La minaccia iraniana sullo Stretto di Hormuz: il choke-point che fa tremare l’Asia
il voto del Parlamento iraniano per la chiusura dello stretto di Ormut non è stato un gesto militare ma un atto di deterrenza con una semplice dichiarazione Teran ha ricordato all’intero continente asiatico e non solo quanto fragile sia la rete su cui poggia la sua sicurezza energetica non è ancora guerra ma è già pressione strategica il 22 giugno 2025 il Parlamento iraniano ha approvato una mozione per la chiusura unilaterale dello stretto di Ormut uno dei chock point ovvero dei coli di bottiglia marittimi più critici del mondo si tratta di un gesto simbolico perché la decisione operativa spetta al Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale dominato ovviamente dalla guida suprema e Depasdaran ma non è servito molto per vedere gli effetti il Brent è salito già del 4% in poche ore e la ragione è semplice attraverso Ormuts transita il circa il 20% del greggio mondiale pare a 20 milioni di barili al giorno e di questi più dell’84% è destinato ai mercati asiatici la Cina l’India il Giappone la Corea del Sud assorbono insieme il 69% del petrolio in uscita da Ormut il Giappone copre l’80% del proprio fabbisogno tramite questa rotta la Corea del Sud esposta invece per il 75% mentre l’India pur diversificando rimane comunque dipendente per oltre il 60% questa concentrazione crea una vulnerabilità sistemica non si tratta solo di una questione logistica ma di un rischio che coinvolge l’intero sistema industriale asiatico inflazione stabilità interna crisi nei settori ad alta intensità ovviamente energetica la quinta flotta americana però ha intensificato le pattuglie arabia Saudite ed Emirati Arabi stanno valutando l’attivazione delle pipeline di bypass come la Petroline e la Ashban Fuiaria ma la loro capacità complessiva arriva a malapena 5 milioni di barili al giorno troppo pochi per sostituire i 20 milioni di barili al giorno in uscita da Ormuts e quindi il messaggio è chiaro non servono esplosioni o blocchi fisici basta minacciare la chiusura di un chal point per mettere in discussione l’intera architettura energetica del continente asiatico la strategia asiatica se dobbiamo vederla come punti di forza sta nel fatto che Cina e Giappone insieme a India hanno capacità di respirazione flessibile quindi si possono adattare a differente qualità di greggio però ci sono anche delle debolezze strutturali ovvero che la quasi totalità dell’import passa da una sola lotta e le infrastrutture di bypasso ancora troppo limitate le opportunità strategiche si potrebbero vedere in una accelerazione della transizione energetica e nello sviluppo di corridoi alternativi come il LIMEC e il Gvadar Cashgar minacce sistemiche escalation navale o cyber potrebbero portare shock a settori industriali e aumentare in maniera incontrollata il prezzo dell’energia e quindi lo scenario è instabile ma rivelatore l’iran ha mostrato di poter alzare il prezzo e la tensione senza sparare un colpo l’asia ha mostrato di essere forte ma ancora troppo esposta e il mondo ha capito ancora una volta che bastano 33 km di mare per mettere in ginocchio intere economie m
Il #Parlamento iraniano ha approvato un voto simbolico per la chiusura dello #Stretto di Hormuz, scatenando un’ondata di tensione nei mercati globali. Ma cosa significa davvero questa mossa? E quali sono gli impatti sulla #sicurezza energetica asiatica?
Con quasi il 20% del #petrolio mondiale che passa da Hormuz, e oltre l’84% diretto verso l’#Asia, il gesto di #Teheran rappresenta molto più di una semplice provocazione. È uno strumento di #deterrenza, un modo per negoziare con #Washington e mettere sotto pressione Cina, India, Giappone e Corea del Sud.
In questo video analizziamo:
– I dati strategici sul transito energetico globale
– La #dipendenza asiatica dalle rotte del Golfo
– La reazione dei mercati e delle marine militari
– Una matrice #SWOT per capire rischi e opportunità per l’Asia
– Le possibili contromosse: riserve, diplomazia, rotte alternative
Quando 33 km di mare diventano un’arma geopolitica, ogni minaccia può diventare una leva di potere.
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