Podcast: Dazi Trump… Mercati in allarme ! La tempesta dei nuovi dazi sta per iniziare ? analisi
Benvenute e benvenuti a questo nostro approfondimento. Siamo il team di geseppeshosha.com e come sempre vi invitiamo a visitare il nostro sito per ulteriori materiali. Potete anche sostenerci su Patreon, trovare il libro su Amazon e naturalmente unirvi alla discussione sul nostro gruppo Facebook. Tutti i link utili sono nella descrizione qui sotto. Ah, e se apprezzate il nostro lavoro, un mi piace e l’iscrizione al canale sono sempre un grande aiuto. Grazie. Allora, oggi ci concentriamo su quelle che sembrano essere nuove turbolenze, nuove tensioni sui mercati globali. Dopo la pausa festiva americana del 4 luglio, le analisi che abbiamo consultato parlano di un clima, beh, di cautela, marcata cautela, quasi un’attesa un po’ nervosa, direi. Il nostro obiettivo qui è provare a capire, basandoci su queste riflessioni, quali sono i fattori che stanno agitando le acque, soprattutto sul fronte del commercio internazionale. Ed è fondamentale ripeterlo, quanto stiamo per discutere si basa su analisi e riflessioni esterne e non costituisce in alcun modo un consiglio finanziario. Dunque, partiamo proprio da queste tensioni commerciali. Esatto. Stando ai materiali che abbiamo esaminato, la fonte principale di questo nervosismo sembra derivare da una notizia specifica. l’annuncio, cioè che il presidente degli Stati Uniti avrebbe già firmato ehm ben 12 lettere, lettere relative a possibili dazzi pronte per essere inviate. 12 lettere sembra un numero importante, sì, ma l’elemento che più, diciamo, preoccupa gli osservatori non è tanto il numero in sé quanto l’assoluta incertezza che le circonda. Le fonti che abbiamo letto sottovineano proprio questo. Non si sa quali paesi potrebbero essere i destinatari, non si conosce la natura esatta delle misure, né l’entità. Parliamo di importi, di tariffe specifiche, è tutto molto vago, capisco. E questa indeterminatezza quindi a creare il disagio maggiore. Una mossa che tra l’altro, come evidenziano le note, arriva vicinissima alla scadenza del 9 luglio. Quella data era stata indicata, a mi pare, come termine per certi negoziati. Sembra quasi una tattica per forzare la mano, molto diretta, ecco. Beh, sì, appare come una strategia negoziale decisamente assertiva, quasi unilaterale, potremmo dire. Si alza la posta in gioco, ecco. E al di là della strategia, quali potrebbero essere le conseguenze immediate? Cosa indicano le analisi a riguardo? Le implicazioni delineate sono diverse e piuttosto significative. Innanzitutto, come accennavi, c’è questaondata di incertezza. rende molto difficile per le imprese, per gli investitori valutare i rischi e questo inevitabilmente alimenta la volatilità sui mercati. La volatilità, certo. Poi queste letture suggeriscono che un approccio di questo tipo rafforza quella linea politica, beh, nota come America First, mette ulteriore pressione su tutto il sistema degli scambi multilaterali e quindi anche su organismi come l’Organizzazione Mondiale del Commercio, immagino. Esattamente. L’UMC viene messa sotto stress. È interessante notare, e questo emerge dalle analisi, come un’azione che può sembrare mirata, specifica, possa poi generare effetti a catena, ripercussioni sistemiche, potremmo chiamarle effetti a catena. E nelle riflessioni che abbiamo esaminato si parla anche di un collegamento con un altro settore chiave, quello energetico. Viene descritto quasi come un ambito caratterizzato da un silenzio carico di significato o di attesa. Come si intrecciano queste dinamiche commerciali con quelle dell’energia? Secondo le analisi, il legame, stando a quanto letto, è piuttosto intrinseco, diretto. Vediamo perché. Se questi ipotetici dazzi dovessero colpire paesi che sono grandi esportatori di materie prime o magari economie che consumano molta energia, beh, la crescita economica globale potrebbe risentirne, potrebbe rallentare e un rallentamento della crescita significa significa inevitabilmente una minora domanda di energia, petrolio, gas e così via. Questo da un lato. Dall’altro lato però un acquirsi delle tensioni geopolitiche, magari proprio a causa dei dazzi, potrebbe creare rischi per le forniture energetiche, interruzioni, difficoltà negli approvvigionamenti, quindi un doppio rischio sia sulla domanda che sull’offerta, ma sotto la superficie, diciamo, si percepisce molta attesa. C’è attesa per capire quale sarà l’impatto reale di queste politiche commerciali sui flussi energetici mondiali, sui fabbisogni globali. La stabilità energetica, insomma, appare legata a doppio filo alle decisioni politiche internazionali. Un quadro complesso. Prima di esplorare gli scenari futuri, ricordiamo brevemente ai nostri ascoltatori che possono trovare ulteriori approfondimenti e analisi sul sitohosha.com. Tornando alla nostra analisi, dunque, considerando questo contesto teso, queste ramificazioni tra commercio ed energia, quali scenari futuri per i mercati vengono ipotizzati nei materiali consultati? Allora, pur muovendosi, come dicevamo, in un contesto di forte incertezza, le analisi provano a delineare alcune tendenze probabili. Un primo scenario, forse il più ovvio, è un almento generalizzato della volatilità, lo abbiamo già accennato. E in queste fasi di turbolenza si osserva spesso una ricerca di sicurezza, i cosiddetti beni rifugio, appunto, una corsa verso i beni rifugio tradizionali, l’oro, il francosvizzero, forse lo yen giapponese, gli investitori cercano porti sicuri. Un secondo punto evidenziato riguarda la pressione specifica su alcuni settori, quelli più direttamente esposti eventuali dazzi. Immagino l’automotive, l’acciaio. Esattamente, automotive, acciaio, forse anche l’agricoltura. Le analisi suggeriscono che le aziende con catene del valore molto globalizzate, molto internazionalizzate, potrebbero essere particolarmente vulnerabili a queste tensioni. E oltre alla volatilità e alla pressione settoriale, un terzo rischio molto concreto secondo le letture è quello del trasferimento dei costi, cioè i costi aggiuntivi dovuti ai dazzi potrebbero essere scaricati sui consumatori finali. con un conseguente potenziale rialzo dell’inflazione. Proprio così, alimentando l’inflazione. E questo ci porta dritti al quarto punto che è forse uno dei più delicati, la complicazione del lavoro delle banche centrali. In che senso? Beh, le banche centrali troverebo in una posizione scomoda. Secondo queste analisi, dovrebbero cercare di bilanciare due obiettivi contrastanti. Da un lato sostenere un’economia magari indebolita dalle tensioni commerciali, dall’altro però tenere sotto controllo l’inflazione che potrebbe essere spinta al rialzo proprio da quei dazzi di cui parlavamo. È una sorta di dilemma, un equilibrio difficile da trovare, molto difficile. È come se un elemento esterno, uno shock commerciale, colpisse il sistema economico riducendone la previdibilità e complicando gli strumenti di intervento della politica monetaria. Quindi, per riassumere, ci troviamo di fronte a un quadro dominato dall’incertezza, incertezza legata alle politiche commerciali e alle loro vaste implicazioni, sia economiche che energetiche. Questo è quanto emerge dalle analisi che abbiamo esaminato e lo ribadiamo ancora una volta. Questa nostra conversazione si basa su tali analisi e riflessioni e non ha alcuna intenzione di fornire indicazioni o consigli di investimento. Esatto. E forse, proprio per concludere e andare un po’ oltre la cronaca dei mercati, le riflessioni esaminate pongono una domanda finale più a lungo termine. Al di là delle fluttuazioni di borsa, degli alti e bassi di breve periodo, quale potrebbe essere l’eredità duratura di questo, chiamiamolo, ritorno a politiche commerciali percepite come unilaterali? Che impatto potrebbero avere sulla fiducia reciproca tra i paesi? Proprio così, sulla fiducia, sulla cooperazione economica internazionale, su quell’architettura globale che è stata costruita con fatica nel corso di decenni. Quali potrebbero essere le conseguenze a lungo raggio su tutto questo? È una domanda importante e la lasciamo aperta alla riflessione dei nostri ascoltatori. Vi ringraziamo per aver seguito questo approfondimento basato, lo ricordiamo, sulle analisi condivise dal team di geseppeshoscia.com. 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Il lungo ponte del 4 luglio si conclude lasciando i mercati globali in un tono marcatamente cauto e negativo. Il motivo? Le recenti e incendiose dichiarazioni di Washington: il Presidente Trump ha firmato ben 12 lettere daziarie, pronte per essere spedite già a partire da lunedì.
L’identità dei Paesi destinatari rimane un mistero, ma il contenuto varierà in termini di “denaro” e “tariffe” su specifici beni. Questa mossa, a pochi giorni dalla scadenza del 9 luglio, rivela una strategia negoziale aggressiva e unilaterale che conferma l’agenda “America First”, minando la fiducia negli accordi internazionali.
In questa puntata di “The Deep Dive”, analizziamo le implicazioni reali e concrete di questa “spada di Damocle” sull’economia e sui mercati globali:
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Incertezza Diffusa e Volatilità Esplosiva: L’assenza di nomi specifici costringe gli operatori a navigare nelle congetture, preparando a potenziali gap ribassisti per le borse asiatiche ed europee lunedì. Si prevede un aumento esponenziale della volatilità su indici azionari, materie prime e valute.
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Contesto Energetico: I dazi e un potenziale rallentamento della crescita potrebbero ridurre la domanda energetica, con ripercussioni dirette sui prezzi del greggio.
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Inflazione e Dilemma delle Banche Centrali: I costi dei dazi potrebbero essere trasferiti ai consumatori, portando a un potenziale rialzo dell’inflazione. Le banche centrali si troveranno di fronte a un dilemma complesso, dovendo bilanciare crescita e contenimento dei prezzi.
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Rifugi Sicuri e Settori Vulnerabili: Gli investitori prudenti cercheranno rifugio in asset come l’oro, il franco svizzero e lo yen giapponese. Settori come l’automotive, l’acciaio e l’agricoltura saranno sotto stretta osservazione.
La partita dei dazi è ufficialmente riaperta, e le sue conseguenze si faranno sentire ben oltre i confini delle sale di negoziazione, influenzando la vita economica di miliardi di persone.
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