Accordo USA – Giappone per dazi al 15% – Unomattina Estate 24/07/2025
Parliamo appunto dei dazzi di Trump che dovrebbero entrare in vigore dal primo agosto, ma parliamo anche di Europa, di tassi di interesse e quindi del costo del denaro che viene preso in prestito dalle banche. E allora i nostri esperti, i nostri ospiti di oggi sono Paolo Agnelli, imprenditore presidente di Confimi Industria che è la Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana. Buongiorno, benvenuto, grazie per essere con noi ed e anche dell’impresa privata e a Leopoldo Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia. Faccio subito una prima domanda a entrambi. Ieri gli Stati Uniti hanno chiuso un accordo con il Giappone dazzi al 15%, quindi ci sono delle voci che suggeriscono che un accordo simile potrebbe essere confermato anche per quanto riguarda l’asset europeo. È un accordo, secondo voi fattibile? accettabile è una eh oppure è una pesante ipoteca su quelle che sono le nostre esportazioni. Comincio io. Comincia tu. Prego, prego. Fate fate autoevi autonomamente. Bene. No, e dico che sì, è accettabile perché abbiamo visto abbiamo avuto delle delle anticipazioni al 30, per cui il 15 sicuramente è più accettabile, però è inaccettabile questo comportamento ricattatorio di Trump che dice o così o senò guai se dovete fare a porre in essere delle ritorsioni sui nostri mercati, per cui accettiamo. È già bello il fatto di sapere dove andiamo a finire il 15, perché noi imprese da ormai diversi mesi siamo fermi, non sappiamo che fare, non sappiamo se investire, dove investire, dove comperare, soprattutto i clienti non sanno se comperare in Italia oppure no, in virtù di quello che sarà il dazio che dovranno e saranno costretti a pagare. Per cui questo sta dandoci grande, diciamo, incertezza e l’incertezza sappiamo che con l’industria non va bene, eccetera eccetera. Ora il 15% se dobbiamo gestirlo perché siamo, diciamo, obbligati a farlo, eh dobbiamo sapere prendere in esame quegli articoli che non avranno, secondo me, col 15% un grande impatto, diciamo, il made in Italy, quello puro, specialmente quello alimentare, perché non è non è sostituibile e pertanto lì potremmo stare un po’ più sereni. Mentre nei problemi nei negli articoli generalisti alluminio, acciaio, eccetera eccetera, di cui fra l’altro non è ancora definito il 15 perché aspettiamo ancora probabilmente una seconda decisione, lì abbiamo e abbiamo problemi seri. Gasbaro, nel frattempo la nostra regina, la nostra grafica ci sta mostrando appunto alcuni richiami sui giornali, sui quotidiani e solo le 24 ore dai al 15% sulle merci dell’Unione Europea. Intesa con gli Stati Uniti è più vicina. Se mi ridate anche l’altro, eh, gentilmente così lo evidenziamo, lo raccontiamo. Ecco, grazie, gentilissimi. Corriere della Sera Dazz Stati Uniti, Unione Europea verso l’accordo su tariffe al 15%, ma manca ancora l’ok di Trump e questo è stato ripreso anche qui sul Sole 24 ore e è stato ripreso anche dal Financial Times come eh diciamo incertezza perché eventualmente si può arrivare a questo parametro, ma ancora il protagonista di questi dazzi è sempre lui e quindi tiene tutti un po’, come dire bloccati su innanzitutto su questi tassizzi che lui impone, ma anche sul fatto che poi possa accettare il compromesso a cui si potrebbe addivenire. sta dimostrando Trump sta dimostrando Trump di essere un grande commerciale perché come abbiamo sentito anche da chi mi ha preceduto, oggi si accetta il 15 perché si paventava il 50, per cui lui ha fatto un’azione commerciale molto forte nei confronti di tutti i paesi del mondo, ha fatto una un proposizione stile di vidi ed edo, no? Entra a trattare con i singoli capi di stato, per esempio, non con l’Europa e l’abbiamo visto fare in Europa, l’abbiamo visto fare in Nord America. Non dimentichiamo che i dazzi ci sono sempre stati, no? Abbiamo visto anche nel film di Benigni e Massimo Troisi un fiorino proprio attraversando un dazio in Tra l’altro ho visto dei meme che praticamente fanno vedere Trump con l’intelligenza artificiale che ripete esattamente le stesse battute. Sì, sì. Però quello a Napoli, per esempio, c’è una località tra Pozzuoli e Napoli che si chiama il Dazio, proprio era proprio il punto in cui si pagavano queste queste tasse sulle merci. Trump sta facendo quello che ha dichiarato in campagna elettorale. Non è non entro nel merito. Lui ha detto prima gli Stati Uniti, American First, poi badiamo a tutto il resto. E lo sta facendo con un’azione che che genera incertezza. Ecco, questa è l’unica vera situazione di negatività che stiamo vivendo. Agnelli, lo lo chiedo a entrambi, eh, come mai nella prima esperienza, diciamo, di governo di Trump, quindi nella prima campagna elettorale, non ha usato questo strumento e invece sta diventando uno strumento fondamentale in questo nuovo mandato. Secondo voi, qual, cioè, quali erano le differenze per ora? Loro hanno un grande debito pubblico da da sanare e hanno pensato a che cosa? Tassiamo tutte le merci che arrivano e abbiamo fatto bingo. Purtroppo non è così. Il sistema è un po’ più complesso, le industrie americane soffriranno di eh questi aumenti, perché per loro sono aumenti al di là del del rapporto eurodoollaro, che siamo un 17% sotto, per cui dobbiamo sommare il 17 più il 15 di dazio si sarà 15 e pertanto le aziende si americane si troveranno a pagare questo maggiorazione dei prodotti, per cui li porteranno innanzitutto nel loro stato interno ad un ad un aumento dell’inflazione. e dall’altra parte una difficoltà di esportazione perché loro prezzi di vendita finali saranno più cari. Le ultime due suggestioni, perché abbiamo un paio di minuti, oggi c’è una riunione molto importante della Banca Centrale Europea in cui si deciderà sul taglio dei tassi di interesse. Cosa succederà se li tagliano e cosa se succederà se non li tagliano a noi, cioè nella nostra quotidianità. Ma guarda, questo è proprio quello di cui parlavamo prima, dell’incertezza. Non si sa ci sarà un nuovo taglio di tassi interesse, anzi molti si aspettano una pausa rispetto a quello che la BCE ha fatto nei mesi scorsi e perché c’è incertezza sulla possibile recrudescenza dell’inflazione proprio dettata dall’aumento dei dazzi di cui parlavamo prima. Se ci dovesse essere un’inflazione crescente, noi abbiamo bisogno di tassi di interesse più alti per cercare di combatterla, così come le teorie economiche spiegano. E dal punto di vista naturalmente della della produttività delle aziende italiane, delle famiglie italiane, tutti si aspettano invece la direzione opposta perché diminuire i tassi interessà di non intervenire lasciando appunto invariati questi tassi, cioè dovremo interpretarlo come un segnale di preoccupazione confronti dell’economia europea di stasi non solo nei confronti dell’economia europea, ma anche dell’economia mondiale perché proprio sono tutte interconnesse. ormai non si può parlare di un’economia senza valutare anche quello che succede dall’altra parte dell’Atlantico e rispetto al passato c’è anche tutto il mondo, Cina e India che rappresentano una realtà nuova che prima non esisteva. Daniele, la sua chiusura darà effetti sul tra la BCE e la Fed, questo questa guerra di tassi darà un effetto di cambiamento probabilmente del rapporto euro-doloollaro che probabilmente darà un po’ più di recupero al dollaro. La cosa stranissima, se mi concedi, è che i mercati continuano a correre in maniera straordinaria e continuano a correre non solo sulla scorta di quello che fanno gli investitori istituzionali, ma ci sono tanti investitori privati, soprattutto negli Stati Uniti, siamo arrivati ad una quota del 20-25% che alimentano il mercato e molti dicono siano il popol. vi fa piacere tornate così ci aiutate un po’ a seguire anche i percorsi sia americani che europei. Ringrazio molto Paolo Agnelli, presidente Confimi Industria, Leopoldo Gasbaro, direttore di Wall Street Italia.
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