Perché il GIAPPONE può INNESCARE una CRISI GLOBALE
Il Giappone potrebbe essere la prima tessera di un donno che porterà alla nuova crisi finanziaria globale. [Musica] Dal 1992 ad oggi l’economia giapponese è cresciuta a malapena in un lungo inverno di stagnazione economica. Che il paese del Sollevante abbia dei problemi non è una novità, ma ora sta succedendo qualcosa di diverso, qualcosa che dal Giappone potrebbe far partire un terremoto nella finanza globale. Ciao a tutti, io sono Edoardo, questo è Starting Finance e oggi parliamo della crisi del Giappone e di come questa rischi di causare un crollo nella finanza globale, arrivare fino a noi. Ma per capire cosa sta succedendo oggi dobbiamo partire dall’inizio della crisi. Una crisi che come vedremo in realtà è molto lunga. Infatti partiamo dal 1992. Quell’anno in Giappone scoppia un’enorme bolla legata al mercato immobiliare, un po’ come la crisi del 2008. Il valore degli asset precipita e diverse banche e società finanziarie finiscono a rischio fallimento. Con il settore finanziario in difficoltà diventa più difficile un po’ per tutti avere finanziamenti, persino per le aziende. Il valore del nicki, l’indice della borsa giapponese, crolla e la crescita dell’economia giapponese, quindi del suo PIL, diventa stagnante da che era una delle più forti al mondo. A questo punto arrivano i primi enormi investimenti a debito da parte del governo per far ripartire l’economia. L’operazione non è poi così strana. Nel momento in cui l’economia sta andando male, lo Stato ha meno tasse da poter raccogliere e quindi ricorre al debito per fare gli investimenti necessari a far ripartire l’economia. Così vediamo il primo grande aumento del debito pubblico giapponese. Di solito si usa mettere in rapporto il debito con il PIL per avere una stima di quanto debito c’è in un’economia anche rispetto alle altre. Il rapporto debito su PIL nel 1992 arriva al 67%. Importante ma non impossibile da sostenere. Negli anni successivi la situazione continua a inaspersi, continuano ad arrivare investimenti a debito e anno dopo anno si arriva al 2006. A questo punto il rapporto debito su PIL è al 174%. Questa crisi degli anni 90 che ha portato a tutti questi investimenti a debito viene ricordata nella storia giapponese come il decennio perduto. In questo decennio, infatti, l’economia giapponese ristagna. Con l’inizio del 2000, quindi con il nuovo millennio e con il momento di forte espansione dell’economia globale, la crescita del PIL giapponese sembra riprendere e quando sembra che veramente si sta iniziando a riprendere arriva il 2008, la crisi finanziaria globale. Il 2008 pone fine a tutto. Il PIL giapponese ritorna in perdita perdendo l’1,2% nel 2008 e il 5,7% nel 2009. Anche in questo caso si ricorre al debito pubblico per fare nuovi investimenti e qui si passa dalla padella all’albracier. Nel 2007 il debito sul PIL era al 173%, nel 2010 arriva a 206%. Nel 2011 l’anno successivo la crescita del PIL segna lo 0%. Per il Giappone sembra la fine. Si trova con un debito pubblico enorme, un settore finanziario di nuovo in difficoltà e un’economia di nuovo stagnante. Dovrebbe aumentare la spesa pubblica per fare nuovi investimenti, ma può farlo soltanto a debito perché l’economia ristagna e quindi può raccogliere poche tasse. A questo punto, con tutto questo debito, il dubbio è: “Ma il Giappone rischia di fallire?” In realtà non proprio, perché il Giappone ha un segreto ed è qui che arriva il bello. Ma prima di arrivarci capiamo che cosa succede nel 2012. Ci sono lezioni e sale agli onori della cronaca un personaggio Shinzo Abe. Nel 2012 alle elezioni con il Partito Liberal Democratico si presenta Shinzoabbe che le vince. Si presenta con una nuova strategia di politica economica, la Benomic. La strategia si basa su tre punti fondamentali che vengono definiti le tre frecce. La prima freccia è una politica monetaria espansiva, la seconda una politica fiscale espansiva e la terza è l’attuazione di forti riforme strutturali. La politica monetaria espansiva vuol dire che la banca centrale riesce a dare abbastanza liquidità al sistema tramite le banche commerciali. Questo dovrebbe rendere più facile avere prestiti sia per le famiglie che per le imprese in modo da far crescere l’economia. facendo crescere l’economia ci sarebbe meno pressione sul debito pubblico perché ci sarebbero più tasse da raccogliere e questo vorrebbe dire ricorrere di meno al debito per fare nuovi investimenti. Ci sarebbe meno deficit pubblico, quindi nuovo debito annuale e magari si riuscirebbe a lavorare sulla dimensione del debito. Così facendo sarebbe possibile attuare una politica fiscale espansiva, quindi non soltanto investire ma anche tagliare le tasse. Ma come abbiamo appena detto che vogliamo stimolare l’economia per raccoglierne di più? Beh, dipende perché tagliando le tasse si possono stimolare consumi e investimenti interni e anche questo dovrebbe spingere con un trend di crescita l’economia. Il tutto deve essere possibile con delle riforme strutturali che quindi permangono nel tempo, non con delle leggi che magari valgono per un o due anni. Ma com’è possibile fare tutte queste cose quando hai un debito pubblico al 200% del PIL? Secondo molti il tuo primo focus dovrebbe essere quello di abbassare il debito. Beh, il segreto è che i titoli di debito pubblico giapponese sono per il 90% in mano a enti giapponesi e buona parte di questi enti giapponesi sono a controllo parziale o totale del governo. Lo Stato quindi ha un forte controllo proprio sul debito, su chi gli presta i soldi. Paesi europei come l’Italia, a differenza del Giappone, hanno molto meno controllo sugli enti che finanziano il debito comprando i nostri titoli di Stato, le nostre obbligazioni. In Giappone lo Stato è molto presente in economia, di conseguenza ha un gran numero di investimenti di diverso tipo che può vendere in caso di emergenza. Questi investimenti, questi asset sono una garanzia sul debito ed è una garanzia molto preziosa. È proprio su queste caratteristiche del debito pubblico giapponese che si basa la strategia del governo di Shinsoabe. Convince la maggioranza dei giapponesi che lo votano, ma anche diversi economisti pensano che possa funzionare. Il problema è che poi non funziona. Si blocca tutto alla prima freccia. La banca centrale giapponese mette in atto le politiche monetarie espansive, porta a zero i tassi di interesse con cui presta il denaro alle banche commerciali. Le banche, quindi, possono ricevere liquidità a costo zero. Questo in teoria dovrebbe portare un’enorme iniezione di capitali nell’economia. Tutte le banche dovrebbero prestare soldi per ricevere invece indietro dei tassi di interesse un po’ più alti di zero e fare guadagni. dovrebbe essere un grande stimolo in questa situazione di tassi nominali, quindi quello che leggiamo a zero, in realtà è come se fossero in alcuni casi anche in negativo, soprattutto per effetto dell’inflazione, oppure contando il cambio con il dollaro. Quindi le banche che prendono in prestito i soldi poi ne devono dare indietro di meno. Nonostante questa situazione la reazione dell’economia giapponese è troppo debole. Il ritorno della crescita dell’economia che ci si aspettava non arriva. Nel frattempo però il governo continua a spendere, deve pagare dei sussidi, dare aiuti e tenere gli interessi bassi per stimolare l’economia. Per farlo continua a fare debito, aspettandosi una crescita futura che continua a non arrivare. Bloccandosi lo scoccare della prima freccia è difficile far partire anche la seconda. Senza la crescita non arriva quell’aumento di entrate che il governo di AB si aspettava e quindi non è possibile abbassare le tasse. Così anche le riforme strutturali per più anni rimangono limitate, anche perché queste riforme avrebbero inasprito alcune condizioni della popolazione e quindi sia per i problemi finanziari che per l’opposizione alle riforme di una grossa fetta dell’elettorato giapponese il governo non riesce a muoversi. Il debito pubblico nel frattempo continua ad aumentare diventando una presenza sempre più ingombrante. I tassi di interesse della banca centrale ormai sono a zero, ma l’economia continua a non crescere. In questa situazione di mancata crescita e tasse a zero, i prezzi iniziano a scendere, inizia a esserci deflazione e questo però permette di continuare ad avere i tasti di interesse a zero senza creare buchi troppo grandi. Di base però questa ricetta non sta portando al suo obiettivo principale, la crescita e quindi non può andare avanti per sempre. L’esperienza del Giappone da questo punto di vista è molto utile anche a noi. Questo perché è inevitabile che le economie più grandi si influenzino tra di loro o si assomiglino. Per questo ci siamo posti questa domanda con Nabila, la finestra sui mercati finanziari di Starting Finance. Su Nabila ogni giorno facciamo analisi di questo tipo per capire meglio il mondo della finanza e per i più interessati abbiamo creato un corso avanzato sui mercati finanziari per imparare a analizzare gli scenari di oggi e anticipare quelli del futuro. Nel corso potrete seguire più di 22 ore di lezioni registrate da tre professionisti internazionali esperti che vivono ogni giorno i mercati finanziari in aree chiave del settore finanziario. Giovanni Kuniberti, Joshua Fernando e Amedeo Giurazza. Quindi, se anche tu vuoi imparare a fare analisi di mercati in autonomia, clicca sul link in descrizione e noi torniamo alla nostra di analisi. In quel momento l’economia del paese è tenuta stabile dal supporto dello Stato e dai tassi di interesse quasi a zero. Ma anche con tutte queste misure l’economia riesce soltanto a stare a galla. Insomma, il governo deve muoversi e deve trovare un modo di ridurre il deficit, quindi il ricorso al debito per fare spesa, altrimenti il nuovo debito si accumulerebbe al vecchio debito e diventerebbe un guaio serio, anche nonostante il segreto di cui abbiamo parlato prima. Ma per ridurre il deficit o si alzano le tasse o si riducono gli aiuti. E come si fa a tutto ciò senza perdere voti? Insomma, la situazione economica giapponese regge ma in equilibrio precario. Eppure, anche se non funziona, questo nuovo sistema giapponese ha un effetto secondario interessante e interessa proprio a noi per capire perché oggi invece potrebbe creare un grande danno. Questo secondo effetto riguarda la finanza globale. Vi ricordate che la banca centrale giapponese ha portato i tassi sotto lo 0% e che quindi anche le altre banche giapponesi abbassano i tassi di interesse? spesso ci troviamo poco al di sotto dell’1%. Questo permette a enti istituzionali o grossi investitori di sfruttare la situazione. Possono mettere in piedi una strategia che si chiama Carry Trade. Semplifichiamo che cos’è questo Carry Trade. Il Carry Trade è una strategia che possono usare degli operatori andando in Giappone prendendo in prestito degli yen per poi cambiarli nella propria valuta di riferimento. Il dollaro, ad esempio. Con tutti questi dollari presi in prestito si possono fare nuovi investimenti soprattutto all’estero. Quindi non in Giappone. Se gli investimenti sono oculati e mi permettono di guadagnare molto, posso facilmente riportare indietro i miei dollari, ricambiarli in yen e ripagare il mio debito. Io rimango con la differenza. Questo, in pratica è un investimento a leva. Posso investire con dei soldi non viei presi a prestito dalle banche giapponesi. Il carry trade emerge tra stati diversi e soprattutto in quel momento viene usato per finanziare altri stati. Con gli yen presi in prestito si investe in titoli di stato e obbligazioni di tutto il mondo. Perché questi titoli di stato ci danno una maggiore sicurezza. So quando riavrò indietro i soldi e a che tasso di interesse, fintanto che il tasso di interesse o il rendimento di ciò in cui ho investito è maggiore del tasso di interesse con cui ho preso a prestito gli yen, tutto il gira. Questa strategia viene usata da tantissime persone diverse. Gli operatori giapponesi o che possono operare tramite il Giappone tra il 2012 e il 2020 diventano importantissimi per la finanza globale. Diventano un flusso continuo di investimenti che a partire dai prestiti in Yen vanno a finanziare stati e obbligazioni e aziende di tutto il mondo. Un sistema interessante è un modo per avere soldi facilmente fintanto che gli interessi giapponesi restano bassi. Beh, tutto molto bello, ma nel frattempo l’economia giapponese continua a non crescere e il deficit pubblico aumenta, quindi aumenta il debito e aumentando il debito aumentano anche le spese per gli interessi che ogni anno il Giappone deve pagare ai suoi creditori. Insomma, l’equilibrio del sistema giapponese è sempre più precario. Già dal 2019 quasi tutti gli economisti concordano sul fatto che non si può andare avanti così all’infinito. Basterebbe un po’ di inflazione, un evento imprevisto per mandare tutto a rotoli e lo dicono nel 2019. Il Giappone dovrebbe risolvere i propri problemi prima che sia troppo tardi. L’imprevisto arriva arriva nel 2020 con una pandemia globale. Il 2020 prende tutti di sorpresa. Il Giappone negli anni precedenti ha continuato a vedere i governi di Shinsoabe. Ha continuato a vincere le elezioni più volte. mettendo in atto sempre la stessa politica, una politica che avrebbe dovuto dare una fortissima spinta all’economia giapponese. Eppure il PIL è rimasto stagnante. È come una macchina con l’acceleratore spinto al massimo ma che non va. Ma cosa c’è di rotto? Guardiamo ai diversi problemi possibili. Un problema che si nomina spesso è l’eccessivo invecchiamento della popolazione. I giapponesi oggi sono in media i più anziani al mondo. Quasi metà dei cittadini del paese ha oltre 65 anni. La natalità, infatti, nei decenni passati è crollata in modo troppo brusco, sembra guardare all’Italia tra qualche anno. Dall’invecchiamento del paese si generano altri problemi molto seri per l’economia. Innanzitutto, un elemento da non trascurare è il calo della forza lavoro, ossia quante persone possono lavorare. Con meno persone che lavorano c’è un’inevitabile spinta al ribasso per l’economia e queste persone che non lavorano ricevono una pensione, c’è un aumento delle spese previdenziali per le pensioni. In Giappone le pensioni sono un misto tra pubblico e privato, una base pubblica uguale per tutti e una quota pagata da fondi pensione privati di solito finanziati dai datori di lavoro. Ma le pensioni, lo sappiamo, sono molto deboli all’avvento dell’inflazione. Se aumentano i costi e la pensione rimane stabile, è come se avessi meno soldi in tasca. E quando arriva l’inflazione per motivi vari, per esempio lo scoppio della guerra in Ucraina che ha portato a un aumento dei costi energetici o lo scoppio della guerra tra Iran e Israele che ancora può portare a un aumento dei costi di produzione, beh, in quel caso la situazione diventa molto precaria. C’è il rischio di un’esplosione di povertà tra gli anziani e un enorme peso economico che finirebbe sulle spalle di molte famiglie che invece lavorano. Una situazione davanti alla quale il governo farebbe molta fatica a intervenire, sarebbe un intervento troppo capillare. A questo vanno aggiunte anche l’aumento delle spese sanitarie per una popolazione così anziana. In Giappone il sistema sanitario è privato, quindi i costi si scaricano soprattutto sui cittadini, quindi di nuovo su chi lavora. Soldi che se vanno in assicurazioni sanitarie non andranno in altri consumi e questo crea una maggiore incertezza nelle famiglie che saranno meno propense a spendere sul mercato. Quindi arriva un secondo grande problema strutturale del Giappone, il mercato interno, cioè quanto i giapponesi comprano della propria produzione. La domanda interna che dal 2014 al 2024 è calata molto. I giapponesi spendono sempre di meno e lo si vede anche sulla fiducia che hanno nei confronti del futuro. Grazie a diversi sondaggi pubblicati su testate giapponesi e internazionali, sappiamo che il livello generale di fiducia della popolazione nell’economia nazionale è basso. I giapponesi hanno poca fiducia nel futuro. E quando il futuro è incerto cosa tendi a fare? tendi a non spendere, tendi a risparmiare. C’è un accumulo di risparmi sempre più grandi in yen giapponesi hanno messo i soldi sotto al materasso. Cosa sappiamo però? Questi soldi sono molto vulnerabili all’inflazione, al rialzo dei prezzi, perdono di valore. Il valore effettivo degli yen potrebbe crollare di colpo, quindi potrebbe crollare il loro potere d’acquisto. Perché lo yen potrebbe ritrovarsi a perdere valore? per esempio per via del fallimento dello Stato, che porterebbe a una crisi e quindi alla perdita del valore dello yen. Ma c’è un altro elemento importante a cui fare riferimento, ossia una nuova concorrenza, nuove potenze economiche, in particolare la Cina. Certo, se da una parte la Cina compra e può essere un nuovo mercato con molto potenziale, dall’altra parte è una nuova concorrente e questo crea molte più tensioni nei mercati internazionali. l’export giapponese con nuovi competitor a ristagna si blocca la crescita anche qui. Quindi, ricapitolando, abbiamo meno forza lavoro perché la popolazione invecchia, abbiamo meno acquisti, un mercato interno in calo e un export che non può crescere perché ci sono nuovi concorrenti e quindi è comprensibile che l’economia giapponese non riesca a crescere, già tanto che non è proprio in recessione. E così arriviamo ad oggi e al motivo per cui il Giappone potrebbe innescare una crisi globale. [Musica] Quindi abbiamo capito quali sono i problemi strutturali del Giappone. Il governo di Shinsoabe ha bisogno di trovare una nuova soluzione. Deve riportare la spesa a debito sotto controllo. Il deficit deve diminuire, devono aumentare le entrate oppure ridurre le spese. Ma ridurre troppo aiuti, incentivi alle imprese può avere effetti pericolosi sull’economia? Nel frattempo il governo ha continuato a fare delle operazioni per mantenere sotto controllo l’inflazione nel paese con interventi diretti. Ha pagato le aziende e creato sistemi per incentivare il più possibile a non alzare i prezzi. Quindi ridurre l’intervento pubblico potrebbe portare a una crisi improvvisa di inflazione. Crisi che avrebbe effetti molto gravi sui cittadini, sia quelli che hanno messo i soldi sotto al materasso, sia chi è in pensione. Inoltre, molte aziende ancora fanno affidamento sugli aiuti del governo e senza rischierebbero di fallire a catena. Quindi tagliare le spese per il governo, almeno nell’immediato, sembra essere fuori discussione. Il governo ABE allora si sposta sull’unica altra soluzione, aumentare le tasse, aumentare le entrate. Così nel 2019 viene alzata la tassa sui consumi, quella che noi chiameremmo IVA, dal 5 al 10%. Sembra bassa, vero? Confrontandola con gli altri paesi, una tassa sui consumi al 10% è bassa, ma comunque basta far reagire il pubblico giapponese in modo estremo. Infatti un aumento dell’IVA vuol dire un aumento dei prezzi e quindi a fine 2019 i consumi crollano. Ai livelli più bassi da 10 anni il PIL si ferma e scende dello 0,4%. Negli anni successivi il quadro peggiora ancora. Arriva la pandemia nel 2020 il PIL perde il 5,7%. La ripresa del 2021 è molto debole, solo del 2,6%. Questa situazione però è ancora prima di tutto un problema per il Giappone. È vero, la crisi di un’economia grande come quella giapponese di per sé avrebbe un effetto globale, ma non è tanto per questo che il Giappone oggi, nel 2025 è un rischio per tutti. È nel 2022 che inizia il vero incendio nel sistema giapponese che rischia di propagarsi al mondo intero. Nel 2022 scoppia la guerra in Ucraina. I costi di gas e petrolio aumentano a livello globale. Anche in Giappone i costi di produzione aumentano e se aumentano i costi di produzione aumenta anche il costo dei prodotti, i prezzi e l’inflazione tornano a crescere. Stavolta il governo non può fare nulla per impedirlo. Come se non bastasse, a questo punto avviene un altro fatto increscioso. Shinzoabbe nel 2022 viene assassinato dopo 10 anni di governo in un attentato. Nonostante il lutto, il partito si ripresenta alle elezioni nel 2024 e torna al governo. Cercano di riprendere in mano la situazione così come possono. L’inflazione, abbiamo detto, è fuori controllo. Con l’inflazione che aumenta, il valore dello y scende sempre di più, può comprare sempre di meno. Questa volta non soltanto in termini di cambio con il dollaro, ma anche con ciò che possiamo comprare tutti i giorni al supermercato. Il potere d’acquisto interno viene devastato per evitare un collasso dell’economia nazionale. Allora, la Banca Centrale del Giappone cerca di mettere sotto controllo l’inflazione, è costretta ad alzare i tassi di interesse a fine 2024. Alzando i tassi di interesse si rallenta la forza dell’economia e quindi si riduce quella necessità di alzare i prezzi anno su anno. Ma alzando i tassi di interesse per ridurre i prestiti alle imprese e alle famiglie e quindi far rallentare l’aumento dei prezzi, aumentano anche i tassi di interesse per i titoli di debito. In particolare i titoli con cui il governo giapponese prende in prestito i suoi soldi. Improvvisamente, quindi, fare nuovo debito costa di più. C’è anche qualcun altro che prendeva in prestito dei soldi che si trova un costo sempre maggiore. Vi ricordate il Carry Trade? Quegli investitori che arrivavano dall’estero a prendere prestiti in Yen in Giappone. Ecco, anche quei prestiti iniziano a costare di più. Finiscono i prestiti giapponesi a tassi bassissimi. Così facendo si mette fine alla possibilità di fare carry trading. Ma senza più questo carry trade che finanziava gli investimenti all’estero, chi comprerà i titoli di stato del resto del mondo che negli ultimi 10 anni hanno continuato a finanziare tutti? Ed è qui il problema. rischiamo di creare un buco, un buco che porterebbe a un calo del valore dei titoli di tutto il mondo, alla necessità di alzare i tassi di interesse sui titoli di stato di ogni paese per renderli più appetibili per gli investitori. Vuol dire che il debito di tutti i paesi del mondo inizierebbe a costare di più. Fare debito nel mondo diventerebbe sempre più costoso e anche gli investitori con i titoli di debito degli anni precedenti si ritroverebbero in tasca degli asset che valgono sempre di meno, almeno se dovessero rivenderli sul mercato. Tutto questo per il buco lasciato al carry Trade. I bilanci di grandi realtà finanziarie globali che tengono il debito di tutto il mondo si ritroverebbero un debito che vale sempre di meno. Ecco che il problema inizia a diventare globale, capillare, ma non basta. Il Giappone per oltre 10 anni è stato il primo paese al mondo a investire sui debiti degli altri paesi, a comprare il debito di altri. Solo nel 2025, infatti, è stato superato dalla Germania. In particolare, sono i primi detentori al mondo di titoli di stato americani, quindi una grossa fetta del debito pubblico americano è in mano ai giapponesi. State riconoscendo la reazione a catena a cui siamo esposti? Con il Giappone che alza i tassi di interesse e la fine del carry trade, quindi la mancanza di un finanziamento a tutto il debito, possiamo ritrovarci con un debito globale che esplode. Ma quale sarebbe la scintilla? Secondo gli esperti, lo scenario peggiore, più plausibile è quello in cui quelli che prima investivano in debito globale non solo smettono di comprare nuovo debito, ma iniziano a vendere il debito che hanno nei bilanci. Ad esempio, tutti questi potrebbero iniziare a vendere le azioni ai titoli di stato comprati con il Carry Trade per investire altrove cambiando strategia e questo causerebbe uno shock molto duro sia per le finanze pubbliche globali Stati Uniti in primis sia per i mercati. Ma non tutto è perduto. La speranza è che l’effetto negativo su finanze pubbliche private e globali sia in qualche modo contenuto e graduale, magari con mercati estati che hanno il tempo di riorganizzarsi e trovare nuovi acquirenti, nuovi investitori che non hanno bisogno del Carry Trade. Ed è proprio per questo che bisogna porre una grande attenzione a cosa succede in Giappone dal 2025 in poi per vedere in quale scenario ci troviamo. Ma questo lo lascio a voi che io per oggi mi fermo qui. Come al solito io sono Edoardo, questo è Starting Finance e noi ci vediamo nel prossimo video.
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Il Giappone rischia di innescare una crisi finanziaria globale. Il motivo è che dagli anni ’90 e ancora di più dal 2010 in Giappone i tassi di interesse sono bassissimi. Visto che l’economia giapponese è grande però riesce anche a sostenere molti prestiti.
Molti investitori, quindi, hanno usato questo sistema per prendere in prestito soldi dal Giappone a tassi molto bassi per poi investire in asset con rendimenti più alti all’estero, una pratica che in gergo finanziario si chiama carry trade. Usando i soldi presi in prestito in Giappone si comprano soprattutto obbligazioni e titoli di Stato, in particolare americani, con rendimenti più alti degli interessi da pagare ma quasi certi.
Dal 2022 però una forte inflazione ha obbligato la Banca Centrale Giapponese ad alzare i tassi di interesse. Il sistema del carry trade dal Giappone, quindi, non è più possibile. Il problema è che dal Giappone con il Carry Trade è arrivata una grossa fetta della domanda globale sui mercati finanziari .soprattutto di titoli di Stato.
La fine del carry trade, quindi, rischia di causare un crollo della domanda e, di conseguenza, avrebbe ripercussioni molto negative sui mercati finanziari globali. Il valore di molti asset rischia di calare in modo repentino e diversi Stati vista la minore domanda rischiano di dover alzare gli interessi sui loro titoli di Stato per riuscire a venderne abbastanza, quindi dovrebbero pagare di più il loro debito.
I problemi del Giappone iniziano dagli anni ’90, dopo lo scoppio di una bolla speculativa sul mercato immobiliare. Il Paese però ha dei problemi strutturali gravi che fanno sì che anche superati gli effetti della crisi il PIL resterà stagnante per i successivi 30 anni, fino al 2025.
Nonostante le politiche ultra espansive della cosiddetta Abenomics, il PIL ha continuato a restare stagnante ed il deficit è aumentato sempre di più.
Il Giappone può fare molto debito visto che lo Stato lì possiede partecipazioni in molte banche, quindi ha molta libertà nel chiedere i prestiti e in più ha molti asset liquidabili. Tuttavia la situazione del debito senza la crescita va fuori controllo anche per il sistema giapponese.
Il maggiore effetto delle politiche giapponesi sarà quello in teoria secondario del carry trade, diventato importante per la finanza mondiale e che nel 2025 sta venendo meno.
INDICE:
00:00 Intro
00:28 L’inizio della crisi giapponese
03:51 Abenomics: il segreto del debito pubblico giapponese
13:15 I problemi del Giappone
17:32 Perché il Giappone potrebbe innescare una crisi globale
FONTI:
Banca Mondiale
Minitero delle Finanze Giapponese
FED
CEIC data
nippon.com
Osservatorio CPI
New York Times
OCSE
CNBC
Bloomberg
Investopedia
Autore: Cosimo Volpe
Revisione Testo: Andrea Costantini
Montaggio: Daniele Ponzi
Animazioni: Dario Bozzi
Coordinamento: Simone Conti
Responsabile Editoriale: Edoardo Scirè
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5 Comments
Primoo
Come sempre, i tuoi video sono una festa per gli occhi e per la mente. Grazie per la tua creatività e per averla condivisa con noi!🔷🌷🙉
Primo
Grazie per i tuoi contenuti di qualità! I tuoi video lasciano sempre un'impressione positiva.🫣💻🦬
credo che in giapponese sia "clisi globale"