L’isola fantasma che il Giappone vuole dimenticare!

c’è un’isola nel sud del Giappone che sembra una 
nave da guerra Visto dall’alto il suo profilo   ricorda una corazzata I giapponesi la chiamano 
Gunkanjima che significa proprio isola della   nave da guerra Ma non è una base militare è 
deserta eppure tra i suoi edifici in rovina   si nasconde un passato che il governo giapponese 
preferirebbe dimenticare Qui i bambini venivano   strappati alle famiglie gli operai lavoravano 
in condizioni disumane e molti non ne uscivano   vivi Il suo nome è Ashima Oggi puoi passeggiare 
tra le rovine con Google Street View ma quello   che vedrai non è solo cemento abbandonato è la 
memoria spettrale di una guerra di una menzogna   e di una verità che il mondo sta ancora cercando 
di affrontare Ciò che mi ha inizialmente attirato   verso questo argomento è che sotto molti aspetti 
la storia di quest’isola rispecchia direttamente   quella del Giappone come nazione Alla fine 
del X secolo il Giappone visse una rivoluzione   industriale che trasformò radicalmente il paese 
Da nazione radicata nell’agricoltura il Giappone   divenne una grande potenza industriale Furono 
costruite ferrovie sorsero fabbriche vennero   istituiti cantieri navali e tutto questo 
cambiamento richiese energia Questo portò   alla creazione di nuove miniere in tutto il 
paese compresa Hashima Il carbone fu scoperto   nei fondali marini sotto quest’isola frastagliata 
Nel X secolo la Mitsubishi Corporation in rapida   espansione venne a conoscenza di questa scoperta 
e acquistò l’intera isola per estrarre il carbone   da utilizzare come combustibile per la sua flotta 
di piroscafi in crescita Proprio mentre l’attività   estrattiva sull’isola era in piena espansione la 
produzione di carbone in tutto il Giappone stava   battendo ogni record A fine 800 il paese produceva 
circa 200.000 tonnellate di carbone mentre nel   1919 la produzione era esplosa fino a 30 milioni 
di tonnellate Con la continua espansione della   miniera all’inizio del XXo secolo aumentò la 
necessità di più lavoratori e di più spazio   Per questo motivo Mitsubishi iniziò ad ampliare 
l’isola utilizzando le scorie prodotte dalla   miniera di carbone per allargarla artificialmente 
Per proteggere il terreno pianeggiante più fragile   che era stato bonificato fu costruito un muro di 
cemento attorno all’isola in modo da ripararla   dall’impatto delle violente onde e dei tifoni 
che la colpivano regolarmente Questo nuovo spazio   sarebbe stato utilizzato principalmente per 
strutture minerarie mentre gli spazi abitativi   vennero concentrati nella parte settentrionale 
rocciosa sul suolo originario dell’isola   E proprio mentre l’isola si stava espandendo 
anche l’impero giapponese nel suo complesso   stava ampliando il suo controllo territoriale 
Spinto dal desiderio di assicurarsi risorse e   influenza il Giappone occupò parte dell’isola 
di Saschalin così come la Corea imponendo il   suo dominio sulle popolazioni locali Nel frattempo 
su Ashima lo spazio veniva utilizzato nel modo più   efficiente possibile Invece di destinare terreni 
preziosi all’agricoltura cibo e acqua dolce   venivano trasportati dal Giappone continentale 
In questo modo ogni centimetro dell’isola non   utilizzato per l’attività mineraria poteva 
essere sfruttato per costruire nuove abitazioni   e strutture di supporto per i minatori e le loro 
famiglie come una scuola un ospedale negozi e un   cinema Costruirono persino una sala Pachinco un 
luogo dove i minatori potevano andare a giocare   d’azzardo Con la continua espansione di Hashima 
l’aggiunta di terre artificiali e la costruzione   di nuove strutture in cemento l’isola iniziò ad 
assumere la sua forma caratteristica Vista da   terra l’isola sembrava una grande nave grigia 
e la gente cominciò a chiamarla Gunkanjima che   letteralmente significa isola della corazzata 
Negli anni 30 mentre l’isola assomigliava sempre   più a una nave da guerra anche sempre più navi da 
guerra vere e proprie iniziarono a solcare i mari   circostanti Questo perché nello stesso periodo il 
Giappone si trovò coinvolto in diversi conflitti   il più significativo dei quali con la Repubblica 
di Cina Nel 1931 il Giappone invase la Manciuria e   nel 1937 iniziò un’invasione su vasta scala della 
Cina che scatenò la seconda guerra sino giapponese   Con il Giappone deciso a espandere ulteriormente 
il suo impero questo conflitto sarebbe poi   diventato parte integrante della seconda guerra 
mondiale La domanda di Carbone raggiunse il   massimo storico in quel periodo e Ashima toccò il 
suo picco produttivo nel 1941 producendo 410.000   tonnellate di carbone in quell’anno e Mitsubishi 
l’azienda che gestiva la miniera di Hashima   produceva anche le navi da guerra per le quali il 
carbone veniva utilizzato oltre ad aerei e altri   armamenti destinati al conflitto Con un’isola in 
continua espansione l’impero giapponese anch’esso   in costante crescita ottenne un massiccio 
controllo in Asia un’espansione che ebbe un   costo enorme poiché il Giappone occupò con la 
forza territori in tutta la regione imponendo   il proprio dominio e sfruttandone le risorse 
Una storia di cui tutti conosciamo la fine Il   6 agosto del 1945 Hiroshima fu l’obiettivo del 
primo bombardamento atomico Tre giorni dopo una   seconda bomba sarebbe stata sganciata L’obiettivo 
la città di Nagasaki proprio vicino a Hashima   Dopo l’attacco furono gli operai di Hashima a 
essere trasportati sul luogo della devastazione   per aiutare a ripulire le macerie E ancora una 
volta l’isola di Hashima fu profondamente legata   agli eventi che avrebbero plasmato la storia 
del Giappone Solo 4 giorni dopo il Giappone   si arrese Ironicamente proprio come il carbone 
proveniente da miniere come quella di Hashima era   stato utilizzato per alimentare gli sforzi bellici 
giapponesi avrebbe anche contribuito a sostenere   la ripresa della nazione dopo la sconfitta alla 
fine della seconda guerra mondiale In breve tempo   il Giappone passò da essere un rivale a diventare 
un alleato strategico degli Stati Uniti Tutte le   industrie compresa quella del carbone conobbero 
una straordinaria crescita economica in questo   periodo e Ashima tornò ancora una volta a portare 
prosperità al Giappone Con il continuo aumento   della domanda di carbone crebbe anche la richiesta 
di manodopera Nel 1959 Hashima raggiunse il suo   apice demografico con 5.259 persone stipate nei 
suoi angusti alloggi rendendola il luogo più   densamente popolato della storia giapponese 
dell’epoca Eppure il carbone è una risorsa   limitata Negli anni 70 la miniera di Hashima 
iniziò a esaurirsi In risposta nel gennaio del   1974 Mitsubishi annunciò la chiusura della miniera 
e comunicò che tutti i residenti e i lavoratori   avrebbero dovuto andarsene entro soli tre mesi con 
l’ultima nave che portò via gli abitanti rimasti   di Hashima nell’aprile del 1974 Da allora Hashima 
rimase chiusa con l’accesso vietato per decenni   Mitsubishi era ancora proprietaria del terreno 
ma non aveva alcun incentivo a mantenere le   strutture che iniziarono così a sgretolarsi e 
a decadere Quella che un tempo era una vivace   comunità divenne una città fantasma che a sua 
volta cominciò ad attirare l’attenzione di amanti   del brivido e degli appassionati di luoghi segnati 
da tragedie o misteri Nonostante fosse off limits   gli avventurieri trovavano il modo di raggiungere 
l’isola esplorando gli edifici mentre cadevano a   pezzi Ma poi nel 2009 il governo giapponese cambiò 
rotta e decise di riaprire l’isola ai turisti I   gruppi turistici ufficialmente autorizzati 
avrebbero potuto accedervi A tal fine nella   parte meridionale dell’isola furono installati un 
nuovo attracco e delle passerelle fortificate Qui   le imbarcazioni turistiche possono attraccare 
e visitare l’isola che così torna a contribuire   all’economia giapponese ora come meta turistica 
In concomitanza con la riapertura ufficiale di   Hashima e forse per incentivare un maggior numero 
di visitatori il Giappone presentò una richiesta   affinché Hashima venisse iscritta nella lista del 
patrimonio mondiale dell’UNESCO Un riconoscimento   che avrebbe garantito al sito una tutela giuridica 
ufficiale ma poi prima che si potesse finalizzare   si levò una forte opposizione da parte di Corea 
del Sud Corea del Nord e Cina tutte contrarie alla   candidatura Perché mai dovrebbero preoccuparsi 
tanto di una piccola isola giapponese un tempo   dedicata all’estrazione del carbone la risposta 
risiede nella vera storia di Hashima una verità   che il Giappone ha cercato ripetutamente di negare 
e nascondere perché sebbene la storia che abbiamo   raccontato finora sia corretta è anche incompleta 
In realtà Hashima non era solo una miniera di   carbone era essenzialmente una prigione Con 
l’espansione del Giappone in tutta l’Asia   non era solo la domanda di carbone ad aumentare 
ma anche quella di soldati uomini giapponesi e   coreani furono arruolati nell’esercito imperiale 
lasciando un enorme vuoto nella forza lavoro   industriale E per colmare questa lacuna uomini e 
ragazzi provenienti dalla Corea furono costretti   a lavorare anche per aziende come Mitsubishi Man 
mano che il Giappone continuava a conquistare la   Cina anche i prigionieri di guerra cinesi venivano 
impiegati nei lavori forzati In molti insediamenti   industriali tra cui Hashima le condizioni 
di lavoro forzato erano estremamente dure   Uno dei sopravvissuti di Hashima su Jungvu ha 
descritto le condizioni di coloro che venivano   arruolati Jungvu fu costretto a lasciare 
il suo villaggio quando aveva solo 14 anni   Una barca lo portò vicino a Hashima dove vide la 
diga di cemento che proteggeva l’isola Ai suoi   occhi sembrava più il muro di una prigione 
destinato a rinchiudere chi vi si trovava   Fu rinchiuso in uno dei piccoli appartamenti 
insieme ad altri sei o sette lavoratori forzati   Lavorare all’interno della miniera era brutale 
con temperature che raggiungevano i 37° Cus   unite a un’elevata umidità Lo spazio laggiù era 
estremamente limitato proprio come in superficie   il che costringeva i lavoratori ad accovacciarsi e 
strisciare per gran parte dei loro turni di 12 ore   Gli incidenti erano molto comuni poiché gli scarsi 
standard di sicurezza facevano sì che le frane   minacciassero di schiacciare i lavoratori ogni 
giorno E mentre Jungvu sopravvisse al suo calvario   su Ashima molte delle centinaia di prigionieri 
coreani e cinesi non ce la fecero Ed è proprio   questo passato oscuro dell’isola che il governo 
giapponese sta ancora cercando di oscurare Molti   sopravvissuti raccontano che coloro che morirono 
durante la prigionia sull’isola venivano condotti   sulla vicina isola di Nakanoshima Qui i loro 
resti sarebbero stati cremati sollevando colonne   di fumo nero nel cielo visibili da Hashima a 
testimonianza del triste destino che avrebbe   potuto attenderli Tuttavia questa informazione 
è ancora oggi contestata poiché il Giappone ha   negato l’esistenza di un crematorio sull’isola 
vicina La richiesta di iscrizione al patrimonio   dell’umanità richiese anni e dopo molte trattative 
nel 2015 si arrivò a una svolta quando il Giappone   raggiunse un accordo con la Corea del Sud Parte 
dell’accordo prevedeva che il Giappone rendesse   visibili a tutti i turisti informazioni 
sulla storia del lavoro forzato sull’isola   di Hashima Con il sostegno della Corea del Sud 
Hashima fu ufficialmente dichiarata patrimonio   dell’umanità dall’UNESCO Ma quasi immediatamente 
il governo giapponese ritrattò la promessa Ancora   oggi la questione di come verrà ricordata a Shima 
rimane controversa Sebbene le relazioni tra Corea   del Sud e Giappone siano stabili considerando il 
sanguinoso passato luoghi come Hashima dimostrano   che non tutte le ferite sono completamente 
guarite Per me l’isola è un esempio affascinante   di come pensiamo al passato Quando parliamo di 
storia spesso la consideriamo su larga scala   Mappe di imperi in espansione cambi 
di potere guerre combattute e vinte   Ma questa visione può farci dimenticare quanto 
profondamente la storia sia intrecciata nei   luoghi in cui viviamo ogni giorno Ashima ci 
ricorda che la storia non è solo una storia   di nazioni e di movimenti è la storia racchiusa 
in ogni luogo in cui ci troviamo Questa era una   storia che volevo raccontare da tempo e 
sono felice di essere finalmente riuscito   a pubblicarla su YouTube Se questo racconto ti 
ha colpito iscriviti al canale Qui approfondiamo   storie vere tragedie spesso dimenticate e vicende 
che meritano di essere raccontate dal mare alle   montagne dallo sport alla cronaca Ogni settimana 
nuovi episodi per riflettere ricordare e capire

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L’isola fantasma che il Giappone vuole dimenticare!
Un tempo simbolo dell’ascesa industriale giapponese, oggi è un luogo spettrale e controverso. Hashima – anche conosciuta come Gunkanjima, “l’isola corazzata” – custodisce tra i suoi edifici abbandonati un passato oscuro: sfruttamento, lavoro forzato, e storie che il governo giapponese ha cercato di cancellare.
In questo video scopriamo la vera storia di quest’isola abbandonata nel sud del Giappone: dalla corsa al carbone, alla brutalità della guerra, fino al mistero della sua improvvisa chiusura.
👉 Cosa si nasconde davvero dietro i muri di cemento di Hashima?
Un documentario imperdibile per chi ama la storia, i luoghi dimenticati e le verità scomode.

Per Approfondire:
https://en.wikipedia.org/wiki/Hashima_Island
https://www.japan.travel/en/spot/752/
https://www.japan-guide.com/e/e4414.html

軍艦島クルーズ(英語ページ)

Capitoli:
✅ Un’isola che sembra una nave da guerra… ma è deserta – 00:00
✅ La verità che il governo giapponese vorrebbe dimenticare – 00:16
✅ Dall’agricoltura all’industrializzazione del Giappone – 00:37
✅ Scoperta e sviluppo della miniera di carbone a Hashima – 01:17
✅ Espansione artificiale dell’isola con scorie minerarie – 01:58
✅ Hashima come micro-città industriale: abitazioni, cinema, scuola – 03:17
✅ L’impero giapponese e la Seconda Guerra Sino-Giapponese – 04:13
✅ Picco produttivo: 410.000 tonnellate di carbone nel 1941 – 04:34
✅ Legame con Hiroshima e Nagasaki – 05:13
✅ Boom economico postbellico e massimo demografico – 06:10
✅ Declino della miniera e abbandono dell’isola – 06:54
✅ Nascita del turismo oscuro e riapertura nel 2009 – 07:34
✅ Candidatura all’UNESCO e opposizione internazionale – 08:14
✅ La verità nascosta: lavoro forzato di coreani e cinesi – 08:51
✅ Le condizioni brutali raccontate da un sopravvissuto – 09:47
✅ Morti e cremazione (contestata) sull’isola vicina – 10:47
✅ L’accordo con la Corea e la promessa mancata – 11:08
✅ La memoria storica e il significato di Hashima oggi – 11:46
✅ Conclusione e invito a iscriversi – 12:23

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3 Comments

  1. Ogni nazione ha i suoi scheletri nell'armadio, alcune più di altre, ma quello che in passato è successo è a dir poco scioccante. Speriamo che il passato serva a qualcosa, anche se questa teoria non tutti l'hanno capita. Allora la vita aveva poco valore e "posso capire", ma in tanti luoghi di oggi funziona come allora, se non peggio e questo è grave.