Come il Giappone si è Bloccato per 30 Anni! | Dritti al Punto
Ti sembrerà impossibile, ma un intero paese si è paralizzato per 30 anni per colpa di una bolla e quel paese era il Giappone, allora tra i più potenti del mondo. È il pomeriggio del 29 dicembre 1989. Nel cuore pulsante del distretto finanziario di Tokyo un trader osserva incredulo il tabellone. Il Nikei chiude a 38.916 punti, il suo massimo storico. Il Giappone è al culmine della gloria. Le sue aziende acquistano il Rockefeller Center e investono a Hollywood, mentre marchi come Toyota, Sony e Nintendo conquistano il pianeta. Sembra l’inizio del secolo asiatico, ma tu stai per scoprire che era in realtà l’inizio del disastro. Nei 3 anni successivi il NKI perderà il 64%. Il mercato immobiliare crollerà, trilioni andranno in fumo e per ben 35 anni l’indice non tornerà mai ai livelli di quel dicembre 1989. Ma ora, prima di continuare, iscriviti al canale per non perderti altri contenuti su economia, attualità e tecnologia. Com’è possibile che l’economia più ammirata al mondo sia precipitata così a lungo? Per capirlo devi guardare all’incredibile rimonta del Giappone dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1945 era ridotto in macerie, città rasolo, economia azzerata, ma in meno di 40 anni il Giappone diventò la seconda potenza economica mondiale. Il cosiddetto miracolo economico fu il risultato di un piano preciso. Governo, banche e colossi industriali, i famosi Keiretsu, lavoravano in perfetta sinergia. Il meccanismo era chiaro. Il governo selezionava i settori strategici, le banche fornivano credito illimitato, le imprese investivano in innovazione. Il risultato? Marchi come Canon, Honda, Sony e Toyota divennero sinonimi di qualità in tutto il mondo, ma ogni miracolo ha un prezzo e per il Giappone tutto iniziò a cambiare il 22 settembre 1985. Quel giorno al Plaza Hotel di New York le principali economie mondiali firmarono gli accordi del Plaza. L’obiettivo era chiaro, ridurre l’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti. Per farlo si decise di rafforzare le valute dei principali partner americani, soprattutto lo yen, così da rendere le esportazioni giapponesi meno competitive. In poco tempo lo yen si apprezzò del 51%, da 238 a 157 yen per dollaro. All’apparenza fu una mossa geniale. Gli Stati Uniti vedevano ridursi il deficit. I giapponesi si sentivano più ricchi e compravano all’estero. Ma sotto questa superficie brillante si stava accumulando una tempesta. L’apprezzamento dello yen colpì duramente le esportazioni. Auto, elettronica e chip divennero troppo cari. Per evitare una recessione, il Giappone aprì i rubinetti del credito. I tassi scesero dal 5% al 2,5%. I prestiti si moltiplicarono. Lo Stato lanciò stimoli a ripetizione. Risultato: un’ondata di denaro a basso costo travolse l’economia e si gonfiò una delle bolle speculative più spettacolari della storia. Immobili e azioni salirono alle stelle. A Ginza, oltre $30.000 al met qu il n volò da 13.000 a 39.000 in soli 4 anni, più 200%. Il Giappone sembrava invincibile. Si diceva che fosse diverso, immune dalle crisi. In realtà stava correndo a tutta velocità verso un muro. La fiducia cieca nel sistema alimentava un’illusione collettiva. Nessuno metteva in dubbio i prezzi gonfiati né il debito fuori controllo, ma anche il Giappone non poteva sfuggire alle leggi dell’economia e nel 1989 la banca centrale decise di intervenire per raffreddare la speculazione. I tassi vennero alzati dal 2,5% al 6%. Fu il colpo di grazia. Il Nickei crollò del 48% in soli 9 mesi. I prezzi delle case a Tokyo caddero del 70%. Le imprese si ritrovarono sommerse da debiti garantiti da immobili che non valevano più nulla. Le banche accumularono crediti inesigibili. Il simbolo della crisi fu la Yamaiki Securities, una delle quattro più grandi società finanziarie giapponesi. Nel novembre 1997 crollò sotto 2,1 miliardi di dollari di perdite nascoste. Il suo presidente si inchinò in lacrime in diretta TV, un’immagine che ancora oggi è simbolo di fallimento. Ma il peggio doveva ancora venire. Il Giappone entrò in una spirale discendente. L’economia si congelò. La crescita media dal 1991 al 2003 fu appena di un + 1,14%, prima era il 4,6%. Dal 1995 iniziò una deflazione cronica durata 20 anni. I tentativi di rilancio fallirono tutti. Tassi di interesse a zero dal 1995, 10 pacchetti di stimolo per 900 miliardi di dollari, debito pubblico dal 60% al 200% del PIL. E le conseguenze sociali furono devastanti. Il famoso impiego a vita scomparve. Nacque la generazione perduta, giovani che non trovarono mai un lavoro stabile. Crollarono i matrimoni, diminuirono le nascite e il Giappone si ritrovò intrappolato in un limbo tutto per una bolla che sembrava un sogno e invece era l’inizio di un incubo durato 30 anni. Se il video ti è stato utile, lascia un like per supportarci, iscriviti al canale e attiva la campanella per non perdere i nostri prossimi contenuti. E tu riesci a riconoscere quando una crescita è sana e quando invece è solo una bolla pronta a scoppiare. Cosa pensi che stia accadendo oggi nei mercati globali? Stiamo assistendo a un nuovo Giappone senza accorgercene? Scrivilo nei commenti qui sotto.
Come il Giappone si è Bloccato per 30 Anni! | Dritti al Punto
Nel video di oggi andiamo Dritti al Punto su uno degli eventi economici più drammatici del XX secolo: la bolla speculativa che paralizzò il Giappone per oltre 30 anni. Un viaggio tra crescita vertiginosa, euforia collettiva e crollo devastante che ancora oggi rappresenta una lezione fondamentale per chi si occupa di finanza, economia e attualità.
Scopri come una delle economie più forti del mondo è caduta in una trappola apparentemente invisibile, e perché potremmo essere sull’orlo di una situazione simile oggi.
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2 Comments
Wow, super video. Complimenti
E tu cosa ne pensi della bolla economica che ha sconvolto il Giappone? Fammelo sapere nei commenti qui sotto… Ricordati di iscriverti al canale, cliccando sul link qui di seguito per non perdere altri contenuti come questo. https://www.youtube.com/@dritti-al-punto?sub_confirmation=1