Perché l’Economia Italiana non Cresce? | LO Eventi con Riccardo Trezzi

[Musica] sono state fatte alcune domande, diciamo, eh la prima delle quali economia italiana è in declino. E prima di arrivare, diciamo, ai punti che voglio discutere, discuterò tre punti. Il primo è se l’economia italiana è in declino e quali sono in realtà le cause di questo declino, declino storico. Il secondo è che cosa si può fare e il terzo è una domanda che mi è stata fatta che ha più a che fare con la filosofia più che con l’economia, cioè se esiste un tipo di economia per l’uomo è molto ampia. La necessaria premessa è quella che affronterò ovviamente questi temi dal punto di vista tecnico. Generalmente siete abituati probabilmente ai dibattiti pubblici o ai dibattiti politici nelle quali vengono generalmente dette piccole o grandi bugie che distorcono molto, diciamo, la tecnica economica da quello che è poi il dibattito pubblico. Allora, con la prima domanda. Cioè, l’Italia è in declino? Perché generalmente quando si fa questa domanda le persone rispondono dicendo l’Italia è un bellissimo paese, è un paese in cui si mangia molto bene, in cui si producono cose molto belle. Questo è vero, eh se si guarda la bellezza dell’Italia gli economisti chiamano beni di non mercato, cioè quelle cose che non possiamo comprare con la nostra carta di credito, quindi S3, la bellezza del lago di Comodo, dove io con la mia famiglia, eh la bellezza delle langhe, che è un posto che poi eh verrà utile durante la narrazione, la bellezza del nostro santuario a m e allora com’è possibile che un paese così bello eh sia in declino? Però non devo di dirvi io che il potere d’acquisto degli italiani non negli ultimi addirittura 30 anni non è cresciuto. Mh. Qui fa vedere l’andamento del potere d’acquisto dell’Italia che è la linea blu e questo è un unicumo, cioè in Italia le buste paghe crescono, però crescono anche i prezzi. Il potere d’acquisto degli italiani negli ultimi 30 anni o giù di lì. Non è andato da nessuna parte, anzi addirittura dopo il 2022 è sceso molto perché abbiamo avuto un problema di inflazione. Adesso i redditi hanno iniziato a crescere. però rimaniamo comunque sotto eh dalle altre parti del mondo, come per esempio negli Stati Uniti, invece il potente acquisto cresce nel corso del tempo, ma non solo solo gli Stati Uniti, possiamo guardare anche i paesi che stanno accanto a noi e noi siamo un unicum. Mh. Ma allora perché il il potere d’acquisto degli italiani non cresce, non cresce mai? E tra l’altro questa cosa oramai sono più di 30 anni che che i redditi non crescono e le persone nella mia esperienza sono oramai molto arrabbiate, menta molto difficile avere un dialogo. Allora, per farlo, innanzitutto, devo fare una premessa, cioè è chiarissimo ai tecnici, m cosa che forse non è mai chiara abbastanza nel dibattito, che le cause vere del declino italiano sono profonde, sono profondissime e senza un cambio radicale, m voglio essere chiarissimo su questo punto, anzi ho iniziato su questo punto, senza un cambio radicale il potere d’acquisto degli italiani non cresce. mai non c’è dubbio su questo. Mh, dimenticatevi quello che sentite sulle televisione. È chiarissimo e lo voglio ripetere ai tecnici che senza un cambio radicale noi non andremo da nessuna parte per altri 30 anni almeno. Perché è così? Mh. Perché non spendiamo abbastanza? Direbbe qualcuno? Perché colpa dell’Europa, è colpa della monetà unica, colpa della burocrazia, colpa delle tasse. Beh, in realtà per rispondere, diciamo, a questa domanda o capire quali sono i profondi i i meccanismi veri eh dietro al fatto che le buste paghe degli italiani non vanno da nessuna parte, bisogna affondare nel concetto di crescita. La parola crescita è abbastanza scivolosa in qualche modo perché si fa una grandissima confusione nei dibattiti eh con la parola crescita. Quindi, cosa intendiamo noi quando parliamo di crescita? Perché è così importante? Perché bisogna crescere oppure magari non bisogna crescere? Eh, ma bisogna arrivare, diciamo, al concetto fondamentale di crescita. Per farlo utilizzo eh un’equazione fondamentale, l’unica equazione che ho messo sulle slide, non vi preoccupate, non è una presentazione tecnica, ma eh questo signore che è un grande economista del passato, ha vinto un premio che si ritira a Stocolma perché negli anni 50 ha eh derivato alla formula che che sta davanti a voi. Eh Solo era un chinesiano e che però ha vinto il premio Nobel per aver scritto un modello fondamentale che ha spiegato, diciamo, i meccanismi della crescita. modello in realtà neoclassico, eh, e dal 1956 in poi è chiaro ai tecnici che si cresce per due ragioni, cioè si cresce o per demografia oppure si cresce per tecnologia. Punto. Non ci sono altre ragioni. Mh, cosa intendiamo per demografia e cosa intendiamo per tecnologia? Adesso lo vediamo. Demografia. Allora, se noi guardiamo l’andamento del prodotto interno lordo del il PIL degli Stati Uniti, che cos’è il PIL? Il modo più semplice per spiegarlo, è la somma di tutte le buste paga che vengono distribuite più profitti delle imprese. Più tecnico così ovviamente, ma il modo di più semplice per spiegarlo è questo. E allora se vediamo l’andamento del del PIL degli Stati Uniti, che è questa linea qui su a sinistra, vedete che ha una tendenza a crescere nel corso del tessuto. Mh. E perché cresce? E la ragione più semplice è semplicemente perché la popolazione degli Stati Uniti cresce nel costo del def. Quindi in aggregato, gli Stati Uniti continuano a crescere, il fil continua a crescere semplicemente perché l’economia americana ha una grandissima capacità di creare lavoro, ha una grandissima capacità, tra l’altro, anche di integrare immigrati e quindi in aggregato diventa sempre più grande. Punto. Ora, perché questo è, diciamo, così fondamentale, è una grandissima banalità, se ci pensate, eh, cioè un paese molto grande avrà un PIL molto grande, un paese molto piccolo, però avrà un PIL molto piccolo. In realtà non è così banale, perché nei dibattiti pubblici quando guardiamo l’Italia generalmente si dimentica che la nostra popolazione invece è in calo. In calo da circa 10 anni. mh gli fa vedere l’andamento della popolazione italiana che ha iniziato a calare, siamo siamo meno ogni anno da circa 10 anni da questa parte, ma non solo. È così perché se guardiamo in realtà le forze lavoro, cioè quante persone sono occupati più le persone che sono in cerca di occupazione nella fascia più produttiva che è quella che noi identifichiamo tra i 25 e i 49 anni addirittura sono in calo da 20 anni, cioè da 20 anni noi abbiamo le forze più produttive del paese che calano e questo è un problema naturalmente perché se io ho meno giovani l’andamento demografico ha implicazioni profonde, per esempio, ha implicazioni non solo naturalmente sul tipo di domanda di beni e di servizi che le persone domanderanno, ma in modo cruciale e questo diciamo sarà la seconda parte della della presentazione ha implicazioni sulla capacità di innovazione del sistema. Sono i giovani che aprono le inde, sono i giovani che le fanno crescere, sono i giovani che che brevettano. Se la popolazione invecchia e se addirittura si arriva ad avere metà delle forze lavoro, come abbiamo oggi, in Italia, che hanno più di 50 anni, eh non è solo un problema del fatto che non riesco a trovare più giovani da occupare, come sentite dire alla televisione, tipicamente Briatore che dice “Non riesco a trovare camerieri per il per i suoi locali”. e ci credo che non li trova perché non ce ne sono. Noi abbiamo circa 3 milioni di giovani in meno rispetto al a 20 anni fa e 6 milioni 6 7 milioni in meno rispetto al trend degli anni 90. Mh ma non è solamente una questione numerica, è una questione di implicazioni sul fatto che la dinamicità del sistema senza i giovani muoia. Punto. Quindi, se guardiamo invece all’andamento del nostro prodotto interno a lordo, eh negli ultimi 20 anni vediamo che non è andato da nessuna parte. Abbiamo avuto crisi, eh, le hanno avute un po’ tutti. Noi siamo strutturalmente più fragili degli altri paesi, però in aggregato facciamo molta fatica a crescere perché perché non abbiamo giovani, perché abbiamo una popolazione che è lentamente invecchiata e non abbiamo fatto figli e quelli che ci sono se ne vanno. Quindi non è stupefacente per quello che sappiamo da 70 anni a questa parte che quando leggete sul giornale il P italiano cresce dallo 0, noi lo prendiamo è un grandissimo successo. Non è un grande successo, naturalmente, non solo, ma nei dibattiti pubblici, il fatto che il pied italiano cresca dello 0,1% in più della media europea sembra sempre che sia un successo clamoroso o un disastro dell’attuale governo. La verità è che non c’entra assolutamente nulla perché il PIL aggregato, che è il numero che leggete o sentite alla radio o alla televisione, è essenzialmente primariamente trainato dalla demografia italiana. Quindi non siamo andati da nessuna parte perché non potevamo sostanzialmente andare da nessuna parte. Non è l’unico dei problemi naturalmente, ma questo è il primo grande problema. Ed effettivamente se noi guardiamo all’andamento della struttura demografica italiana è cambiata radicalmente. Qualcun fa vedere la piramide demografica italiana com’era negli anni 50 e più o meno come com’è ora. Negli anni 50 naturalmente l’Italia cresceva. Eh, ma cresceva semplicemente perché aveva una spinta demografica. Allora, se ho una popolazione che ha tantissimi giovani, cresco senza fare nulla. Non devo fare molto, semplicemente devo evitare di fare disastri in qualche modo, perché per i giovani si sposano, i giovani mettono su famiglia, i giovani fanno figli, i giovani prendono rischi, aprono le imprese e eh il il aumenta di fatto senza fare senza fare molto. Eh, allora, se io invece ho una popolazione che è invecchiata, non ha fatto figlie, quelle che una parte di quelle che abbiamo fatto hanno preso la strada per l’estero, cioè c’è una piramide demografica rovesciata come quella che abbiamo adesso, di fatto diventa quasi impossibile crescere e non è solo la sola implicazione, naturalmente, perché una piramide demografica che è fatta come quella che abbiamo oggi implica naturalmente che i costi di alcuni tipi di spese, soprattutto di spese assistenziali sono sulle sulle spalle di sempre meno giovani. Nel sistema pensionistico italiano, per chi non lo sapesse o per chi magari è stato diseducato dalla dall’informazione, funziona banalmente in questo modo, cioè prendiamo i soldi da chi ha al lavoro e li diamo a chi sta a casa, ma le casse dell’INS sono sempre vuote, non voglio spaventarvi, funziona così il sistema e però devono esserci abbastanza lavoratori, devono esserci abbastanza giovani, devono essere istruiti e devono essere occupati, altrimenti non va. E qui il mio messaggio è molto chiaro, eh, che lo vogliamo o meno è il nostro primo problema. Basta in realtà guardare, diciamo, l’età media di questa sala qui oggi, ma è esattamente questo. E però un paese che rinuncia in modo così spettacolare, alla sua parte più intellettualmente vivace, più pensa a prendere rischi e più sessualmente attiva, è un paese che ha morto. Punto. Le implicazioni demografiche sono profonde perché non devo naturalmente ricordare che la demografia addirittura ha fatto crollare imperi nel corso della storia, quindi non si capisce perché ha non venga dibattuta come primo problema italiano. E perché noi pensiamo da 50 anni a questa parte o 40 anni questa parte, nonostante i tecnici continuino a dire “Guardate che la demografia è cruciale perché pensiamo in realtà di rimanerne immuni. questa volta non ne siamo immuni e infatti lo vediamo, ma non siamo solo noi, eh, siamo anche in buona compagnia perché perché giusto per convincervi di questa cosa, qui vi far vedere ancora l’andamento del prodotto interno all’ordo negli Stati Uniti, fatto 100 il livello del 1990, il nostro è quello del Giappone. Perché ho preso il Giappone? Perché il Giappone è l’unico, cioè l’unico paese del mondo che ha una dinamica demografica che è addirittura peggiore rispetto alla nostra. Eh, e guarda caso, infatti il PIL giapponese non è andato da nessuna parte quanto il nostro. Mh, è stupefacente questo? No, è semplicemente il risultato di quell’equazione che vi ho fatto vedere prima. La demografia traina il eh l’andamento aggregato dell’economia, molto di più di quanto si pensa. Eh è cruciale. Ebbene, allora tornando all’equazione di partenza, il primo dei due termini in Italia da 20 anni a questa parte, nella migliore delle ipotesi, zero, il contributo della demografia, se non addirittura negativo, perché, come mi facevo vedere, addirittura le forze lavoro più produttive stanno calando e non solo stanno calando, ma le prospettive non sono buone da questo punto di vista perché se non si fanno figli da un lato e se il numero il saldo naturale naturalmente ente è molto negativo come in Italia e abbiamo difficoltà per varie ragioni che poi discuterò di integrare le forze lavoro che possono arrivare dall’estero. Quel termine lì, quell’equazione lì è negativo. Mh. Allora, o io ho un boom di tecnologia, vecchio discutiamo con la seconda parte, oppure mettetevi in testa che il PIL che sentirete alla radio o alla televisione non andrà da nessuna parte, è già scritto, non può andare da nessuna parte così come non è andato da nessuna parte negli ultimi 30 anni. Ora si potrebbe anche dire a questo punto della storia, ma perché bisogna crescere? E chi ce lo può fare? Diventare un paese di 70 milioni, 80 milioni, 100 milioni. Effettivamente è una considerazione corretta. Non scritto da nessuna parte che l’Italia deve diventare di 120 milioni. Oddio, ci sono implicazioni su alcune variabili, per esempio il debito pubblico, perché il debito pubblico è una variabile aggregata. Allora, se ho una popolazione di 60 milioni è una cosa, se una popolazione di 40 milioni è un’altra per lo stesso debito pubblico perché il debito procapite sarà molto più alto e quindi le tasse che pagherete saranno molto più alte andando avanti. Quella è una dimensione, così come dipende dal sistema pensionistico. Allora, se ho un sistema per così dire, da ripartizione come quello italiano, che il meccanismo è quello che ho descritto prima, allora devo avere una piramide demografica del di un certo tipo. Se ho un altro tipo di sistema pensionistico come il sistema pensionistico americano, la demografia che si chiama capitalizzazione, l’aspetto demografico è molto meno importante, però nel quadro italiano la demografia conta e conta molto più di quanto si pensa. Ora il secondo aspetto è la tecnologia del di quell’equazione, quella che ho appena fatto vedere, quindi la demografia e la tecnologia. Eh, perché, come dicevo, si può anche guardare o pensare che Italia si possa fermare qua, nel senso stabilizziamo la popolazione e andiamo avanti che invece di far crescere solamente il l’economia in aggregato, eh, allora possiamo farlo crescere, per esempio, per ognuno di noi. Vi do un conto è avere un un paese in cui le buste paga sono di mediamente €1500 al mese o 00 come in Italia. Tra l’altro è avere un paese in cui abbiamo fatto crescere le buste paga di ognuno di noi e le abbiamo portate al doppio, a 3000 o a 4.000. Mh, la Svizzera, paese uno dei paesi più ricchi del mondo, ha un livello di credito procapite che a questo punto della storia è quasi 5 volte vuole italiano. Mh. Allora, qui vi fa vedere che se io prendo l’andamento non del PIL aggregato mh ma delle buste paga di ognuno medie eh in realtà questo è il PIL per o per per persone in età lavorativa, insomma, pensatelo come l’andamento delle buste paga individuali e quello che vediamo è che in realtà indipendentemente dal numero di persone che io ho occupato Molti paesi, quasi tutti i paesi del mondo, tra i paesi sviluppati sono sullo stesso trend di crescita, cioè le buste paga a volte con livelli diversi, però hanno la tendenza a cresce quantomeno nel lungo periodo assieme tutte quante mh ripeto, su livelli ovviamente diversi, tutti tranne un paese anche qua e quel paese lì siamo noi. Quindi non solo abbiamo un problema demografico che determina l’andamento inaggregato dell’economia, ma per l’appunto che è il punto da cui sono partito, abbiamo un problema per le buste paga di ognuno di noi. Mh. di queste buste paga, che ripeto è è sostanzialmente lo stesso concetto che vi ho fatto vedere prima, in Italia hanno smesso di crescere 30 anni fa m su per giù, mentre negli altri paesi chi più chi meno, però hanno sostanzialmente eh sono tutti sulla stessa barca eh e hanno continuato a crescere. Allora, com’è possibile che da noi non crescono dalle altre parti crescono, eh? Possiamo guardare alla Germania, alla Spagna, paese molto simile a noi, possiamo guardare alla Svizzera, possiamo guardare gli Stati Uniti, crescono ovunque, ma da noi no. E come anche il Giappone, Giappone che vi ho fatto vedere che è inaggregato, non è andato da nessuna parte, però le buste bider di ognuno di loro in realtà sono cresciute. E allora com’è possibile che noi siamo gli unici? Che cosa abbiamo noi di diverso dagli altri? Mh. Allora, per capire cosa abbiamo noi di di realmente diverso dagli altri, eh qua bisogna parlare di un concetto che è chiave, che è il concetto di produttività. Allora, la parola produttività, nella mia esperienza, suscita reazioni molto forti, ehm, generalmente perché le persone hanno difficoltà a capire esattamente che cosa intendono gli economisti con produttività. Sembra quasi una bestemmia, sembra quasi che sia, diciamo, modo di sfruttare i lavoratori e in realtà è esattamente il contrario. Cioè per produttività intendiamo sostanzialmente quale tecnologia noi utilizziamo per produrre le cose che ci servono. Mh. Allora, se io utilizzo per produrre le cose che mi servono una tecnologia degli anni 60, per ogni ora di lavoro tiro fuori poco. Tirerò fuori poco. Se io utilizzo una tecnologia che sta sulla frontiera del settore, naturalmente per ogni ora lavorata. Oggi tirerò fuori molto di più, sarò riuscirò a produrre molto di più. Mh. Qual è il concetto chiave? È più certo chiave che in alcuni settori dei quali diciamo adesso vi farò un esempio, la tecnologia che si utilizza è la stessa più o meno da centinaia di anni, anche migliaia di anni in qualche modo, mentre in altri settori la tecnologia che si utilizza per produrre quelle cose cambia e cambia in maniera radicale nel corso del tempo. E qui vedete, diciamo, semplicemente è è un esempio. In alcuni settori, quelli rossi, la tecnologia non è mai cambiata nel corso del tempo. In altri settori, invece, per ogni ora di lavoro, quello che riuscivamo a produrre 50 anni fa è molto meno rispetto a quello che riusciamo a produrre oggi. Volete un esempio? Eh, l’esempio è molto semplice. Per esempio, io ho chiesto a Chat GBT qua di farmi vedere la tecnologia utilizzata da due camerieri, uno nel 1700 e uno nel 2025. E la tecnologia, per esempio, un cameriere utilizza mh per servirmi ad un tavolo è esattamente la stessa, cioè le sue mani e le sue gambe, perché deve andare a prendere il piatto e deve portarmelo a tavolo. Quella è la tecnologia del cameriere e anche la tecnologia in realtà di chi sta in cucina sostanzialmente non è molto diversa da 300 anni fa. La tecnologia invece per esempio in in alcuni settori come nel settore del esempio del personal computer. Beh, c GPT non sapeva neanche cosa disegnarmi quando gli ho chiesto fammi il disegno di un computer del 1700 perché non c’era eh, mentre i computer di oggi riescono a fare cose che solo 20 anni fa o 30 anni fa sembravano addirittura impensabile. mh il numero di per esempio di di dati che noi ci scambiamo eh grazie a a alla banda larga o a internet in generale oggi è infinitamente superiore rispetto a quello di 50 anni fa. Il numero di cose che riesco a fare con questo computer è infinitamente superiore a quello di 50 anni fa. Ora, questo non è un’accusa a chi lavora nei settori nei quali la tecnologia non cambia, è semplicemente un dato di fatto. Quando vado dal mio parrucchiere, il mio parrucchiere mi taglia i capelli come una tecnologia, cioè le forbici che sono esattamente le stesse con le quali me le tagliavo 40 anni fa. Mh. Eh, quando prendo un aereo, eh quell’aereo lì è molto diverso dagli aerei di 100 anni fa ed è estremamente diverso dagli aerei di 300 anni fa, perché 300 anni fa non avrei potuto farlo. Ok? Allora, perché è chiave questo? Perché nel nostro mondo ci sono alcuni settori che sono sostanzialmente trainanti e altri settori che sono trainatti. D’accordo? Allora, il gioco nell’evoluzione è seguire l’evoluzione della tecnologia. Problema principale italiano del quale poi parleremo è il fatto che noi abbiamo una specializzazione produttiva, cioè le nostre imprese operano più molto più che all’estero in settori nei quali la tecnologia non cambia o cambia molto meno rispetto agli altri settori. Mh, anche perché se ci pensate il reddito, per esempio, che ne so io, di un parrucchiere, se il parrucchiere riesce a tagliare i capelli, so mezz’ora per cliente, facciamo un esempio, eh, sarà sempre quella mezz’ora, quindi se fa pagare €15 il taglio, eh in un’ora di lavoro porterà a casa €30 e l’anno prossimo è porterà a casa €30 per ora, perché riuscirà sempre a tagliare eh due persone per ogni ora. Mh, ma gli ingegneri della Apple, giusto per fare un esempio, che guadagnano un sacco di soldi, guadagn un sacco di soldi perché per ogni ora lavorata hanno una tecnologia che gli permette nel corso del tempo di produrre molte più cose rispetto a 20 anni fa o 40 anni fa. È un po’ come se il parrucchiere ad un certo punto inventasse la tecnologia se riuscisse a tagliare i capelli non in mezz’ora per cliente, ma in 3 minuti per cliente. Quindi in ogni caso, probabilmente anche in quel settore ci sarebbe comunque un limite fisico ad un certo punto, perché non è che puoi tagliare i capelli a 5.000 persone per allora. D’accordo? E allora dove si manifesta il problema della tecnologia in Italia? Da qui vi fa vedere in questo grafico cosa succede quando un paese durante lo sviluppo di un di un paese, ma un grafico un po’ particolare che aveva spiegato, ci sono tre settori, l’agricoltura, la manifattura e e i servizi, la manettura, l’industria e vi fa vedere l’evoluzione mh la quota di occuparlo in ognuno di questi settori nel corso del tempo e la produttività di questi settori nel corso del tempo. Allora, che cosa succede? Quando io non ho nulla. Mh. Allora, quando io non ho nulla, cioè un paese nel quale sostanzialmente non ho tecnologia, zero, nulla. pensato a un paese africano. Questo paese africano deve estendere tutti i suoi lavoratori, farli lavorare eh senza tecnologia nell’agricoltura perché devono mangiare. Mh. Allora, e quindi ci posizioneremo sostanzialmente qua senza industria e senza servizi. Poi nel corso del tempo, diciamo, diventiamo capiamo come si fa, abbiamo capito come si faceva, diciamo, a diventare più produttivi nell’agricoltura e quindi non è più stato un problema e quindi abbiamo occupato sempre meno persone nell’agricoltura ed è arrivata l’industria. Mh. E generalmente arriva l’industria un certo tipo di industria quantomeno e generalmente ha un’industria a basso valore aggiunto. Pensate per esempio al settore del tessile. tessile, ovviamente dipende da dal tipo di tessile, ma la maggior parte del tessile è a basso valore aggiunto. E allora lì è dove inizia ovviamente la rivoluzione, iniziata la rivoluzione industriale. Mh. E il paese poi hanno iniziato così a sviluppare l’industria, a spostarsi, diciamo, su questa linea, ad avere settori sempre più produttivi, sempre più produttivi. Mh. Poi arriva un certo punto nel quale, certo io ho l’industria, però eh scopro che riesco a produrre anche altre cose che sono molto interessanti e queste cose molto interessanti si chiamano i servizi. I paesi più sviluppati a tra cui anche l’Italia ancora, sono industrie di servizi. Mh, cioè sono paesi in cui dominano i servizi. Il circa il 70% del nostro PIL è fatto eh da servizi. Perché siamo diventati così bravi sulla manifattura. La nostra manifattura in realtà tiene ancora oggi, tiene ancora oggi, non tutta, naturalmente, eh che abbiamo potuto, diciamo, spostare una parte dei nostri lavoratori e fare altre cose che ci servivano. Ecco, vedete, diciamo che però nel corso del tempo eh si sviluppa la parte dei servizi e i paesi più avanzati, per esempio, come la Corea del Sud o gli Stati Uniti, erano hanno un settore dei servizi avanzatissimo che è esploso. Mh, è una manifattura che tiene i più o meno ehm ma che è dominata sostanzialmente dal settore dei servizi. Allora, un problema principale dell’Italia che non c’è su questo grafico, ma ve lo dico, è che noi ovviamente abbiamo un settore agricolo qua è molto esteso, naturalmente, ma eh in generale occupiamo pochissimo nei nei nell’agricoltura ed è corretto che sia così. abbiamo un fortissimo settore manifatturiero e questo è un bene che sia così. Eh, avere le industrie eh è un il nostro grande punto di forza, la nostra manifattura. Il nostro problema però è il fatto che in questa scala dei servizi noi siamo al diciamo nella nella prima parte della scala dei servizi, cioè non abbiamo la parte di servizi ad alto valore aggiunto. Cosa sono i servizi ad alto valore aggiunto? ci arrivo tra un secondo. Mh, però tenete a mente che c’è un’evoluzione dell’industria. Si parte con produzione a basso valore aggiunto, come il tessile, per esempio, con l’industria alimentare, poi ci si mette molto tempo per arrivare la produzione ad altissimo valore aggiunto. Mh. E una parte, diciamo, della manifattura che si lascia andare viene tradotta in servizi. Faccio solamente questo inciso, non voglio parlare di politica oggi perché, insomma, la conoscete meglio di me, però e capite perché gli economisti sono stati particolarmente critici con i dazzi di Trump? Mh perché i dazzi di Trump sono così problematici, ma non tanto per noi, ma soprattutto per gli Stati Uniti. Perché se io metto un dazio, per esempio, per l’appunto sull’industria pessile, ricorderete il presidente Trump con un cartellone in mano con la lista dei paesi, non i dazzi, allora il Vietnam che produce una larga parte delle produzioni della Nike, eh, quindi il tessile sportivo, eh in quel cartellone aveva i dazzi, se non ricordo male, al 60%. Mh. Allora, per chi è un problema? Ma si può anche pensare naturalmente che uno, insomma, voglia andare su quella strada, ma non è conveniente. Perché non è conveniente? Perché se io metto un daio su un un la manifattura a passo valore aggiunto e quello che succede è che a un certo punto non importerei più nulla dal Vietnam che nella mente di queste persone è quello che si pensa o vogliano ottenere, ma se non lo importo più da altre parti allora lo devo far produrre localmente. Ma per farlo produrre localmente, allora qualcun altro che sta occupato attualmente da qualche altra parte o i capitali che sono andati, diciamo, a essere investiti in settori o in produzioni a più alto valore aggiunto, devono rispostarseli. Cioè un po’ come dire che parto da un punto più o meno, diciamo, alla destra di questo di questo grafico della manifattura, lo faccio tornare indietro all’inizio del processo industriale quando avevo produzione a basso valore aggiunto e non è una buona idea questa naturalmente. Ovviamente c’è un problema di proprietà intellettuale, c’è un problema di sicurezza nazionale per alcuni settori. Quello ne possiamo anche discutere in qualche modo, ma non possiamo discutere invece il fatto che sia una buona idea, perché non lo è, il fatto di mettere dei dazzi su produzioni a passo valore aggiunto è una delle cose più populistiche che si può fare. Mh, allora diciamo, ma quali sono i settori ad alto ad alta produttività, cioè quelli che utilizzano frontiere della tecnologia e quali sono invece i settori che sono a bassa produttività, cioè i settori che non utilizzano la frontiera della della tecnica. E sì, ho fatto una lista che che diciamo non è esaustiva, però nel settore dei beni i settori che che le produzioni che sono ad alta produttività sono la meccanica, l’aerospaziale, la farmaceutica, le biotecnologie, eh l’industria navale, per esempio, i semiconduttori che oggi sono fondamentali e nello stesso colonna, quindi per i beni, quelli a bassa produttività invece sono per esempio il tessile, come vi dicevo, i mobili seri, la produzione di carta e alimentare. arrivo al made in Italy. Eh, arrivo anche a parola del made in Italy. Ma e se guardiamo i servizi invece che sono sempre più difficili in qualche modo da digerire nella mia esperienza, eh, allora nei servizi a basso valore aggiunto abbiamo per esempio la ristorazione, bar e e i ristoranti. Perché? Perché pensato, ripeto, qual era la tecnologia che utilizzavano 100 anni fa? È più o meno la stessa che utilizzano oggi. Mh. La tra 100 anni credo che sarà ancora così, più o meno, no? Magari inventeremo, insomma, il barista automatizzato, ma alla fin fine non andremo molto distanti da quello. Il coach center, per esempio, l’estetica. Mh. E quali sono invece i servizi ad alto valore aggiunto? l’informatica, per esempio, eh l’audiovisivo, l’analisi dei dati, la ricerca, lo sviluppo, la comunicazione. Mh. E se guardiamo allora quali sono, dove si specializzano, dove si sono specializzati i paesi che noi chiamiamo ricchi. Mh, chiaramente un paese grande o paese sviluppato a imprese che operano in ognuno di questi quadranti. Mh. Ovviamente, però se guardiamo i paesi più ricchi al mondo hanno una specializzazione produttiva, cioè hanno imprese che operano soprattutto nei quadranti verdi. Per esempio gli Stati Uniti o la Svizzera operano soprattutto nei quadranti verdi. I paesi che chiamiamo poveri invece operano soprattutto nei quadranti rossi perché perché non hanno le risorse, non hanno la tecnologia, non hanno le infrastrutture, non hanno lo stato della tecnica per poter competere con gli altri. Quindi l’unica cosa che possono fare naturalmente che vendono con quello che possono. Mh. Allora, se io sono Cuba, embargo a parte che è insomma misura oramai è diventata anacronistica e secondo me dovrebbe essere tolta, ma in bargo a parte Cuba l’unica cosa che può fare è quella di vendere il suo turismo perché non ha grosse produzioni. Ok? La stessa cosa, per esempio, per tutti i paesi africani che ho che ho messo qua e l’Italia e l’Italia e l’Europa. Per capire dov’è l’Italia e l’Europa prendo Castellone, perché il Castellone è un esempio perfetto di questo. Mh. Perché noi siamo messi, diciamo, eh a metà strada tra i due. Siamo sostanzialmente Sì, appunto a metà strada tra tra i primi e i secondi. Cioè siamo messi in questo modo. Abbiamo produzioni in realtà da manifattura ad alto valore aggiunto. Piemone Marsilli, giusto per fare un esempio, mh che conoscete tutti, eh, ma abbiamo tutta la manifattura bresciana, pergamasca, veneta, eh, emiliana e però sul lato dei servizi abbiamo poco nulla ad alto valore aggiunto. Abbiamo tanti tanti tantissimi servizi a basso valore aggiunto. Allora, volete un esempio? Allora, prendete in mano il vostro telefonino, giusto per fare un esempio, lo faccio io per voi, e provate a guardare quante delle app che ci sono installate sul vostro telefonino sono europei, italiani o quante sono americane. Vi faccio un esempio. Io ho installato, per esempio, WhatsApp che è americana, Gmail c’è Google che è americana, Outlook che è Microsoft ed è americana, Facebook americana, Twitter americana, YouTube americana, eh Robox americana, Bloomberg americana, Europa non pervenuta, Italia meno di nulla. Mh. E allora questo è quanto eh il problema fondamentale, diciamo, della struttura produttiva del nostro paese e questo è quello che gli economisti chiamano misallo delle risorse. Un per esempio diamo misallocazione delle risorse, cioè il capitale del lavoro. Vuol dire che se io ho a disposizione una certa forza lavoro e una certa quantità di capitale è dove l’impiego, cioè cosa faccio fare alle mie imprese quando si svegliano la mattina e cosa faccio fare ai miei lavoratori quando vanno al lavoro, determina eh quanto riuscirò a portare a casa, cioè a livello dei profitti che riuscirò a portare a casa che determina poi le vostre buste paga. Allora, il fatto che noi ci salviamo sostanzialmente dalla manifattura è un’ottima cosa, ma il fatto che abbiamo una struttura produttiva che è molto sbilanciata, molto sbilanciata in imprese molto piccole, addirittura microscopiche, poco produttive, soprattutto nel nel settore dei servizi, è la nostra condanna. E adesso allora capite eh perché, anzi ci arrivo tra un secondo a quello, però in una sola frase se volete dire qual è la differenza tra noi e gli Stati Uniti, mto che l’industria americana è meglio della nostra. Ora è vero, c’è un settore nel quale l’industria americana non ha uguali al mondo e lo vediamo in questi giorni, ovviamente l’industria militare, ma al netto di quella la nostra manifattura ha tenuto il colpo. dove noi invece non teniamo il colpo da 40 anni da questa parte è un settore di servizio, non solo, ma un po’ per eh cultura, un po’ perché, ripeto, per struttura produttiva e un problema molto molto molto forte è il fatto che non solo abbiamo una specializzazione produttiva errata, ma continuiamo a non volerla cambiare. Mh. E per farla cambiare un una dimensione fondamentale è quanta ricerca si fa. Eh perché io vado al lavoro e posso competere con il resto del mondo se faccio cose che gli altri non fanno o che implica fare ricerca per trovarle queste cose oppure se divento più produttivo degli altri, cioè le faccio meglio. Ma anche questo implica fare ricerca. Questo grafico vi fa vedere quanta ricerca si fa in Italia, negli Stati Uniti, c’è un grafico un po’, diciamo, pieno di cose e e noi spendiamo in ricerca privata e pubblica l’1% del PIL, gli americani spendono più di tre volte quello che spendiamo noi. Mh. La differenza qui non è la spesa pubblica al netto sempre della spesa militare, perché la spesa militare negli Stati Uniti non ha limiti. La differenza vera qui la fanno le imprese e le imprese italiane purtroppo non fanno ricerca. Non fanno ricerca perché sono troppo piccole, non fanno ricerca perché da noi se hai un dottorato di ricerca le persone non sanno neanche che cos’è e di fatto viene presa come una spesa, non come un investimento. Mh. E sono soldi buttati nella mente delle persone e il risultato è quello che vi ho detto prima. Volete ancora un un’altra evidenza? Vabbè, eccola qua. Allora, qui vi faccio vedere qual è il Sì, cioè cioè è un po’ ironico, diciamo, per chi ha già capito e faccio vedere quant’è il fatturato per addetto che è determinato per la tecnologia che utilizzano delle imprese ad alto valore aggiunto che sono quelle che vi ho detto prima sul vostro telefonino. Sì, se ci fosse una sola persona che non sa in questa sala che cos’è Only Fans, diciamo, che è un’impresa che fa incontrare la domanda e l’offerta di un certo tipo di di servizi per adulti, ecco, eh è così. E e vedete che alcune di queste imprese sono incredibili perché hanno un fatturato per addetto, per addetto, data la tecnologia che utilizzano che di fatto non è uguale che è di milioni milione, cioè milione m e addirittura c’è una di queste di queste chiaramente ovviamente se io ho fatturato per addetto di milioni e allora le buste paga di questi qui che vanno lì al mattino non saranno di €1400 al mese. Eh eh per esempio c’è un’impresa di queste che è Nvidia che 10 anni fa non esisteva. È un’impresa incredibile, eh oggi ha una capitalizzazione di 3 trilioni di dollari, sono 3000 miliardi di dollari in 10 anni ce l’hanno fatta. Giusto per farvi capire, adesso dico una cosa che è un po’ errata, però se noi l’avessimo fondata noi, fatta crescere noi in Italia con l’impresa e la vendessimo oggi, ripagheremo interamente il debito pubblico italiano. Una sola di queste, una sola in 10 anni. Noi il debito pubblico ce lo portiamo appresso da da 50 anni e non sappiamo come fare a ripagarlo. Mh. E allora e c’è anche una foto famosa dei garage di inviti, per l’addetto mediano di invidia, cioè il 50% almeno del di quelli che lavorano in questa impresa ha un patrimonio personale che supera i 20 milioni di dollari a questo punto in 10 anni. D’accordo? Questa è la potenza da tecnica, questa è la che la nostra condanna data alla nostra specializzazione produttiva, eh, cioè non avere questa roba qua, questa roba qui è potentissima da 40 anni a questa parte. E poi dell’Italia dicevo sono iniziati dagli anni della Milano da bere, poi hanno, diciamo, sono presentati in modo piuttosto violento negli anni 90 e poi hanno rotto le dighe negli anni 2000. E vi faccio solamente un esempio qua. Eh, negli anni 90 noi alla fine degli anni 90 abbiamo iniziato ad assistere ad un declino storico dell’industria tessilea. Io vivo a 4 km da Como. Il Comasco è stato un disastro, nel senso che le produzioni tessile degli anni 80 se ne sono andate via tutte quante. Non sarebbe stato un problema. Ricordate il grafico della manifattura che ha un picco? Eh, se noi avessimo sviluppato la potenza dalla parte dei servizi, ma noi non abbiamo fatto questo. Perché questo abbiamo fatto? Abbiamo preso quei lavoratori lì m e li abbiamo occupati per esempio gli hotel un mio ristoranti. Mh, cioè tornando al al grass a questo a sempre alla stessa, diciamo, tabella, quello che abbiamo iniziato a fare è che abbiamo iniziato a spostarci in basso, ma da una parte all’altra. invece di spostarci dal passo verso l’alto. Mh. Allora, lo voglio ripetere perché questo è un punto cruciale. Il problema principale dell’Italia è il fatto che noi non abbiamo servizi ad alto valore aggiunto, oltre al fatto che, diciamo, negli ultimi anni abbiamo anche inventato modi per mettere dei bastoni tra le ruote della manifattura e eh ovviamente qui potreb qualcuno che immagina che potrebbe dire “Ma se lo sapete mh se sono 3040 anni che sappiamo che abbiamo un problema di di specializzazione produttiva, abbiamo un problema di grandezza delle imprese che abbiamo imprese troppo piccole, poco produttive che sono e operano in settori a bassissimo valore aggiunto, per esempio gli hotelli e ristoranti o i bar. Ma allora perché non fare qualcosa? Cioè perché non non lo cambiamo? Perché sono voti? Perché per cambiarlo non è un processo così semplice. Eh, adesso vediamo come come si può fare, ma la ragione fondamentale che sono tanti piccoli voti, quindi non ci spostiamo dall’ambito tecnico all’ambito politico. E qui è dove le cose si complicano molto. Mh, ovviamente c’è anche un altro problema, è il fatto cioè che se io voglio avere Nvidia e se voglio avere Apple e se voglio avere Microsoft, allora devo avere gli ingegneri di Nvidia, gli ingegneri della Apple, gli ingegneri della Microsoft e e se voglio avere l’industria svizzera, allora metà almeno della forza lavoro svizzera, è laureata. Da noi siamo meno del 22%, abbiamo anche un problema di analfabetismo funzionale. Mh, quindi la scuola non funziona, si laureano troppe poche persone e si laano tra l’altro anche in cose che sono erate. Siccome i sto parlando per chi non lo sapesse, di avanti al mio professore di italiano e latino del liceo, cioè questo sono stati 3 anni, diciamo, piuttosto intenso sono molto grato ad Angelo, ovviamente non sto dicendo che non dobbiamo avere i laureati in lettera o in filosofia, eh, o potete fare quello che volete nella vita, naturalmente, ma in un mondo che ha un premio così alto nei confronti della tecnica m della tecnica. Viviamo in un mondo della dominanza della tecnica e allora è una questione di proporzioni. Quanti sono quelli che si laureano in certi settori e quanti sono quelli che non si laureano in quei settori? Mh, non sto dicendo che a punto sia qualcosa di errato nel fare lettere o filosofia, delle persone che si laureano lettere filosofia ad Harvard o o ad altre università americane, perché noi lavoriamo tantissimo lì, mh pochissimo nelle materie stemma, pochissimo rispetto ad altri ad altri paesi e quindi ovviamente non abbiamo il capitale umano per iniziare il discorso o molto poco e tra l’altro anche chi si laurea in biotecnologia Ricardo Fotecnologie, giusto? Eh, di fatto lo condanniamo per ragione che sto cterò un secondo ad andarsene via, però abbiamo il bonus monopattino, ecco, e il bonus elettrodomestici e poi ci siamo anche inventati, capite perché? gli economisti, quelli con quantomeno sale nella testa. Quando è saltata fuori la brillante idea dei del bonus del super bonus, di tutti gli altri bonus edilizi, siamo saltati sulla sedia perché la montare di risorse è stato incredibile, il più grande scandalo finanziario della storia del paese. 220 miliardi buttati via. Perché li abbiamo buttati via? Perché noi quei 220 miliardi lì su cosa li abbiamo messi? li abbiamo messi sul settore rosso e non sul settore verde. È chiaro che ha avuto un ritorno. Certo che ha avuto un ritorno, ma siamo sempre lì, cioè siamo sempre alla messa allocazione delle risorse. Cioè se quei 220 miliardi lì, invece di metterli sul settore rosso, li avessimo messi per creare Apple, Nvidia e Microsoft? Eh, e allora a questo punto il ritorno sarebbe stato 100 volte, 1000 volte, 1 milione di volte superiore. E allora ci sono due miti da sfatare che sentite dire in televisione. Il primo mito è il fatto che spesso sentite dire che il turismo è il nostro petrolio. Quante volte l’avete sentito dire? Ma il turismo non è il nostro petrolio. Mh, il turismo sono i chiodi alla bara del sistema della tecnica italiana e della manifattura italiana. Perché? Perché più più persone occupano il turismo sono persone che non possono essere occupate nella manifattura o nel servizio ad alto valore aggiunto, che è quello che gli economisti chiamano costo opportunità. Oltre al fatto che il turismo ha un implicazioni molto forti, per esempio, sulle comunità. Mh, io ho visto a Como, Como è una città che è totalmente trasformata, dove oggi c’è un grandissimo incentivo a trasformare le case in affliti brevi con poi il problema del fatto che la comunità eh di persone non è quella di Castelleone, mh non esiste più la comunità di persone, quindi ha implicazioni anche molto forti, ma l’implicazione vera vera oltre al fatto che genera una rendita e la parola rendita, gli economisti non piacciono molto, è il fatto soprattutto che genera una fortissima misallocazione delle risorse, cioè quelle risorse lì sono finite e vanno a finire ancora una volta in un settore rosso e non in un settore verde. E la seconda naturalmente anche questa questa addirittura di sovietica memoria è una delle cose, diciamo, diciamo, si può tornare indietro anche a Stalin, ehm che aveva i noi sovietti che avevano una festazione per l’acciaio. Noi ce l’abbiamo per l’edilizia. Eh, spesso in televisione sentite dire che l’edilizia è il volano dell’economia perché si dice che poi ha un indotto e quindi se io ovviamente metto in moto l’edilizia poi alla fine faccio lavorare anche eh faccio lavorare anche altri e però il problema è sempre quello, cioè che anche gli altri che lavorano per l’edilizia non sono servizi ad alto valore aggiunto, cioè ci muoviamo, continuiamo a muoverci tra un settore rosso e un altro settore rosso e non riusciamo mai invece a ad andare su la scala del valore. Ora io vi ho detto che è una buona cosa investire nei settori verdi, non nei settori rossi e vi ho detto che vi ho fatto vedere quanto guadagnano negli Stati Uniti, però questa cosa c’è anche in Italia che qui vedete per esempio l’andamento dei contratti collettivi nazionali, cioè questa è la contrattazione di primo livello, poi naturalmente c’è la contrattazione di secondo livello, sono le retribuzioni lor, poi ci sono le tasse, quello che volete, tanto l’evidenza è sempre la stessa, però fatto 100 il livello del dei dei contratti nella manifattura nel 2016, oggi siamo al 20% superiore e per la verità continueremo a salire perché comunque abbiamo ha avuto un problema di inflazione. Lì vedete invece la linea blu l’andamento dei contratti negli hotel. gli hotel per 10 anni di fila i contratti sono stati fermi. Zero. Zero. Cioè, mentre negli Stati Uniti hanno aperto una una un’impresa, hanno fatto diventare di 3 trilioni di dollari, noi col turismo nostro petrolio abbiamo sostanzialmente condannato chi lavora in quei settori alla povertà. Alla povertà. Quindi il messaggio fondamentale qua non lo devo in realtà dire perché la nostra struttura produttiva di Castellone è fatta in questo modo, cioè più più industria e meno turismo e più servizi ad alto valore aggiunto che sono la chiave la la vera differenza tra noi e gli Stati Uniti. Ora, ma il made in Italy, perché in tutto questo naturalmente c’è sempre per mare un abbreatore che va in televisione dice “Beh, aspetta un attimo però perché stai parlando di muoverci tra settori mh. Però se io prendo il billionaire e il billionaire i miei camerieri guadagnano di più di quello che dice.” Mh. Generalmente Briatore dice bisogna fate fategli vedere il sogno ai a chi viene all’Emiro del Qatar perché l’Emiro del Qatar alla quinta sciabolata di di don Ferignone alle 3:00 della mattina mette le mani in tasca e ti lancia €30.000 000 di mancia ai tuoi camerieri che per lui sono niente. Allora, quello che in realtà Briatore sta descrivendo in maniera, diciamo, all’abriatore, se volete, è il ruolo il ruolo, per così dire, del Medi in Italy. Cioè è vero è vero che per la stessa industria ho una scala del valore, quindi per esempio io posso decidere di produrre magliette a basso costo, generalmente, appunto, in Vietnam oggi, oppure le magliette di Prada. mez dia, le vendono a €300, quindi il valore aggiunto è molto più alto. Oppure posso decidere di produrre, che ne so io, la tata che è una scatoletta di lata con quattro ruote sostanzialmente, oppure invece ho la Ferrari. E allora la Ferrari sarà meglio della scatoletta di tonno? Certo che è meglio perché ha un valore aggiunto che è infinitamente più alto. Mh, quindi quello che sempre per tornare a a questo grafico, all attenzione che il i i settori adesso sono gli stessi. Posso prendere il tessile e spingerlo verso l’alto. Mh per produttività, non perché utilizzo una tecnologia diversa, ma perché per una serie di ragioni, per esempio, perché il prodotto è più esclusivo, lo posso vendere a molto di più. Mh. Questa strada che è la strada, diciamo, per l’appunto che gli economisti chiamano del markup, eh, cioè dei margini di guadagno, non della della tecnologia che si utilizza, è corretta. È corretta. Guardate che la Ferrari è corretta, mh, però ha un problema, cioè se io un prodotto per venderlo a €300 lo devo far diventare molto esclusivo, allora non potrò mai avere una produzione su larga scala, cioè non potrò occupare molti in quelle produzioni lì. Mh, non è che la Ferrari non vada bene, è che la Ferrari ha un numero di addetti che è ridicolo, non posso occuparci 20 milioni di italiani lì. Mh. E soprattutto a differenza, diciamo, della strada della produttività, la strada del made in Italy è inflativa, cioè i prezzi lì sono molto più alti. La Ferrari, non so quanti qui ce l’abbiano, ce n’è una qui parcheggiata, se non ricordo male, in centro paese, ma non è qua oggi, eh, e però ovviamente è una strada inflativa, cioè genera tanta inflazione questa cosa qua. Ed è per questo che il made in Italy molto spesso, non sempre, ma molto spesso va all’estero. Mh. Allora, cosa succede poi se io prendo le due strade, cioè la strada della tecnologia, della frontiera tecnologica e la strada dell’esclusività, cioè del made in Italy, le combino assieme, beh, succede una cosa magica, che è quello che è successo alla Lamborghini 2 anni fa. Lamborghini ha fatto quello che altri, diciamo, un po’ con parole un po’ vuote tentano di fare o di dire che dovremmo fare con un decreto legge, cosa che naturalmente non avverrà mai. Cioè, hanno preso l’orario di lavoro eh e hanno detto va bene, allora adesso lavoriamo 4 giorni alla settimana invece che cinque e non solo a parità di stipendio, ma addirittura gli hanno anche alzato lo stipendio, leggeteli di quanto. Quello non è lo stipendio totale, quello è l’aumento di stipendio per addetto a Lamborghini. Mh. Perché? Perché hanno combinato le due cose, cioè hanno combinato la frontiera della tecnologia con l’esclusività del prodotto. Bene, detto questo e sarò breve, allora cosa si può fare per fermare il declino che era anche come di un partito politico che può essere dato peria prima di iniziare? Eh, non è semplice, diciamo, eh non è non è semplice fermare questa cosa qua o cambiarla. Non è semplice perché innanzitutto perché è tardi e e poi perché le ricette non sono digeribili. Perché è tardi? Beh, perché innanzitutto non facciamo figli. Qui fa vedere l’evoluzione della fertilità, cioè del numero di figli che facciamo non solo in Italia, ma in tutti i paesi eh sviluppati al mondo. E un po’ per emancipazione femminile, un po’ perché è avvenuto un cambiamento culturale, però i nostri ragazzi non fanno figlio. Mh. E mi ci metto anche io. Naturalmente se fai un figlio oggi lo fai molto in là, un po’ perché devi anche rimanere più tempo a studiare. Eh, non è una questione di potere d’acquisto. Eh, anche in paesi in cui il potere d’acquisto è molto più alto del nostro, alla fine non si fanno figlie lo stesso. E la mia lettura della della letteratura è che purtroppo gli incentivi economici funzionano molto male o non funzionano. Mh. E quindi alla fin fine tutti i paesi su livelli diversi, magari perché chi ha più immigrati e quindi gli immigrati fanno proprio figli dei dei nativi, ma tutti quanti sono sotto la soglia eh eh di due figli per donna che o poco più di due figli per donna che quella che stabilita la popolazione. E nessuno per il momento è riuscito a trovare una soluzione a questo problema. Nessuno al mondo m tra i paesi sviluppati. Non solo, ma a questo ci aggiungiamo il fatto che ormai 150.000 italiani ogni anno fanno le valigie e molti di questi italiani sono laureati e quindi se io ho un saldo naturale di 300 meno 300.000, cioè perché muoiono 300.000 in più di quelli che nascono, 650.000 poi se ne vanno via, se voglio stabilizzare la popolazione mi servono quasi mezzo milione di immigrati in più. Eh allora qualcuno ha utilizzato unien un’espressione che per me è orrenda, cioè sostituzione etnica. Ah, questo è il conto, eh, è il conto. Allora, qui dobbiamo intenderci, le regole della tecnica sono chiare e la matematica è quella che è. Se io ho un saldo naturale di meno 300.000 e 150.000 dei miei giovani se ne vanno via o ho mezzo milione di immigrati, posso anche dire di chiudere i porti e fare quello che voglio, ma fino l’anno scorso abbiamo avuto mezzo milione di immigrati in più. Oppure la popolazione cala, ma se la popolazione cala torniamo al punto dove siamo partiti, quindi niente PIL, niente innovazione e chiudiamo le imprese. M non sto dicendo che non non generi problemi, eh l’immigrazione ovviamente è una sfida e ne genera moltissimi di problemi perché è identitaria, quindi genera un problema attacco alla cultura identitaria e genera anche un problema ovviamente di maggiore criminalità, però questo è dato di fatto. Allora, se mettiamo assieme tutto, cosa succederà andando avanti? Beh, possiamo costruire tutti gli scenari che vogliamo, lo fa l’Istat, lo fa l’Oxe. In tutti questi scenari, a meno di non avere assunsioni incredibili sulla sull’immigrazione, cosa che secondo me non è realistico fare proprio perché genererebbe poi un conflitto sociale probabilmente troppo acuto. In tutti gli scenari la popolazione italiana nei prossimi 40 anni cala. Ma se cala la popolazione, qui vi faccio vedere le proiezioni dell’Istat, eh chi dice che andremo a 40 milioni, chi dice che andremo a 45 milioni, ma se cala la popolazione torniamo al punto dove siamo partiti, cioè niente più. Mh. Quindi è molto difficile che il PI italiano in aggregato nei prossimi 30 anni possa crescere ed è probabilmente anche molto complicato che possa crescere le buste paga perché beh, da tutto questo ovviamente aggiungiamo anche un fattore culturale. Io sono stato nelle Langhe due mesi fa, è un posto incredibile, bellissimo. Ho parlato con un viticotore e sono andato a visitare una cantina meravigliosa. producono un vino che è incredibilmente buono, lo esportano, hanno un sacco di valore aggiunto, eh, quindi sono parte dei beni che esportiamo, esportiamo bene perché fanno un sacco di profitti. E allora io gli ho chiesto, simpaticissimo questo signore, devo dire, molto ospitale, e gli ho chiesto, “Ma quanto costa un un 1 met quad di terreno qua?” Mh. Eh, e lui mi ha guardato, anche un po’ stupito, diciamo, di questa domanda e mi ha guardato e mi ha detto “Beh, eh, in Italia la terra si eredita o si sposa?” E io non volevo rovinarmi, diciamo, l’atmosfera perché eravamo lì per celebrare gli 80 anni di mio suocero, però ho pensato dentro di me, grazie per avermi spiegato e avere sintetizzato così bene come abbiamo fatto ad esiliare milioni di giovani da questo paese, me compreso. Ed effettivamente questo è quello che ci dice la letteratura, perché ci sono studi m come questo qui che ci dicono che i cognomi della Firenze che contavano nel 1400 sono gli stessi cognomi che contano oggi e e che avev quelli più ricchi a Firenze di allora sono gli stessi. in 600 anni non è cambiato nulla e non solo, ma già oggi questo grafico qui ci dice anche che se io ho una struttura della popolazione che è invertita, cioè una piramide invertita come quella che vi ho fatto vedere, allora il flusso di eredità è molto più alto semplicemente perché muoiono più anziani e i giovani li o redditano, quelli che possono, i pochi che possono. Ma allora se io ho un paese nel quale un giovane mh sa che il suo futuro è determinato dal suo cognome, sa che non ered non erediterà nulla, sa che ha un sistema sociale che ha bloccato, sa che ha un non ha non ha non ha sbocchi perché se io faccio un dottorato di ricerca non non sanno neanche cos’è le aziende. E allora che cosa fanno i nostri ragazzi? Prendono e se ne vanno via. Questo oramai da 20 anni o 30 a questa parte. Ecco perché è così complicato cambiare le cose in Italia, perché ci sono degli effetti della demografia. Da 40 anni noi abbiamo una classe politica che forse involontariamente o forse no, perché è molto conveniente elettoralmente, sposta risorse costantemente dal presente al al passato, dal futuro al passato. Sapete come si fa in Italia? in molti modi, per esempio, si fa con le pensioni, si fa con le pensioni, si fa non facendo le riforme, mh, lo so che è indigeribile perché avete lavorato una vita, ma lavorerà una vita anche chi verrà dopo di voi, anche i vostri figli e anche i vostri nipoti, eh? E che cosa ci dicono le tabelle dell’INS? C’è già scritto? Quali saranno i coefficienti di conversione? Eh, esattamente. Eh, cioè i nostri figli andranno in pensione col 60% della retribuzione nella migliore delle ipotesi. Però se quelle retribuzioni non crescono e non cresceranno per 30 anni di fila, significa che oggi se avremo una retribuzione media di €1400, domani quel lavoratore sarà un pensionato povero. Punto. è già scritto, è già tutto scritto, ma non solo, eh perché ovviamente se ho ho una popolazione più anziana, poi diventa molto complicato fare le riforme, eh, così come ovviamente c’è un c’è un un sacco di problemi che derivano dall’errata mentalità e dai luoghi comuni. Quindi avverrà un disastro? Eh, avverrà un disastro, no? Eh, non avrà un disastro perché questo la macroeconomia non funziona in questo modo, si sposta in modo molto lento, mh avvengono delle crisi e i paesi fragili come il nostro sono più esposti e quindi ci mettono generalmente più tempo per riprendersi. Ciò che avviene è una cosa molto più subdola, è molto più difficile da fermare perché avviene un un lentissimo declino che è lo stesso declino che abbiamo avuto per questi 30 anni ed è per questo che è così difficile da da cambiare perché non si vede giorno per giorno, non c’è una notizia sui giornali, c’è un processo che cambia molto molto molto molto lentamente. più che dopo 30 anni di giri indietro, eh, e ti accorgi che non hai più quella frontiera produttiva e siamo molto distanti dalle frontieri produttive della tecnologia ormai in moltissimi settori. Bene, negli ultimi 10 minuti a mia disposizione, in realtà rispondo alla mia alla terza domanda che mi è stata fatta perché i problemi, diciamo, sono tanti, però tutto sommato è stata fatta una domanda che una domanda che è più filosofica più che tecnica e forse deriva dal fatto che qua è una domanda che viene fatta non spesso ma regolarmente agli economisti, cioè se esista un’economia a servizio dell’uomo? una domanda anche molto generica in qualche modo e questo io credo che derivi dal fatto che i primi economisti nella storia erano effettivamente dei filosofi più che dei tecnici. Oggi gli economisti sono sostanzialmente dei matematici. Mh, cosa che non è chiara nei dibattiti, però siamo molto più spostati sull’ambito quantitativo, non sull’ambito filosofico. E prendo la questa domanda un pochino alla larga perché perché c’è qualcuno che indietro, diciamo, nei secoli ha scritto “Quanto vi leggo?” Eh, e questo questo pezzetto poi vi dico da dove preso, recita in questo modo: “La borghesia ha creato delle forze produttive il cui numero la cui importanza superano quanto mai avessero fatto tutte insieme le generazioni passate. Sta esaltando il ruolo della borghesia o i successi della borghesia. Poi adesso questo passaggio esalta la potenza della tecnica, ovvero il soggiogamento delle forze naturali, macchina applicazione della chimica all’industria, all’agricoltura, navigazione, vapore, ferrovie, telegrafi elettrici, disodamento di interi continenti, fiom navigabili, intere popolazioni sorte quasi per incanto dal suolo. Quali dei secoli passati avrebbe mai presentito che tali forze produttive stessero sottite in grembo al lavoro sociale? è un’esaltazione del ruolo della borghesia in qualche modo e del ruolo della tecnica dall’altra. C’è qualcuno che riconosce da dove ho preso questo passato? No, probamente vi vi stupirà. Max ovviamente questo è il manifesto del Partito Comunista e ovviamente ho preso il passaggio che mi ha fatto più comodo e perché poi ci sono 20 pagine di conflitto sociale tra tra capitale e lavoro. Eh, ovviamente, però è per dire che anche l’uomo dalla grande barba in realtà non era proprio così eh stupido come come lo si vuole rappresentare. Gli era chiarissima quale fosse la potenza della tecnica. Mh. Ed effettivamente eh se guardiamo poi allo sviluppo tecnologico che abbiamo avuto dall’ora ad oggi, non solo abbiamo fatto quanto lui sottolineava o loro sottolineavano, ma siamo andati completamente oltre qualunque più rosi e aspettative. Questi grafici vi fanno vedere che oggi viviamo molto di più di allora. Eh, la mortalità infantile di oggi non ha nulla a che fare con quella dell’800. I nostri redditi non hanno nulla a che fare con quelli dell’800, nonostante i problemi strutturali dell’Italia degli ultimi 30 anni, ma anche dalle altre parti siamo andati completamente oltre. Eppure non basta, non basta perché non solo in Italia, ma spesso anche in altri paesi, le persone in realtà eh ci chiedono “Ma qual è il fine? Qual è il fine? Perché bisogna crescere alla funzione?” Eh, la risposta che non è proprio così semplice, mi tocca, diciamo, sintetizzarla in 5 minuti, è stata datta da diversi filosofi. Qui ho preso uno di questi filosofi che viene considerato un filosofo minore, facile all’anima sua, in realtà forse non lo era, che è Gunteranders. Ehm questa fotografia l’ rappresentato insieme alla moglie che era Narent, entrambe ebrei rifugiati in Francia, poi lui negli Stati Uniti e eh mi sarà capitato di sentire che Annarent, lei ebrea, eh così dice la Bulgata, quantomeno, amasse un nazista e il nazista di cui si parla in realtà era il mentore o il professore di di entrambe con il quale lei aveva avuto una relazione che però era una delle più alte del 9, cioè Martin Heidegger e Heidegger fu nazista, si iscrisse al partito nazista, se non ricordo male, nel 33, poi pronunciò un famosissimo discorso all’Università di Friburgo. Ma il punto cruciale di questa cosa è è semplicemente ricordarvi che già allora, cioè 100 anni fa, era chiarissimo ai filosofi che la tecnica non ha un fine, l’economia è una tecnica mh ma non ha un fine di per sé, perché la tecnica di per sé non ha un fine se non il suo stesso miglioramento. Ed era chiarissimo, allora, poi ne hanno parlato molti altri, ne ha parlato Severino e in Italia per esempio, che noi viviamo nell’eva della dominanza della tecnica. Conar Andres scriveva la tecnica non è più uno strumento al nostro servizio diventata il soggetto della storia e io credo che molti dei conflitti che noi vediamo oggi siano conflitti che derivano dal dalla dominanza della tecnica mh e dal nostro rapporto con essa. Se pensiamo per esempio al mondo della politica, la dominanza della tecnica ha risvolti a 360°. Si può perfino dire che anche il concetto stesso di democrazia sia oggi molto diverso da quello che avevamo 100 anni fa. La verità è che quando andiamo a votare, se dovessimo votare sul nucleare, la mia idea sarebbe altamente approssimativa, perché se io dovessi realmente votare in modo informato, probabilmente avrei bisogno di essere un fisico nucleare. Oggi è un cosa che 200 anni fa, insomma, era completamente diversa. Questo per l’economia ha molte implicazioni perché io posso dirvi quali sono i problemi strutturali dell’Italia, vi posso dire che c’è un costo da andare da a B, per esempio, però non posso indicarvi che cos’è B. Mh, per indicarvi che cos’è B, non è il nostro lavoro. Mh, il nostro lavoro è semplicemente di dirvi qual è i percorsi che si possono fare per arrivare da BI, cioè abbiamo bisogno di un pensiero più forte di la tecnica o quantomeno non debole perché questo possa avvenire. Vi ripeto che secondo me in ambito politico molte delle discussioni che sentiamo non hanno senso. Non hanno senso innanzitutto perché sono forze dell’antitecnica. quelle che noi chiamiamo populismo, molto spesso sono semplicemente la rappresentazione, le rifiute della tecnica o quantomeno di una sua rappresentazione in maniera approssimativa o errata e soprattutto eh io penso che per l’appunto non ci sia oggi non non ci sono grandi idee se non quelle della tecnica, per se no il concetto di verità che noi diciamo nel corso degli millennio abbiamo messo nei posti più improbabili dallo uruanio alla mente di Dio, oggi sta nelle regole della tecnica. Mh. E o non basta alle persone tutto questo non basta perché hanno bisogno di un fine, cioè hanno bisogno di un pensiero più forte rispetto a quello della tecnica che però non c’è. A questo, diciamo, le forze socialiste o progressiste, diciamo, negli ultimi 40 anni in crisi di rientità totale, hanno tentato poi di, secondo me, di fare il partito della tecnica in qualche modo a fasi alterne con le forze liberali e riuscirci mh proprio perché le persone lo hanno rifiutato, sono state involontariamente più accorte le forze conservatrici semplicemente perché hanno il messaggio che è più forte, perché è identitario, è sempre quello da qualche secolo. ma è è più forte di quello della tecnica. Quantomeno riesce a essere più forte di quello della tecnica perché è identitari. Chiaramente poi una volta che ti trovi al governo sempre dalle regole della tecnica devi passare, eh, quindi la Fornero lotta con noi e la riforma Fornero non si può toccare alla fine perché perché le regole della tecnica poi te lo impediscono. Ma riconoscere però che la scienza economica è una tecnica m è cruciale ed è cruciale perché ha implicazioni sul fatto che non posso indicarvi qual è il punto di arrivo di questa storia. serve trovare un pensiero più forte o quantomeno meno debole, non debole, eh, a complemento della stessa, ovvero, se volete usare delle parole di Marx, serve trovare un modo per incanalare la potenza dell’accumulazione capitalista insieme a quella della forza della tecnica verso un fine che però io ripeto molto spesso nella nostra società non vedo perché non vedo un pensiero più forte rispetto a quello della tecnica e conclusione Non è eh allora qual è il la le prospettive e le prospettive non sono particolose per gli sciacci. Eh io insomma ho iniziato questo intervento dicendo non vi racconterò bugie perché ve lo dirò esattamente per quello che è. L’Italia è in declino. È in declino da 30 anni 40 anni. è un declino molto forte perché è un declino demografico ed è un declino della tecnica italiana e è un declino che non è compreso molto spesso dalle persone e troppo molto spesso non è compreso nemmeno dalla politica. L’Italia, quindi, è schiacciata da dal peso dei suoi fattori demografici, è schiacciata dal peso della della retratezza della sua tecnica ed è schiacciata soprattutto dal peso delle sue rendite. Io naturalmente le ricette suggerite sono quelle che sono o molto spesso o sono per l’appunto in conflitto aperto con le regole della tecnica, oppure sono cose che eh addirittura non hanno alcun silenzio. L’unica forza che io vedo che possa in qualche modo sovvertire il destino del paese è il fatto che noi partiamo in molte dimensioni con una distanza dalla frontiera che è molto ampia e per esempio partiamo con un livello di eh forza lavoro femminile che sono bassissime rispetto di partecipazione al mercato al lavoro che che è molto bassolo, per esempio, è una grande risorsa del paese che potrebbe essere utilizzata, ma non è una risorsa che si può utilizzare in modo immediato, per esempio, perché una donna in Italia Perché sia occupata deve essere laureata. Una donna laureata in Italia ha l’80% di possibilità di di trovare il lavoro. Una donna che non finisce gli studi ha meno del 40% di possibilità. Quindi è un è un cambiamento, diciamo, graduale. Nel mezzo non sta a me dirlo perché io non sono politico, non faccio politica. Io però posso dirvi che cosa è successo, quali sono state, diciamo, le cause profonde del declino italiano e voglio finire semplicemente con un appello che se, diciamo, poi vi abbraccio tutti quanti poi ci conosciamo un po’ tutti, però è il seguente. È abbastanza chiaro che l’equilibrio nel quale ci troviamo è un pessimo equilibrio, eh, perché ognuno di noi ha un pezzetto di questa storia da difendere. Eh, questa è la cosa più difficile da cambiare. Per questo è il concetto di rendita è così deleterio, perché ognuno di noi ha qualcosa da perdere in questa storia. Chi per chi è arrivato a 50 anni gli manca poco per la pensione, chi è in pensione gli dice io ho lavorato una vita. chi ha la prospettiva di magari ereditare un appartamento in una zona buona di un centro storico. E però è chiarissimo e lampante che lo status quo che è complicatissimo da cambiare condanna il paese ad altri 40 anni di declino. Non c’è dubbio. Mh. Perché bisogna muovere la frontiera della tecnica, ma per farla muovere nei settori dove non l’abbiamo molto complicato. Serve uno sforzo, serve per esempio far laureare molti più giovani, farli laureare molto bene. Bisogna cambiare la mentalità delle imprese, eh bisogna che la politica smetta di far finire soldi nei settori sbagliati, ma siamo in un circolo vizioso, naturalmente, perché lì dentro c’è ci sono molti voti. Allora, io non so che si può fare ad uscirne, eh, non sono neanche particolarmente positivo, come avrete capito, però vorrei vorrei forse rivolgere un un ultimo così messaggio ai giovani. Una volta si sarebbe detto fate la rivoluzione, poi le cose sono andate come sono andate in questo modo per fortuna. Il punto d’arrivo di questa storia ce lo dovete indicare voi. Eh noi, ripeto, siamo dei tecnici e che vi possiamo dire quali sono i costi i tradeoff, i vincoli di bilancio, i limiti rossi della tecnica. di resistenze ne troverete tantissime. Mh. E io credo che l’unico modo, forse se abbiamo una speranza m è quello di uscire da questo pass tramite delle forze politiche che capiscano che dobbiamo totalmente ridisegnare il patto sociale e in particolar modo il patto intergenerazionale che è totalmente saltato in Italia, non ce l’abbiamo. questo se le forze politiche continueranno a fare il super bonus o o il bonus monopattini e a promettere delle cose che poi sono false, sono oggettivamente false. Eh eh noi condanniamo tutti quanti e tutti quanti avremo una grossissima responsabilità, ma condanniamo questo paese ad altri 40 anni di declino. È già scritto, è già scritto nelle regole della tecnica. Come si faccia a trovare quella forza politica? Non lo so. e fa il mio invito ai giovani e fatelo voi. Mh, grazie mille.

Incontro organizzato dal Comune di Castellone (CR) per parlare di economia e ragioni del declino italiano con Riccardo Trezzi in veste di relatore. Le cause del declino, come la stagnazione del potere d’acquisto da oltre trent’anni, la diminuzione della popolazione e l’errata specializzazione produttiva.

Passando dai nodi della demografia e dello sviluppo tecnologico, l’intervento arriva alle possibili soluzioni e chiude su un’ultima parte di considerazioni più “filosofiche” sull’esistenza di un’economia realmente al servizio dell’Uomo.

Si ringraziano Riccardo Trezzi e il Comune di Castellone (CR) per l’organizzazione dell’incontro e la registrazione dell’intervento.
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Riccardo Trezzi su LiberiOltre – ECONOMIA DEL LUNEDÌ: https://www.youtube.com/playlist?list=PLhi3ar97iURKW1RNvPyFFnKpqwcKu8P6b

#economia #lavoro #impresa
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*Capitoli*

00:00 Introduzione e Panoramica del Declino Economico Italiano
00:56 Le Cause del Declino Economico Italiano
05:15 Il Ruolo della Demografia nella Crescita Economica
14:57 L’Impatto della Tecnologia sulla Produttività
21:45 Le Sfide Economiche Strutturali dell’Italia
35:37 L’Importanza della Ricerca e Sviluppo
39:07 Il Declino dell’Industria Tessile Italiana
40:25 Il Problema del Settore dei Servizi in Italia
41:38 Sfide nell’Istruzione e nella Forza Lavoro
43:37 Cattiva Allocazione delle Risorse e Miti Economici
44:41 Il Turismo e il Suo Impatto sull’Italia
48:08 Il Ruolo del Made in Italy
51:12 Combinare Tecnologia ed Esclusività
52:11 Affrontare la Crisi Demografica Italiana
01:00:43 La Necessità di una Visione Sociale più Forte
01:09:04 Conclusione: Un Appello all’Azione per i Giovani

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*Speaker, Bio e Risorse*

*Riccardo Trezzi* _Economista (già BCE), Founder di Underlying Inflation | Membro del Consiglio Scientifico di Liberi Oltre Le Illusioni_

Riccardo Trezzi E’ stato economista alla Federal Reserve di Washington DC e alla Banca Centrale Europea (BCE) a Francoforte. Insegna un corso di macroeconomia all’Università di Pavia. Ha ottenuto il PhD in Economics dall’Università di Cambridge, in Inghilterra.

X/Twitter – https://twitter.com/@RiccardoTrezzi | LinkedIn – https://www.linkedin.com/in/riccardo-trezzi-phd-780799a5

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39 Comments

  1. Il problema è uno solo, la scuola. C'è bisogno di personale competente che sappia infondere nei bambini la curiosità e il concetto che senza istruzione adeguata non si combina niente. Purtroppo in Italia la cultura come istruzione e conoscenza non è affatto contemplata, a cominciare dal concetto stesso che le persone hanno dell' insegnamento – stipendio fisso, orario flessibile che mi permette di star dietro ai figli o avere tempo per me- il che va anche bene, ma dov'è che si parla di adeguata formazione? Di competenze e anche attitudine a insegnare? ( Perché non tutti possono farlo, devi voler stare con i bambini). Parlo di " bambini" perché le elementari sono il grado di istruzione base e più importante, alle medie già i professori sbuffano di fronte a ragazzini inquieti e che rompono le scatole con le loro paturnie adolescenziali. Le scuole elementari sono cruciali, secondo me. Ma guardiamo un po' la gente che viene assunta e chiediamoci perché andiamo alla deriva. Uno spettacolo indecente. Gente che non riesce a formulare una frase di senso compiuto con i verbi adeguati, che maschera la totale incompetenza con l'apparire materna e disponibile ( così i genitori non mi rompono le scatole e piaccio agli alunni. E se qualcuno mi reputa inadeguata/o c'è sempre il sindacato che mi tutela! Wow.

  2. Qualsiasi discorso politico strutturale dovrebbe partire da certe considerazioni. Peccato che il dibattito politico nei vari salotti televisivi verta sempre su tutt'altro. Ma d'altronde nella presentazione è spiegato anche perché questo accade

  3. ottimo video e soprattutto spiegato bene per far capire anche a chi non mastica di economia…per quanto riguarda l'ultimo discorso che le donne sono meno laureate che é molto gender pay gap non sono d'accordo perché almeno nei paesi occidentali (tra cui l'Italia) la donna ha raggiunto ogni diritto anche quello di studiare e laurearsi, semplicemente non vogliono laurearsi soprattutto nelle materie stem, infatti la maggior parte dei medici , insegnanti e psicologi sono donne

  4. 38:05 NVDIA è stata fondata nel 1993.

    La compagnia aveva 40mila dollari di capitale, e ricevette 20 milioni di dollari di venture capital.

    TROVA LE DIFFERENZE 🇮🇹🇺🇸

  5. Ci si dimentica di un aspetto molto importante che è la distribuzione della ricchezza prodotta, alquanto inefficiente in Italia. Troppa disuguaglianza! E l' Italia è il paese più diseguale d'Europa.

  6. Analisi piu che condivisibile. Tuttavia riguardo il lavoro in cucina di un ristorante è cambiato: oggi c è molta più tecnologia ( attrezzature) e serve meno personale per servire più coperti. Dopodiché ci sono altre considerazioni su stipendi, tipologia di imprese, qualifiche dei lavoratori, ecc.

  7. fantastcio! io sono un 60n che vive e lavora all’estero da 25 anni. questo video dovrebbe essere divulgato nelle scuole, trasmesso 24/7 ! inchioda il sistema italia alle sue debolezze! grazie a LO per il lavoro che state facendo!

  8. Finche’ continuerete ad avere nelle scuole ed in televisione gente che raglia di puttanate come la “tekne’” che viene demonizzata, finirete peggio dei paesi africani

  9. Complimenti per il contenuto e per l'esposizione! Ho utilizzato, a suo tempo, questi contenuti per emigrare e migliorare il mio patrimonio ed il mio stile di vita…. 🎉🎉🎉

  10. Contenuto molto ben fatto. Solo due appunti al piacevolissimo Riccardo Trezzi. 1 Dalla tecnica non vengono soltanto conflitti ma anche soluzioni: basti vedere come l'agricoltura oggi riesce a sfamare tutti. 2 I giovani produttivi sono la minoranza, non possono vincere politicamente: Il partito dobbiamo farlo NOI con i giovani assieme, altrimenti con i soli giovani, non funzionerà.❤❤❤

  11. gli studi stem in Italia sono durissimi rispetto al resto del mondo, sono ambienti dove si scoraggiano gli studenti. quei pochi che escono trovano offerte ridicole e scappano.