Perugia, però la la situazione della vita e del costo delle abitazioni degli affitti a Milano, a Roma o a Bologna, ormai ha raggiunto dei livelli incompatibili con quello che è la retribuzione della maggior parte de delle persone che addirittura hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Sì, è così. È così anche a Perugia, insomma, non è facile, non è facile per chi ha un contratto a tempo determinato, immaginiamo per chi ce l’ha a tempo determinato. Qual è il tema? No, e sull’altro aspetto io sono un po’ più vecchio di te, quindi la mia generazione ha avuto, poi io stavo a Trieste a Trento, quindi la mia generazione ha avuto alcuni fratelli maggiori che citando Casa Casa Massima sono morte con un’arma in pugno e e non erano non erano marziani. Certo, cioè gente di azione cattolica, cioè era gente che insomma a un certo punto ha preso la strada sbagliata per per rivendicare in un modo sbagliato. Quello che io penso sia un po’ appunto triste oggi, la mia tristezza iniziale dell’immagine Tarantelli era legata alla morte, ma anche al suo lavoro che oggi non trova, no, chi lo emula fondamentalmente se non in piccole in piccoli contesti. è proprio il fatto che molte della generazione attuale non ha idea di che cosa debba rivendicare perché non l’ha conosciuto, non ha testimonianza, non lo non l’ha conosciuto. Sì, sì, ma ma infatti io credo, ecco, insomma, poi si può entrare nel vivo delle anche delle più tecnico delle idee di Tarantelli, però è un esempio di studioso e di uomo eh che ha fatto politica in un bene e e indipendentemente da quanto uno possa essere più o meno d’accordo con le sue proposte e quindi cioè e ed è bello anche da leggere m perché che soprattutto in questi testi della forza delle idee scrive eh per farsi leggere, quindi sono testi brevi e comprensibili. Poi chiaro la m l’altra cosa che volevo dire è che c’è stato che Radio Radicale, ho messo il link nelle slide ha trasmesso c’era anche Emiliano, Alberto Lucarelli e c’erano eh Bruno Chiarini. Ehm dei bellissimi interventi e anche interdisciplinari di ehm vale la pena ascoltarli. Sono 3 ore e mezzo tutto il convegno, però sono 15 minuti ciascun intervento e e magari chi si si è incuriosito come anche insomma quest’anno questo ricorso ai del quarantennale della morte di Tarantelli da darà adito ad altre occasioni occasioni. Eh c’è ci sarà anche una sessione alla Alla. Sì. Ehm e il il figlio di Tarantelli, Luca Tarantelli, che pure c’è radio che non è a Radio Radicale in questo in questo link, eppure non è un economista, eh tiene però viva la memoria del dell’uomo Tarantelli che per l’appunto, no, eh c’è ci sono quelle parole che io non ho letto e che sono espresse sulla lapide che non voglio dire perché sennò No, io sono sensibile, mi viene la lacrimuccia, però ehm esprimono bene chi era, anche perché insomma non era una persona che veniva da una famiglia normale che si è trovato spesso a tirare la cinghia mentre studiava e che ha avuto la il grande coraggio, come dicevo all’inizio, di provare a fare l’economista per fare politica.
29 Maggio 2025. Intervento all’interno del corso di Economia delle Istituzioni e dei Mercati Regolati. Ciclo di seminari: “Il Mercato del lavoro italiano da una prospettiva multidisciplinare” organizzato dal prof. Paolo Polinori – Università di Perugia.
Correzioni e precisazioni:
1. Il libro “Vogliamo tutto” di Nanni Balestrini non viene pubblicato nel 1969, ma nel 1971. Esso tuttavia racconta esattamente le lotte operaie del 1969.
2. Quando parlo di superamento dell’indicizzazione automatica intendo riferirmi alla proposta di Tarantelli di raffreddare l’inflazione «sulla base di un profilo del numero dei punti di scala mobile decrescente nel tempo, concordato dalle parti sociali, con conguaglio a fine anno a carico delle imprese per la differenza tra il numero dei punti concordati e i punti effettivamente scattati», in modo da garantire sia il potere d’acquisto dei salari sia il grado di copertura vigente. In talo modo, come ha scritto Leonello Tronti “Il trascinamento al futuro dell’inflazione passata si verificherebbe solo al momento dell’eventuale conguaglio finale (di importo sperabilmente modesto), mentre su salari, fisco e prezzi, i sindacati, le imprese e il governo, condividono e annunciano in anticipo gli obiettivi di raffreddamento dell’inflazione.”
Per approfondire:
Leonello Tronti (2023) https://eticaeconomia.it/il-lavoro-come-partecipazione-la-lezione-disattesa-di-ezio-tarantelli/
Stefano Lucarelli (2005) https://ilmanifesto.it/archivio/2003070319
Emiliano Brancaccio (2005) https://ilmanifesto.it/archivio/2003070776
Luigi Cavallaro (2022) https://www.lavorodirittieuropa.it/images/diritto_del_lavoro_e_concorrenza_1.pdf
Riccardo Fiorito (1985) https://www.jstor.org/stable/41621886?searchText=&searchUri=&ab_segments=&searchKey=&refreqid=fastly-default%3A3dede8a344183354c38ac0659b428062&initiator=recommender&seq=14
Giornata in memoria di Ezio Tarantelli registrato a Napoli venerdì 23 maggio 2025.
Alberto Lucarelli (ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Napoli Federico II), Luca Tarantelli (figlio di Ezio Tarantelli), Francesco Barbagallo (professore Emerito di Storia Contemporanea Università Federico II di Napoli), Emiliano Brancaccio (professore associato di Politica economica all’Università del Sannio), Antonio Magliulo (professore di Storia del Pensiero Economico all’Università di Firenze), Giovanni Michelagnoli (p.h.D. in storia delle Dottrine Economichepresso l’Università di Firenze), Bruno Chiarini (ordinario di Politica Economicapresso l’Università di Napoli Parthenope), Marco Musella (ordinario di Economia politica presso l’Universita di Napoli Federico II), Lorenzo Zoppoli (professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’ Università di Napoli Federico II). https://www.radioradicale.it/scheda/760181/giornata-in-memoria-di-ezio-tarantelli